Categoria: Coaching per i Multipotenziali

Categoria: Coaching per i Multipotenziali

Coaching per i Multipotenziali

Un tema di attualità che ha destato la mia curiosità è dato dalla chiara definizione di persona “MULTIPOTENZIALE”. Per la prima volta, a seguito del TED di Emilie Wapnick e del suo libro “Diventa chi sei”, si è data voce a questa tipologia di persone, senza che si sentano “fuori posto”.

 

Ma chi sono le persone multipotenziali?

Un’intervista alla manager Mir Liponi, Ceo di Satoshi Design, principale voce dei multipod italiani su Instagram, ci aiuta a comprendere meglio le peculiarità di questo tipo di persone.

Anzitutto, prendiamo in analisi svantaggi e vantaggi dell’essere multipotenziale.

Da un lato, chi presenta caratteristiche multipotenziali tende a non sentirsi mai al posto giusto, a temere di non essere compreso, a soffrire particolarmente la noia dopo aver iniziato un percorso, o ad essere soggetto alla cosiddetta sindrome dell’impostore.

L’autrice tiene però a specificare che tali tratti non necessariamente sono presenti sempre tutti insieme e in ciascuno. Dall’altro, questo tipo di persona annovera tra le sue qualità l’apprendimento rapido, il pensiero critico, la capacità di sintesi e di visione d’insieme, l’adattabilità a ruoli diversi, la capacità di reinventarsi, l’originalità data dall’unire concetti, modalità e modelli mentali provenienti da diverse discipline. Nel riconoscersi in questi tratti, positivi e negativi, si potrebbe scoprire di essere una persona multipotenziale. Da ciò dovrebbe derivare un senso di leggerezza e sollievo perché si comprende di non essere “sbagliati” o avere qualcosa da sistemare.

Infatti, sapere che il proprio valore può derivare dalla contaminazione di percorsi, progetti e interessi è una consapevolezza potentissima per essere più sereni e produttivi.

Inoltre, la condivisione con altri multipotenziali si rivela anch’essa potente: sapere che ci sono altre persone che vivono queste sfide e che molto spesso sono persone di successo, aiuta a comprendere che esistono dei role model accanto a noi, ma che non sono presenti nella narrativa tipica della nostra società.

Può capitare anche di sentirsi stretti in questa etichetta o che crei inutili pressioni o aspettative troppo alte, in questo caso è sempre meglio non utilizzarla se non ci apporta vantaggi o senso di leggerezza e ispirazione.

Vediamo ora le caratteristiche che hanno queste persone.

 

I multipotenziali sono:

CURIOSI – Grazie alla curiosità ogni multipotenziale può espandere le proprie conoscenze e abilità, muovendosi in più direzioni.

CREATIVI – sviluppano soluzioni creative grazie alla loro versatilità. Inoltre, sono dei creatori di carriere.

DISCONTINUI – Può essere un difetto, ma è inevitabile quando ci si sposta tra varie attività. Affinché la discontinuità non diventi un circolo vizioso è necessario attribuire un giusto valore alle attività.

AFFAMATI – sono “affamati di vita, di conoscenza e di competenza”. Vogliono conoscere persone dalla diversa professionalità.

TENDENTI ALLA NOIA – si parla molto della tendenza dei multipotenziali ad annoiarsi facilmente. Queste persone raggiungono “la pienezza” quando un determinato tema, disciplina, attività o settore ha soddisfatto alcuni loro bisogni.

DIVERGENTI – seguono un proprio originale percorso che si diversifica nel tempo da tutti gli altri che hanno un punto di partenza comune. Niente percorsi prestabiliti!

CAMALEONTICI – sono in grado di cambiare vestito e adattarsi a nuove situazioni e a nuovi ambiti professionali.

IN MOVIMENTO – sentono fortemente l’esigenza di spostarsi tra varie attività. Questa frenesia non è da confondersi con il multitasking.

RICERCATORI- ESPLORATORI – Sono caratteristiche complementari. La ricerca è esplorativa, finalizzata alla scoperta di nuovi campi del sapere, nuove materie, altri lavori, nuove tecniche e approcci.

 

 

Come si può dedurre, questo modo “frastagliato e non lineare” di intendere la propria professione e la propria vita, si scontra con un mondo che richiede la iperspecializzazione. Il multipotenziale si trova quindi a nuotare controcorrente, sentendosi quasi sempre fuori posto.

Proprio per questi motivi, molti crescono con sensi di colpa e dilemmi da cui nasce la presunta incapacità di scegliere e/o cambiare direzione.

La domanda allora che ci si pone in questo contesto è: il coaching può aiutare questa tipologia di persone?

Come gestire un percorso con queste persone che rischiano ad ogni sessione di cambiare argomento per noia o per la necessità di fare sempre più cose contemporaneamente?

In quasi tutte le lingue del mondo, esiste il corrispettivo dell’espressione “il tuttofare è il maestro del nulla”. Nella realtà il vero multipotenziale andrebbe definito come “sa fare di tutto, ma alcune cose meglio”. Si possono ottenere risultati eccellenti avendo sufficiente competenza in un dato settore unendola alla creatività e alla passione.

Immaginiamo ora di trovarci di fronte ad una persona “multipotenziale” che sia in un momento delicato della sua vita dove stia facendo un lavoro a termine che non le piace e che voglia cambiare direzione.

Sta studiando diverse opzioni, ma più le studia, più ne cerca di nuove per la paura di scegliere. Al contempo, la difficoltà di scegliere diventa sempre più complicata. Si conosce bene e quindi sa che dopo un po’, fare lo stesso lavoro, lo annoia, rimettendo in moto la sua frenesia di cercare ancora.

Come gestire un percorso di coaching con una persona che caratteristiche per fargli esprimere il suo massimo potenziale professionale? Quali strumenti usare nel percorso?

In questi ultimi anni, diversi coach stanno cercando la propria nicchia di clienti rivolgendosi al mondo dei multipotenziali.

Penso che la prima parte del percorso debba focalizzarsi sulla presa di coscienza (consapevolezza) che anche questa tipologia di persona ha un ruolo bene chiaro in questo mondo anche se usa modi diversi rispetto alla maggior parte delle persone per metterlo in pratica.

La prima domanda che la Wapnick suggerisce per valorizzare la multipotenzialità è di partire dalla domanda “Cosa vuoi fare da grande?”. In questo modo scredita l’importanza dell’avere un’unica risposta e quindi un’unica carriera nella propriavita.

Ella sostiene piuttosto il valore di una carriera molteplice. Queste persone non hanno “un’unica vera vocazione” ma “molti interessi e occupazioni creative”.

Riprendendo alcuni degli studi svolti in ambito educativo, il coach dovrebbe aiutare l’individuo a scoprire la propria multipotenzialità, accettarla, condividerla e imparare a gestirla.

Inoltre, il coach dovrà aiutare il coachee a comprendere quale tipo dimutilpotenziale è più in linea con le sue caratteristiche.

Questo a partire dall’organizzazione delle attività e del tempo. L’approccio che propone è quello del coaching con strategie del self help.

Il secondo passaggio del percorso è di contestualizzare questo modo di essere.

Per potere contestualizzare e valorizzare questa caratteristica, è necessario metterla in relazione al contesto sociale, storico e culturale nel quale questo tipo di persona agisce.

 

Questo ricalca tre momenti importanti della vita di un multipotenziale, che sono:

a) la scoperta,

b) la costruzione,

c) la realizzazione.

 

In questo percorso, egli entra in relazione con altre parole e altri temi come le specificità del suo lavoro, la carriera e l’identità professionale, il che lo porta a fare i conti con il proprio presente, le relazioni sociali, il mercato del lavoro e il senso di coerenza verso sé stesso.

Una delle problematiche più evidenti sarà quella di rimanere focalizzati su un singolo argomento secondo una scaletta di interesse che tenga in considerazione i 3 elementi più importanti per un multipotenziale che sono:

I. Il denaro

II. Il senso del proprio lavoro

III. La varietà

 

Molto importante rispetto a questi 3 elementi diventa il “futuro desiderato” anche come possibile selezione delle “porte da tenere aperte” e di quelle “porte da chiudere”, vista l’indole talvolta poco pragmatica e ricca di inventiva.

Per ognuna delle opzioni scelte, va dato un peso in base ai 3 elementi sopra riportati per aiutare la persona a focalizzare le priorità della scelta.

Va tenuto poi in considerazione il numero minimo e massimo di attività che questa persona sarebbe in grado di poter gestire senza andare in ansia e tensione.

Una volta che il multipotenziale è consapevole della ricchezza che ha a disposizione; che ha contestualizzato il suo habitat sociale dove si trova ad operare; del peso dato a tutte le opzioni che propone in termini di denaro, senso del lavoro e varietà; a questo punto non resta che immergersi nella parte del percorso dove si va a scandagliare ogni singola attività.

Dopo un’esplorazione approfondita di ogni singola attività di interesse presa in esame, si andranno a vedere quali siano gli ostacoli e quali gli elementi di supporto, fino ad arrivare alla fase di azione. Una volta arrivati alla fine del percorso, a seconda delle priorità assegnata all’inizio

alla singola attività, bisogna monitorare, prima di analizzare l’attività successiva, se questa abbia mantenuto lo stesso valore nel tempo.

 

A questo proposito quindi un percorso di coaching potrebbe essere il più indicato

per una persona multipotenziale per:

a) Comprendere sé stesso e mettere a fuoco tutte le potenzialità;

b) Padroneggiare le azioni e i tempi

c) Gestire la complessità

d) Utilizzare al meglio il suo set di strumenti

e) Stabilire obiettivi e le relative azioni per raggiungerli singolarmente e poi nel complesso.

 

Un percorso che può aiutare queste persone a credere nei propri talenti e valorizzarli.

 

 

 

Dott. Diego Smanio
Business Developer Manager Professional Coach (Business/Team/Life coach)
Vicenza
d.smanio.dynamis@gmail.com

 

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