Categoria: Diventa un esperto di te stesso

Categoria: Diventa un esperto di te stesso

Diventa un esperto di te stesso

DISTINGUERSI O ESTINGUERSI
Al tempo di internet e di un’economia super-connessa, chiunque, anche se vive dall’altro lato del mondo, può venire a farci concorrenza “a casa nostra”. Ad esempio, a un coach australiano basta un pc e una connessione internet per fare una sessione di coaching con un cliente italiano (che la faccia in italiano o in inglese). Allo stesso modo un coach italiano può fare una sessione con clienti che vivono ai quattro angoli del mondo: basta parlare inglese.

Conclusione: non ci sono mai state così tante opportunità come oggi per fare business. Ma, per le stessa ragione, non c’è mai stata così tanta competizione. Non è mai stato così facile far arrivare la nostra voce (la nostra offerta, prodotto, servizio) a così tante persone nel mondo. Ma, per la stessa ragione, non è mai stato così difficile “farci sentire” in un mondo così saturo di offerte apparentemente simili alla nostra. E sovraccarico di comunicazioni e proposte relative al nostro prodotto o servizio. Il rumore di fondo, là fuori, è assordante…

Bastano pochi minuti passati su Google per averne la conferma. Anche per il mondo del coaching. Ecco alcuni risultati ottenuti inserendo nella barra del motore di ricerca alcune parole chiave….

“coaching”: 259.000.000 risultati (milioni!)
“business coaching”: 16.100.000 risultati
“life coaching”: 9.760.000 risultati

Ma anche restringendo la ricerca, ad esempio alla sola città di Milano, le cose non vanno molto meglio

“coach milano”: 14.800.000 risultati

Il cliente (cioè il potenziale coachee) che vive a Milano e si mette in cerca di un coach, perché sente di averne bisogno, si trova davanti quasi 15 milioni di possibilità! Non vorrei essere lui… E anche restringendo il campo in termini tematici, la musica non cambia:

“coaching e stress”: 17.900.000 risultati
“coaching e adolescenti”: 555.000 risultati

Ma il problema è grosso anche per chi sta dall’altra parte, cioè il coach. Come fa a farsi trovare in mezzo a questo affollamento?
Come fa a far percepire una differenza fra lui e gli altri coach con cui è in concorrenza?

L’utente pensa: “Perché dovrei scegliere te? Per favore, dimmelo! Che cosa mi offri di diverso dagli altri coach? Come me lo offri? C’è un tema specifico su cui sei più forte? Qual è la tua visione del mondo?” Domande che spesso non trovano risposta: l’utente legge “business coach”, oppure “life coach”, definizioni molto generiche e un po’ astratte per lui, che gli dicono poco. Troviamo le credenziali del professionista, un cv con i suoi diplomi e certificati, una serie di clienti per cui ha lavorato. A volte viene offerto “un processo” con un nome originale. Oppure “un metodo” con un nome suggestivo. Fine. Tutto piuttosto asettico e razionale. Niente che faccia “battere il cuore” al potenziale coachee, niente che lo aiuti a “risuonare” con il mondo del coach, che gli faccia sentire un’affinità (o non affinità) con lui.

Una considerazione – Sempre di più oggi le persone non scelgono solo sulla base di informazioni razionali (caratteristiche di prodotto/servizio/consulenza). Le persone, sempre più informate, evolute ed esigenti, oggi scelgono aziende, prodotti e servizi, consulenti, anche sulla base dei valori e della visione che stanno dietro quell’azienda o quel consulente, i suoi prodotti, le sue proposte. E questo, a maggior ragione, vale quando si sceglie un coach: cioè una persona alla quale ci apriremo completamente, condividendo un percorso di sviluppo delicato e intimo.

Conclusione – Oggi fra le competenze di un coach che voglia crearsi un mercato (se per lui il coaching non è un hobby ma una professione di cui vivere) è necessario che ci sia anche la capacità di trovarsi un “posizionamento” e una “comunicazione” chiari, riconoscibili, differenzianti (dai concorrenti) e rilevanti (per il pubblico). Questo aiuterà il coach ad essere più focalizzato e a trovare più facilmente il suo mercato, cioè il suo pubblico d’elezione. E, nello stesso tempo, questo aiuterà il pubblico dei suoi potenziali clienti a trovare più velocemente “il proprio coach”, cioè qualcuno in cui riconoscersi e affidarsi.
Perché questo accada, i futuri coach dovranno innanzitutto avere la capacità di connettersi profondamente con se stessi per capire quali sono gli elementi specifici e unici che riguardano:

  1. loro stessi come esseri umani e quello che hanno da offrire ad altri esseri umani
  2. la loro proposta al mercato e la sua “originalità”
  3. il loro modo specifico di comunicare se stessi e di muoversi sul palcoscenico professionale

BRAND ME
La mia proposta è creare un workshop successivo alla formazione classica di coaching. Un’esperienza di esplorazione personale che, attraverso esercizi analitici, esercizi proiettivi, questionari, discussioni in aula, attività artistico-visive, piani di azione… condurrà il futuro coach in un viaggio dentro di sé alla ricerca della fonte della sua motivazione profonda a fare il coach (una cosa spesso indagata solo superficialmente). La persona sarà aiutata a esplicitare questa motivazione/ visione di sé. E infine supportata nel capire come comunicarla in modo efficace al suo pubblico di riferimento.

Diamo qui una sintesi del percorso che può essere offerto in aula, nei suoi passaggi di “senso”. Le “grandi domande” che stanno a monte di tutto, sono queste:

Chi sono? Cosa ho da offrire veramente agli altri? Perché lo faccio? Che cosa mi spinge? Quale impatto voglio avere sul mondo? A chi interessa davvero quello che ho da offrire? E quindi, su quali persone in particolare voglio avere un impatto?

Come si vede, si tratta di una ricerca a livello d’identità del coach: o meglio, della persona che c’è dietro il ruolo del coach, dell’essere umano che indosserà il vestito del coach. Un’esplorazione non solo di tutto quello che lui sa, ma di tutto quello che lui è. Perché proprio questa sarà la benzina e il motore della sua “offerta” specifica e originale.

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Se dovessimo esprimerci in termini di marketing, diremmo che il coach ha bisogno di diventare un “brand” riconoscibile sul mercato e, prima possibile, riconosciuto.
Il questa logica, gli step di riflessione fondamentali per costruire il proprio brand si possono articolare attraverso queste domande:

Brand Values – Da quali valori scaturisce la mia “ideologia”, cioè il mio modo personale di vedere la vita e il mio modo di agire nel mondo?
Brand Vision – Che tipo di mondo voglio contribuire realizzare? E quindi, in quale area critica della vita delle persone voglio intervenire con la mia attività di coach?
Brand Target – Nella vita di quali persone, in particolare, voglio intervenire con la mia attività di coach? (esempi di target: teen-ager, artisti, sportivi, militari, creativi, neo-pensionati all’inizio di un nuovo ciclo di vita, ecc)
Brand Mission – Quale cambiamento voglio produrre nella vita delle persone individuate come mio target?
Brand Identity – Chi sono io/cosa sono io per poter realizzare la mia missione? Cioè su quali competenze, attitudini, talenti, risorse, esperienze posso contare per compiere la mia missione? Per renderla credibile agli occhi del mio pubblico? (oltre che ai miei stessi occhi)

Si tratta di un lavoro generativo perché costringe il coach ad innalzare il proprio livello di C.A.R.E.®. Cioè un lavoro che lo porta ad aumentare il suo livello di consapevolezza di sé; a favorire, nel lungo periodo, l’auto- realizzazione autentica della sua persona; ad assumere più responsabilità verso la sua scelta di fare il coach, indagandone le radici profonde; e, ancora di più, a realizzare l’eudamonia: infatti, indagando i propri punti di forza ed esplorando la propria “vocazione” e mettendoli al servizio del suo lavoro, il coach farà fiorire davvero il suo talento e realizzerà molto più facilmente la propria “vocazione” (cioè il proprio daimon).

2Per di più, visto che il coach lavorerà un giorno per innalzare il C.A.R.E.® dei suoi futuri coachee, è evidente che deve fare lui stesso, innanzitutto, questo stesso lavoro su di sé! Così capirà meglio cosa significa, per i suoi futuri clienti, tirar fuori e usare davvero i propri specifici talenti. E questo innalzerà ulteriormente la consapevolezza del coach sul proprio lavoro.

Fino a qui abbiamo parlato di una riflessione sull’identità del coach (il “gioco interno” del coach). Ma dobbiamo occuparci anche di quale sarà la sua offerta specifica, quale sarà il suo pubblico di riferimento, quale sarà la sua comunicazione (elementi che hanno a che fare con il “gioco esterno” del coach). Anche in questo caso tratteggiamo gli step principali del lavoro da fare durante il workshop, per mettere a fuoco il proprio personal brand, attraverso due gruppi di domande:

Offerta – Domande chiave
Ci sono temi specifici su cui mi posso “specializzare” per produrre il cambiamento che voglio avere sulla vita del mio focus-target?

Quali sono i “prodotti” che offro per avere un impatto trasformativo sulla vita di queste persone? Coaching one-to-one, group coaching, conferenze, formazione, libri, audio-libri, video, ecc.
In cosa sono diversi da quelli della concorrenza?
Attraverso quali benefici i miei prodotti/servizi/consulenze permettono di realizzare la missione del brand? (cioè la mia missione personale di coach?)

Comunicazione – Domande chiave
Come comunico il mio personal-brand? Sia online che offline? Con quali azioni e attività? C’è coerenza fra tutti questi livelli di comunicazione?
Come comunico e promuovo i mie prodotti/servizi/consulenze? Con quali azioni e attività? Hanno lo stesso linguaggio e tono di voce?

C’è un modo diverso/originale di farlo rispetto a quello che fanno gli altri coach?
Qual è la mia “personalità”? Sono un coach “tecnico”? Sono un umanista? Sono un motivatore? Sono un coach “energetico”? Sono un coach creativo? Risuono sulle dimensioni spirituali? (e così via). La mia “voce”, in tutti i tipi di comunicazione che agisco, è coerente con questa mia personalità?
In sintesi: quello che faccio, come lo faccio, come lo comunico, sono la manifestazione della mia “cifra” di persona e di coach? Come faccio a rendere questa cifra riconoscibile e percepita dal mercato?

Conclusione – Brand, Offerta, Comunicazione: sono elementi di differenziazione del coach e del suo business. Aumentare la propria consapevolezza e focus su questi elementi è importante: perché, nel fare questo passaggio il coach (ancora prima di comunicarlo agli altri) sta comunicando a se tesso chi è veramente e cosa vuole fare davvero. Detto in altre parole, prima di lanciarsi a testa bassa nel suo nuovo business il coach deve diventare un “esperto di se stesso”. Perché, in caso contrario, se manca questo livello di consapevolezza il professionista sarà inevitabilmente destinato a diventare “uno dei tanti coach”.

QUALI VANTAGGI?
Il coach ci guadagna

  1. In termini di business – Quando abbiamo un posizionamento focalizzato e originale, e sappiamo comunicarlo efficacemente, succede una cosa interessante: invece di passare il tempo a cercare di “vendere il coaching” a tutti, attraiamo le persone verso di noi. Non basta: attiriamo le “persone giuste”, cioè quelle che sono proprio in cerca di noi, perché risuonano con il “nostro mondo”.
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  2. In termini di realizzazione personale – Mettendo la nostra vocazione e punti di forza al servizio del nostro lavoro in modo più focalizzato, faremo fiorire davvero il nostro talento: questo ci consentirà di essere più realizzati, di avere più energia, di stare più a lungo in stati di flow, di essere più efficaci. E questo farà di noi dei coach migliori!

Il coachee ci guadagna

  1. I potenziali clienti troveranno più facilmente “il loro coach”, affidandosi con più fiducia a qualcuno che ci rivela il suo mondo, il suoi valori, la sua vocazione. Lo ripetiamo: la gente oggi non cerca solo “un servizio che risolve un problema” ma si relaziona sempre più spesso a livello valoriale con aziende, consulenti, prodotti e servizi. Alla ricerca della risonanza sul “senso”.
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  2. Avere davanti a sé un coach che mette ogni giorno in pratica il suo talento e la sua vera missione (e lo dimostra con i fatti) stimolerà il coachee a fare altrettanto. Perché in questo caso la vita stessa del coach è la comunicazione più forte e persuasiva per i suoi coachee. La vita del coach “è il messaggio”. In questo modo si crea un circolo virtuoso in termini trasformativi anche per il coachee!

Il mondo ci guadagna
Avere persone sempre più allineate con la propria missione di vita (i coach) che lavorano con più energia per stimolare il talento e la realizzazione di altri individui (i coachee) genera un mondo dove si libera più creatività, più potenziale, più soddisfazione. Un mondo con meno stress e infelicità. E, probabilmente, con meno competizione e più cooperazione. Perché ognuno di noi troverà, sempre più facilmente, il “suo posto nel mondo”.

 

Guido Poli
Business e Life coach
guidopoli.adv@gmail.com

*Nota: Il modello C.A.R.E.®  e le relative meta-potenzialità sono concetti di proprietà intellettuale della Scuola INCOACHING®.

1 Comment
  • Reclutatore

    9 Settembre 2022at11:49 Rispondi

    I coach scopriranno, accompagnati dai senior trainer di menslab i segreti del metamodello, per rendere la loro comunicazione sempre piu precisa ed efficace e potenziare la loro capacita di fare domande che sfidino il sistema di convinzioni del Cliente ed aprano nuove prospettive. Praticando personalmente una serie di attivita che prevedono il movimento, sapranno integrare nel loro coaching le possibilita offerte dai cambiamenti posturali, dall associazione fisica alle risorse, dal cambio di prospettiva per generare consapevolezze e facilitare l individuazione di nuove possibilita di azione.

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