Pongo e Mango
Pongo e Mango hanno la tuta dei supereroi. Hanno la giusta convinzione di poter avere i superpoteri. Sono nell’età del sogno. Sono nell’età di un futuro desiderato non ancora chiaro, ma sfocato, bello proprio per questo, tutto da definire. Vivono in una grande pianura, tra corsi d’acqua e le prime montagne, prima delle terre fredde, da una parte, prima di quelle umide e calde dall’altra.
Pongo è il più grande, scuro di capelli, muscoloso. Mango è il fratello minore, biondo, più chiaro di carnagione, smilzo. Sono potenza e agilità, questo sì, lo hanno capito, ma ciò non gli basta per vedere oggi quale potrà essere il loro ruolo, lì nella grande pianura, o altrove.
Il grande portale dal quale i supereroi vengono lanciati per le loro missioni di vita si avvicina. Tra qualche anno spetterà a Pongo, poi a ruota a Mango. Avranno le abilità di un veggente? O quelle di un supercalcolatore intergalattico? Fermeranno il fuoco con un getto di acqua ghiacciata? Apriranno le montagne con la forza delle mani? Lanceranno fasci di luce magnetica dagli occhi? Non lo sanno. Hanno però ricevuto in dote la tuta che raffigura sul petto una ghianda, il massimo riconoscimento per i figli di questa terra, così ricca di risorse, persone, relazioni, opportunità. E da qui potranno partire.
In questi tempi tutti cercano di vedere il futuro da una fessura posta nel tronco della più grande quercia che si incontra prima del ponte levatoio, che separa i giovani dal grande portale.
È lì, proprio lì dietro quella quercia, che si trova una scala a pioli, che s’aggroviglia attorno al tronco imponente, fin là, su, dove i rami e le foglie cedono al volo dei desideri. Quelle scale non le prendono tutti, ma sono lì. Ci sarà un motivo, no? Pochi ne parlano, anzi, in molti sono convinti che siano un’inutile strada da percorre. Pongo e Mango, capitano lì con le loro biciclette e, un piede alla volta, cominciano a salire.
1. Aver cura di sé
Ad un’altezza di un paio di metri dall’inizio di quell’arrampicata c’è una piccola porta che conduce all’interno del grande albero. Pongo la spinge. Appoggiato su uno sgabello i due trovano un piccolo taccuino. Lo aprono e vi leggono: “Benvenuti nel vostro percorso; se siete qui significa che avete deciso di iniziare ad impegnarvi per comprendere appieno il vostro futuro desiderato, utilizzando le vostre potenzialità, in modo naturale, attraverso attività che vi gratifichino, che esaltino i vostri talenti e le vostre abilità. Conoscere sé stessi e avere cura di sé sono attività quotidiane per continuare ad esplorare il presente in cui vi trovate e il futuro che desiderate. La conoscenza e la cura di sé stessi rappresentano il primo insegnamento che la scala attorno a questa quercia vi può lasciare: se non riuscirete a trovare dentro di voi quello che cercate, non potrete trovarlo nemmeno fuori. Domandatevi: se ignorate le meraviglie della vostra personalità, come potrete trovare quelle che saranno offerte lungo il percorso della vostra vita, lungo il vostro viaggio? Perciò, prendetevi sempre cura di voi stessi, chiedendovi innanzitutto: cosa significa aver cura di sé stessi? Ci sono molti modi, li potrete scegliere se vorrete. Sarà nel tempo che vi dedicherete che apprezzerete pratiche come la riflessione, la lettura, la scrittura, magari il disegno e la pittura, il calcolo, il viaggio, chissà forse l’allenamento del vostro corpo, o la meditazione, la musica, o la preghiera… lo sceglierete. Se volete proseguire ad autorealizzare la vostra felicità, chiudete questo quaderno, lasciatelo ai prossimi giovani che passeranno di qui e proseguite nella salita.”
2. La felicità
Pongo e Mango si guardano, sorridono e capiscono che ai piani superiori ci sarebbero state altre piacevoli sorprese. Salgono velocemente attorno al tronco e a un metro di altezza al di sopra della prima porta trovano la seconda. È Mango che la apre per primo. Nella cavità illuminata da numerose candele trovano tre specchi appesi alle pareti, tutti intitolati sul bordo inferiore della cornice “Siate felici”.
I due si specchiano con qualche timore nel primo e senza credervi si vedono abbracciati da molte persone, amici, legami positivi e duraturi, persone loro vicine che li incoraggiano e gli sorridono. Nel secondo si ritrovano in operosi ambienti di lavoro, attorniati da collaboratori che li stimano, si vedono impegnati, grandi conoscitori del loro ambito, sperimentano e si sentono molto capaci. Nell’ultimo specchio si vedono in un futuro ormai vicino sicuri delle loro capacità, in grado di scegliere in autonomia.
“Essere immersi da persone amorevoli, essere capaci e stimati, avere la possibilità e l’autonomia di scegliere. Che bello sarebbe” pensano. “Quanto saremo felici?” si chiedono “Cosa ci stanno dicendo questi tre specchi? Come raggiungeremo la felicità?”.
Le candele a quel punto si spengono e la porta di ingresso si riapre, mostrando ai due i prossimi gradini da percorrere.
3. Il talento
Ancora un paio di metri in salita, il tronco comincia ad assottigliarsi rispetto alla base, ma è ancora sufficientemente imponente per presentare una terza porta. Entrano di corsa e qui trovano una stanza rivestita di ghiande, quasi fosse una preziosa tappezzeria in bassorilievo, ghiande uguali a quelle che ognuno di loro ha sul petto, impresse su quella tuta da supereroi che gli hanno indossato fin dalla loro nascita. È Pongo che ne tocca una, avvicinando la mano alla parete. Si illumina, poi si fa trasparente, all’interno una sorta di spirito, dispensatore di facoltà soprannaturali. Mango ne tocca un’altra, più bassa, alla portata dei suoi occhi. Anche questa si attiva, anche in questa l’immagine di un altro spirito, diverso, ma ugualmente potente. Pongo e Mango iniziano a correre all’interno della stanza circolare e con le mani toccano tutte le ghiande che possono, quelle basse fin sul pavimento, quelle alte fin sul soffitto. È una corsa eccitante, che continua finché tutti gli spiriti sono stati chiamati. È il più vecchio di loro che, uscendo dalla propria ghianda, parla ai due giovani: “Sono qui rinchiusi tutti i talenti dei vostri antenati. Ognuno degli spiriti che avete attivato era il talento più importante di un vostro caro predecessore. Il talento, o ghianda, lo possedete anche voi.” Mentre i due si guardavano il petto stiracchiando la loro tutina attillata per ammirare meglio la loro ghianda, lo spirito anziano continua: “Quando una persona capisce la sua vera vocazione, si trova pienamente motivata a porla in essere, nonostante gli ostacoli della vita. Tutti vengono al mondo con al proprio interno un talento, che come una ghianda, se coltivato, potrà diventare una grande quercia, come quella in cui vi trovate ora”.
“Siate umili e aperti agli altri in ogni momento che vivrete”, concude lo spirito. “La sensazione che proverete quando vi aprirete umilmente agli altri sarà quella che vi permetterà di porvi e di porre in maniera corretta le domande che vi serviranno. Non cedete alla pericolosa attrattiva del motto “presto è meglio”. E domandatevi: come potrete allenarvi a chiedere, indagare e riflettere?”
4. L’ottimismo
Sbalorditi da quell’apparizione Pongo e Mango riprendono la salita, tra gli ostacoli dei rami che si fanno più fitti rispetto ai piani inferiori. La quarta porta è già aperta. È la porta dalla quale poter scorgere una donna ben curata, semplice, sorridente. Quante cose vorrebbero sapere i due di quella donna. Quante cose non sanno ancora. Coltivano però il dubbio di scoprirle. “Mi chiamo Positività, come posso esservi d’aiuto?”, chiede la donna con tono soave. “Siete stati molto bravi ad essere arrivati fin qui. Avete stoffa” prosegue, invitandoli a sedersi nel suo studio, piccolo ma ben curato.
“Se siete qui è perché avete già visitato la stanza dei talenti”, dice la donna rammentando un tessuto che tiene arrotolato sulle ginocchia. Con un cenno della testa i due giovani annuiscono. “Non temete”, prosegue Positivià, “so che siete ancora sulla via della scoperta del vostro talento”.
“Chiedetevi, tuttavia: se manca il desiderio il mio talento mi porterà al successo? La motivazione potrà anche sostituire abilità a volte inadeguate? Il successo implica la persistenza, ovvero l’abilità di non arrendersi al fallimento. Vi regalo perciò questa stoffa, troverete sopra ricamate dalle mie mani tre parole che vi serviranno per coltivare il vostro talento”. Pongo e Mango inchinandosi in segno di gratitudine aprono la lunga stoffa e leggono le tre parole che Positività aveva appena donato loro: “attitudine, motivazione e ottimismo.” “Essere ottimisti”, salutandoli e accomiatandoli sull’uscio della porta, “vi permetterà di occuparvi delle vostre potenzialità e curare gli aspetti migliori della vita, una vita piena di significati”.
La porta si chiude bruscamente con un colpo di vento. Di quel volto e quel sorriso rimangono solo le parole udite e quelle ricamate sulla stoffa.
5. Le potenzialità
La quinta porta non è molto distante. Qui è più difficile entrare, sulla porta ci sono sei serrature e campeggia una scritta scolpita nel legno: “le virtù”.
“Sono le caratteristiche positive di voi uomini”, sussurra un falco appoggiato sul ramo che da quel punto parte per arrivare al cielo. “Sono i punti di forza del carattere che possono rendere le vostre vite felici ed appagate”. I due giovani supereroi ancora non capiscono. “Giustizia, umanità, saggezza, temperanza, trascendenza, coraggio; ognuna di queste serrature è una virtù”, prosegue il falco. “Queste virtù si manifesteranno a voi attraverso le vostre personali potenzialità, che contribuiranno alla realizzazione di una vita felice per voi stessi e per le persone che vi circonderanno”.
Non ci sono chiavi da nessuna parte. Quelle serrature non si possono aprire. “Come possiamo fare?” si chiedono Pongo e Mango. “Siete solo all’inizio”, sussurra il falco. “L’augurio che vi faccio è che durante il vostro cammino di vita possiate cercare e trovare le vostre potenzialità”. “Io, per esempio, ho scoperto di avere un sentimento di appartenenza molto forte alla mia specie, di cui sono orgogliosamente rappresentante. Sono molto protettivo nei confronti della mia famiglia. Le altezze e le velocità che raggiungo mi hanno permesso di sviluppare prospettiva e lungimiranza. Ho un forte autocontrollo, i venti e le correnti altrimenti mi risucchierebbero verso il basso e mi schianterebbero a terra. Sono vigoroso, mai domo e stanco di mostrare la mia vitalità”.
“Quante cose!” esclama Mango. “Beh, vi ho elencato le mie cinque potenzialità”, risponde il falco. “Anche voi, se guardate dentro voi stessi ne troverete altrettante. Come potranno diventare, assieme al talento, i vostri poteri? Saranno i tratti del vostro carattere, ma andranno rilevate e coltivate, sempre, instancabilmente! Lo capirete all’ultimo piano.”
Il falco si volta e si lancia in picchiata, poi improvvisamente apre le sue ali per riprendere quota, sempre più in alto, sempre più lontano.
6. L’allenamento
La porta rimane chiusa. Lo sconforto per quella tappa fa venire il dubbio ad entrambi se proseguire o meno. Sono alcuni oggetti, intravisti da Pongo sui primi scalini di risalita dopo la quinta tappa, a fare in modo che i due ripartano. Trovano una fascia elastica, un bilanciere con dei pesi, una palla, un fischietto, un evidenziatore, un pallottoliere, un manuale, dei libri, un paio di scarpe da corsa, una calcolatrice e via via salendo altri oggetti. Arrivano davanti a una grande porta vetrata, sulla quale una scritta adesiva riporta la parola “La Palestra del Cervello”. All’interno enormi stanze piene di attrezzi, tappeti, ma anche libri, tecnigrafi, computer, macchinari con complicatissimi ingranaggi, alcuni robot silenti, banchi da lavoro il cui accesso è consentito solo ad esperti muniti di tessera magnetica. Uno spazio infinito, lo percorrono tutto per poi chiedersi come fosse possibile che all’interno di quel tronco, nella sua sommità, in quello spazio che dall’esterno dava la sensazione di poter essere solo un pianerottolo di pochi metri, ci potesse essere un laboratorio così grande e così ben attrezzato. Alcuni passi sul pavimento di linoleum lucido annunciano l’arrivo di qualcuno. Si voltano e vedono sempre più definita la figura di un uomo in tuta. Sulla parte anteriore, di fianco alla zip, una scritta in stampatello: “COACH”. Ha i capelli bianchi ben ordinati, un baffo da marinaio curato, occhiali da vista appesi con una cordicella al collo.
Serio ma accogliente, li prende sottobraccio accompagnandoli al tavolo dove si può sottoscrivere l’abbonamento mensile o acquistare il carnet di ingressi. Consegna a loro un modulo. L’intestazione recita: “Benvenuti nella palestra dove allenarsi a sconfiggere la trappola del talento”.
“Scrivete sul modulo le vostre generalità”, spiega, “ma prima lasciate che vi spieghi bene il senso di quello che state vivendo salendo questo maestoso albero della vita.”
Il coach inizia dunque un lungo racconto. Ha cura di spiegare bene a Pongo e Mango cosa gli sarebbe accaduto di vivere, qualora avessero poi deciso di iniziare un percorso di vita virtuoso, secondo gli insegnamenti ricevuti.
“Avete qui compreso che avere cura di sé stessi è una pratica quotidiana necessaria. Avete compreso come la felicità vi potrà accompagnare. Troverete il vostro talento. Troverete le vostre potenzialità. Lo spero e me lo auguro. E sarà un bell’inizio. Perché fare ciò che vi piace, ciò che vi rende felici e per il quale vi sentite attratti e portati è il modo per restare connessi senza fatica alla vostra professione. Sarete in un flusso di determinazione se quello che farete vi piacerà. Perciò scegliete liberamente di realizzare i vostri sogni e portateli avanti con ottimismo e motivazione. Esplorate fino in fondo tutte le possibilità che avrete e quelle che vorrete. È meglio trascorrere molto tempo a trovare la giusta risposta attraverso le domande, piuttosto che passare immediatamente all’azione, perché il nocciolo del problema potrebbe sfuggirvi. Sarà importante il vostro talento naturale, ma come in una palestra, sarà ugualmente importante la pratica deliberata che farete per allenarlo. L’esercizio, l’allenamento, sono i veri motori delle prestazioni eccezionali. I grandi talenti si dedicano in modo ossessivo al loro lavoro. Diventare un’eccellenza assoluta nel proprio campo richiede un grande investimento. È il duro lavoro a fare di ognuno di noi un supereroe. L’allenamento, l’impiego costante delle proprie competenze attraverso un esercizio mirato e persistente sono il contesto ottimale per accrescere il proprio talento. È questo il significato di questa grandissima palestra per la mente in cui siete ora entrati”.
“Non c’è alcuna magia che si possa fare perché il successo arrivi. Anche la realizzazione di un piccolo desiderio ha sempre un costo”.
“Ho una buona notizia per voi”, conclude il Coach, “quel successo lo si può ottenere. Bisogna essere disposti ad allenarsi perché accada. La porta di questa grande palestra-laboratorio è sempre aperta. Cercate nei luoghi della vostra vita (famiglia, scuola, sport, amici) chi vi può supportare a questo costante allenamento per la realizzazione dei vostri talenti. Sfidate il vostro intelletto con creatività e punti di vista diversi da quelli dei vostri maestri. Ci sono molteplici vie per giungere alla soluzione giusta. Allenatevi domandandovi: quali? Qui, da me, potrete tornare quando vorrete.”
Improvvisamente quell’uomo in tuta sparisce, sul bancone della palestra restano un paio di fogli. Uno per Pongo e uno per Mango. Sopra, stampate, le seguenti istruzioni.
“Poniti ogni volta che vorrai e che ne sentirai il bisogno alcune domande sui tuoi obiettivi, le tue risorse e i tuoi sogni. Conserva i fogli con le risposte in un cassetto. Quando vorrai, rileggi le domande e le risposte. Può essere un aiuto. Resta sempre in contatto con le tue emozioni. Scegli tu cosa vorrai dalla tua vita. Fallo con consapevolezza e ottimismo. Io ci sarò. Buon viaggio. Papà.”
7. L’errore
Pongo e Mango escono dalla palestra con quei fogli in mano e si ritrovarono inspiegabilmente alla base della quercia, vicino alle biciclette lasciate la mattina!
“Imparerete a cadere”. Una voce cattura la loro attenzione. Si girano per scoprire il falco appollaiato su una piccola palla di fieno. “Non crediate che andrà tutto sempre bene”, prosegue il rapace. “Le sconfitte, gli errori, portano con sé la fallibilità e vi faranno scoprire la fragilità e la vulnerabilità. Siate supereroi nello spirito, siate umani nella vostra anima. Percepirsi fragili dà un valore straordinario alle imprese più importanti che raggiungerete e incrementerà la solidità e il vostro valore. L’errore può essere vissuto come risorsa. Quando accadrà provate a chiedervi: Cosa ho scoperto in più oggi di me?”
“Io, per esempio, oggi ho capito di aver mal calcolato alcune correnti. E sono caduto. Domani non accadrà. E questo è il bello di questo errore, che non è per niente una disfatta, e mai lo sarà”.
Ai miei figli: Pongo (Pietro) e Mango (Matteo)
Giacomo Tomezzoli
Chief Innovation Officer | Coach professionista
gtomezzoli@gmail.com
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