Il tempo nel Coaching
Alcuni anni fa, l’azienda per la quale lavoravo come dipendente fu costretta a chiudere. Dopo un primo momento in cui mi sono sentita letteralmente smarrita e spaventata, decido di non lasciarmi abbattere: comincio ad elaborare una via d’uscita. Sono partita da me stessa per individuare come potevo utilizzare sia le mie esperienze in gestione aziendale accumulata in oltre 20 anni di lavoro, sia le mie competenze professionali, non tralasciando anche quelle trasversali. Dopo avere identificato un’area e un target sul quale focalizzarmi, la soluzione scaturisce da sola: lavorare in proprio. Così comincio a studiare il mercato, mi specializzo e avvio la mia attività. In questo percorso di cambiamento il fattore tempo è stato determinante e in alcuni momenti troppo incalzante. Tutto diventava urgente, mi sembrava non avere mai abbastanza tempo per portare a termine ogni cosa, e più cercavo di correre più ne venivo letteralmente travolta, procurandomi disagio e frustrazione, fino a quando individuo un’altra dimensione del tempo, che sicuramente esisteva già ma non ne ero pienamente consapevole.
E’ il tempo dell’istante, della presa di coscienza, dell’illuminazione, della creazione, del qui e ora.
Da quel momento inizio a percepire un nuovo modo di gestire il tempo senza farmi divorare da esso ed entrare in un pieno stato di benessere.
Se per caso dovessimo incontrarci, non domandarmi che ore sono ma semplicemente in quale tempo vivo.
Il tempo nel Coaching
Nella nostra quotidianità il tempo è una componente fondamentale, tutto gira attorno al tempo, viviamo controllando il tempo, la nostra vita è scandita dal tempo.
Ma cos’è il tempo?
Socrate avrebbe risposto che è una pura astrazione mentale umana, in quanto sensazione dell’uomo per lui fortificante benché inesistente.
Nel Coaching il tempo e un elemento caratteristico e viene distinto tra Kronos e Kairos. Anche gli antichi greci avevano queste due parole per il tempo: mentre Kronos si riferisce al tempo cronologico e sequenziale, Kairos significa “un tempo nel mezzo”, un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale “qualcosa” di speciale accade.
L’iconografia del tempo ha origine nella sovrapposizione di queste due divinità anticamente distinte; Kronos è un terrificante titano di smisurato potere che divora i propri figli. Lo possiamo vedere in uno dei dipinti più famosi di Francisco Goya “Saturno che divora i suoi figli” ed è ripresa dal mito greco di Crono, per i romani Saturno. Quest’ultimo, padre di Zeus, regnava sul mondo, ma siccome gli venne predetto che uno dei suoi figli lo avrebbe detronizzato per sostituirsi a lui, prese la decisione di divorarli. Si salvò soltanto Zeus, che avrebbe poi realizzato la profezia.
Ecco in estrema sintesi il mito di Saturno-Crono, che tradizionalmente rappresenta il tempo, ed è proprio questo il significato iconografico dell’opera: il tempo dallo sguardo allucinato in preda ad una foga distruttiva divora le sue creature.
Kairos, invece, è un giovane con le ali ai piedi e sulla schiena, ha una bilancia in mano e un rasoio. Ha dei lunghi capelli davanti e la nuca rasata. Per i romani rappresentava la concezione dell’attimo fuggente del “Carpe Diem” del “Vivi il presente” cioè del godere di quello che la vita ti offre, non conta ieri, non conta domani, conta solo il momento in cui stai vivendo.
Una delle abilità fondamentali del Coach è quella di sapere gestire il Kronos
rispettando il Kairos del Coachee, il tempo necessario verso il cambiamento con la presa di coscienza del presente percepito e del futuro desiderato.
Il Kairos è un tempo diverso che non si esprime né a parole né meccanicamente con gli orologi. E’ il tempo vissuto quello della percezione, quello che dipende dagli stati d’animo, dai sentimenti.
Mentre il Coach gestisce il tempo della sessione il Coachee gestisce il suo Kairos e in questa dimensione la mente si ferma si dilata e gode appieno dell’istante presente.
Quello che molti di noi trovano difficile è fermarsi per un breve istante e sostare in uno spazio/tempo diverso da quello vissuto ogni giorno.
La relazione con il Coach aiuta ad entrare in questa dimensione e a poco a poco assume la funzione di un rituale dove poter vivere uno spazio senza pressioni, sottratto dai doveri del mondo esterno, attraverso la sua narrazione.
Il Coach ascolta, fa domande, utilizza le parafrasi e i feedback; il Coachee riflette, elabora i suoi comportamenti, immagina diversi scenari, rivaluta risorse interne assopite, si assume la responsabilità del proprio agire e pensare. Inizia il processo di maturazione nella consapevolezza.
Il tempo e la narrazione
Attraverso la consapevolezza il Coachee sviluppa il suo potenziale e il racconto diventa lo strumento principale per l’avvio alla conoscenza di sé.
Una relazione di coaching diventa efficace nella misura in cui il Coachee compie un vero e proprio cammino alla scoperta di se stesso.
Il linguista e antropologo Vladimir Propp in “Morfologia della Fiaba” individua numerose somiglianze tra le fiabe e i racconti di vari paesi ed epoche diverse. Propp collega alcuni elementi che secondo lo studioso sono riconoscibili a rituali di iniziazione come nei popoli primitivi celebrando il passaggio della pubertà all’età adulta.
Come per Propp il racconto è parte integrante del rito di iniziazione, nel coaching la narrazione diventa il punto di partenza del Coachee.
Il racconto che ne scaturisce rappresenta per il Coachee un importante momento di concettualizzazione degli ostacoli e delle opportunità nella sua storia passata, presente e futura.
Attraverso una presa di coscienza potrà esplorare la propria storia in un ottica che gli consente il primo passo verso la cura di sé.
E’ il tempo della narrazione.
Il Coachee nel suo Kairos, ha scoperto un luogo dove dialogare e narrarsi e attraverso il racconto ha anche sperimentato un utilizzo diverso del suo tempo, meno pressante, meno esigente in termini di aspettative o produttività.
Si è, inoltre, dato il permesso di sperimentare momenti fatti di silenzi, di presa di coscienza delle proprie emozioni dei propri pensieri e immagini.
Il tempo e il Flow
Dall’allenamento delle potenzialità allo stato di flusso o Flow.
Con la narrazione avviene l’alleanza di lavoro tra Coach e Coachee e la relazione facilitante prosegue con l’elaborazione del presente percepito e futuro desiderato.
Lo scopo fondamentale di questa fase è di rendere consapevole il Coachee delle proprie potenzialità sia quelle già conosciute sia quelle ancora da scoprire.
Abbiamo visto come la conoscenza di sé è il passaggio fondamentale nel processo di cambiamento ma anche uno dei passaggi per arrivare a raggiungere la propria felicità.
Martin Seligman direttore del centro di Psicologia Positiva descrive tre diversi tipi di felicità:
La vita felice che deriva da emozioni positive
La vita felice che deriva dalle esperienze ottimali
La vita felice piena di significato
Nella vita felice che deriva dalla nostre esperienze ottimali si raggiunge la felicità attraverso quello che viene definito lo stato di Flow o di “esperienza ottimale”.
E’ considerato uno dei vissuti più intensi, magici e incredibili che l’uomo possa conoscere.
Lo stato di Flow o flusso è strettamente legato a quelle esperienze nelle quali la prestazione è al massimo portando lo stato d’animo della persona in condizione di benessere totale.
Secondo Seligman una delle premesse fondamentali per fare esperienze ottimali è quella di conoscere bene i punti di forza e le attitudini personali ossia le proprie potenzialità e saperle adattare in modo da poterle utilizzare nella propria vita.
Queste attività che coinvolgono pienamente una persona possono portarla letteralmente ad uno stato di felicità.
Durante lo stato di Flow, ogni problema, ogni preoccupazione, ogni stress sparisce, non esiste la fame o la sete, la nostra identità si dissolve. Lo stato di Flow ci porta in un mondo parallelo dove esistiamo come esperienza di energia creativa in evoluzione.
In questa dimensione si ha una distorsione del tempo, si altera la percezione non ci si rende conto del suo scorrere.
Anche in questa situazione si può dire che abbiamo abbandonato il Kronos per lasciarci trasportare nel Kairos.
Mihaly Csikszentimihaly, un altro dei padri della psicologia positiva, afferma che tale stato e caratterizzato da 7 condizioni:
– Concentrazione intensa, essere completamente concentrati in ciò che stiamo facendo.
-Sensazione di estasi.
-Obiettivi chiari.
-Bilanciamento tra sfida e capacità, sapere con chiarezza il livello di difficoltà di ciò che stiamo facendo e sapere come farlo.
-Senso di serenità, assenza di preoccupazioni.
-Distorsione del senso del tempo, non ci si rende conto dello scorrere del tempo
-Motivazione Intrinseca- fare quell’attività per il gusto di farlo.
Nel film “La forza del campione” tratto dal libro “La Via del Guerriero di Pace” di Dan Millman, narra la storia realmente accaduta di un ginnasta che mentre si sta preparando alle olimpiadi ha un grave incidente motociclistico. I medici decretano la fine della sua carriera sportiva, ma lui scopre come superare i suoi limiti nella vita e nello sport.
In questa parte di video che vi propongo, Dan il protagonista, sta eseguendo il suo esercizio ed entra nel suo stato di flusso. I 7 punti sopra elencati si possono ritrovare tutti e il risultato parla da solo.
Il tempo: passato, presente, futuro, dove sta la felicità?
Riprendiamo il concetto di tempo, non solo nella sua accezione oggettiva, ma nella sua componente soggettiva.
Philip Zimbardo prescrive invece un approccio “salutare” allo scorrere del tempo e ci introduce al concetto della prospettiva temporale.
La prospettiva temporale è lo studio di come gli individui dividono il fluire dell’esperienza umana in zone e categorie temporali, ed è un processo automatico e inconscio. Le categorie sono influenzate da caratteristiche personali, dalle condizioni sociali, culturali, religiose, ecc.
Le prospettive temporali possono influenzare le nostre scelte e i comportamenti arrivando a portarci ad agire con conseguenze per noi negative.
Che cosa determina ogni azione intrapresa?
Quando si prende una decisione essa sarà la base di una successiva azione. Per alcuni conta solo l’immediato, cosa stanno facendo gli altri e quali sono le loro sensazioni in quel momento e chiaramente le persone che prendono decisioni in questo modo sono persone orientate al presente perché il loro focus e su ciò che è adesso.
Per altri la stessa situazione potrebbe assomigliare a qualcosa di già vissuto e le loro decisioni sono basate sul ricordo di situazione passate. Le chiameremo
persone orientate al passato.
Per altri ancora non è una questione di presente e passato conta solo il futuro. Il loro focus è sull’anticipazione delle conseguenze. Analisi costi e benefici. Quindi il paradosso del tempo, dice Zimbardo, è qualcosa che influenza ogni nostra singola decisione e di cui siamo totalmente all’oscuro, nello specifico quando sposiamo una di queste prospettive distorte.
E necessario essere fortemente orientati al passato positivo, moderatamente al futuro e moderatamente edonisti del presente. Sempre poco orientati al passato negativo e al fatalismo del presente.
Quindi il mix temporale ottimale è costituito da ciò che deriva
dal passato positivo (le nostre radici, le la nostra famiglia, l’identità noi stessi, i posti, la gente) più ciò che ci aspettiamo dal futuro (costituisce le nostre ali per affrontare nuove destinazioni, nuove sfide) e ciò che otteniamo dal presente edonista ( l’energia per esplorare noi stessi).
Queste ricerche ci hanno rilevato quindi che è importante imparare ad alternare le prospettive temporali eliminando le tendenze negative e privilegiare quelle positive.
Questi principi possono diventare un ottima guida nell’allenamento della cura del sé del Coachee in quanto può trovare la sua vera dimensione temporale in un giusto equilibrio tra Kairos e Kronos e prendere veramente parte a quello che ci accade o che si sta facendo in modo consapevole e vivere una vita più felice.
Conclusione
Concludendo, in questa tesi ho cercato di analizzare il concetto di TEMPO all’interno della relazione facilitante tra Coach e Coachee. Il tempo diventa quindi lo scenario dove avviene il processo di crescita del modello C.A.R.E.® Un corretto bilanciamento del Kronos e del Kairos diventa per il Coachee un’ importante momento di allenamento mentale nel percorso della sua Consapevolezza con l’opportunità di acquisire un forte Autoderminazione e ruolo di Responsabilità nel raggiungere i propri obiettivi di cambiamento e al raggiungimento della felicità, attraverso l’autorealizzazione virtuosa, definita dagli antichi greci con il termine Eudaimonia.
Stefania Zacchiroli
Trainer & Professional Coach
Bazzano – Bologna
essezetastudio@gmail.com
Nota: C.A.R.E.® Coaching è un concetto di proprietà intellettuale della Scuola INCOACHING e C.A.R.E.® è un marchio registrato a livello internazionale da INCOACHING Srl.
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