Categoria: I due interruttori del nostro cervello

Categoria: I due interruttori del nostro cervello

I due interruttori del nostro cervello

Ti è mai capitato di trovarti difronte ad una situazione impossibile da risolvere e che ti ha fatto sentire in un vicolo cieco?
Ti sei mai sentito come un criceto che corre all’interno di un cerchio e si ritrova sempre al punto di partenza senza mai riuscire a vedere un percorso diverso da intraprendere?

A me si, tantissime volte… ed ogni volta mi sono chiesta “e adesso come faccio”?

Non ti nascondo che in alcuni casi è stata veramente dura trovare la via d’uscita, ma la buona notizia è che c’è sempre un’alternativa basta solo cercarla!

A questo punto dell’articolo ti starai domandando “ma in tutto questo cosa c’entra il coaching???”

Leggi e lo scoprirai!

Prima di svelarti il modo per trovare un’alternativa e capire quali sono ”gli interruttori” da attivare è necessario capire come funziona la mente umana.

Capire come funziona la mente umana, può essere un vero e proprio valore aggiunto nella quotidianità, e può metterti in condizione di comprendere cosa funziona e quindi cosa fare, ed al contrario cosa non funziona affatto e quindi cosa provare ad evitare.

La mente non presuppone il vuoto, quindi se non le dai stimoli o stimoli costruttivi andrà comunque a cercarseli, e potrebbero non essere molto funzionali.

Non funziona credere a tutto ciò che la mente pensa. Non tutti i pensieri infatti sono veri. Il semplice atto di pensare e che quei pensieri ti appartengano non significa comunque che tutto ciò sia vero.

Il potere della mente è proprio questo. Farti credere che tutto ciò che pensi sia vero, e ciò chiaramente influisce sulla tua percezione della realtà, e su come poi ti approcci nel vivere la realtà vera.

Devi pensare alla tua mente come ad un contenitore, e questo contenitore può contenere qualcosa ma non altro, soprattutto nello stesso identico  momento. Ad esempio non puoi pensare cose belle e brutte nello stesso momento, come non puoi stare bene e male contemporaneamente.

All’interno di questo contenitore devi scegliere cosa mettere, quindi  concentrati su ciò che vuoi pensare e non al contrario a ciò che non vuoi pensare. Più inserisci nel contenitore mente ciò che vuoi ci sia e più questo può funzionare.

Anziché provare a non pensare a nulla metti pensieri costruttivi, tieniti impegnato e dai alla tua mente stimoli interessanti.

Non è affatto un caso infatti che i pensieri negativi, facciano la loro comparsa proprio quando non abbiamo stimoli a cui pensare e dare attenzione.

Insomma la mente è un importante strumento che devi e puoi imparare ad utilizzare, affinché sia al tuo servizio e non al contrario tu al suo, schiavo di te stesso.

Devi sapere che il modo in cui gli esseri umani ragionano si basa sulla distinzione tra ragionamento induttivo e deduttivo.
L’induzione è un procedimento di formazione della conoscenza che dall’esame dei particolari conduce all’universale.

La deduzione invece è il legame che unisce nel sillogismo le premesse alla loro conclusione.
(Come è noto un sillogismo è una struttura argomentativa in cui date due proposizioni chiamate premesse, una terza proposizione, chiamata conclusione segue necessariamente da esse).

Gli individui nella vita di tutti i giorni per risolvere problemi applicano una modalità di ragionamento di tipo deduttivo, perché sin da piccoli si viene educati ad un tipo di ragionamento deduttivo sulla base del quale le persone si creano delle rappresentazioni delle situazioni che rispecchiano il modo in cui le hanno comprese basandosi sulle esperienze maturate.

Quando ci si trova davanti ad una situazione nuova, che non si sa con certezza come affrontare, questa situazione viene percepita come un problema.

Il problema può dunque essere una situazione difficile a scuola o sul lavoro, il trovare un modo per eludere una regola troppo rigida, per ovviare ad un inconveniente dell’ultimo minuto che ha scombinato i nostri piani, ma anche l’escogitare una mossa migliore per sconfiggere il nostro avversario in una partita.

Alla soluzione di tali situazioni non serve applicare deduzione o induzione, ma è fondamentale ideare una soluzione originale che non deriva dell’applicazione di principi astratti né dalla sola esperienza passata, ma che si basi su delle alternative che consentano di raggiungere la meta finale!

A questo punto ti starai domandando “ma come faccio a trovare delle alternative se non vedo vie d’uscita”?

Bella domanda!

Hai mai sentito la frase “think different ”? Traducendo queste parole dall’inglese all’italiano il significato di questa frase è “pensa in modo differente” che nel concreto significa guardare il problema da un’altra prospettiva.

Ed adesso mi chiederai, ok come si fa?

Semplicemente attingendo alla tua creatività ed accendendo l’interruttore del pensiero laterale.

Devi infatti sapere che il nostro cervello ha due modalità di pensiero, quelli che io chiamo i due interruttori del nostro cervello, che sono: il pensiero logico – verticale e il pensiero laterale.

Il pensiero logico deriva dalla relazione tra oggetti e dall’elaborazione che l’individuo stesso ne fa. Sorge attraverso la coordinazione delle relazioni che lui o lei ha precedentemente creato tra gli oggetti.

È indispensabile per risolvere i problemi di tutti i giorni e per l’avanzamento della scienza, dato che significa giungere a conclusioni da premesse, contenute in esse, ma non direttamente osservabili.

Il pensiero laterale, invece, è la capacità di trovare la soluzione dei problemi seguendo un percorso non convenzionale e non basato sulla logica razionale.

Questo “pensare fuori dagli schemi” e in modo non convenzionale, trae origine da curiosità e anticonformismo, è la modalità di pensiero più comune durante l’infanzia ed è particolarmente sviluppato nei bambini. I bambini, maestri di fantasia e freschezza, si avvalgono di innumerevoli gradi di libertà nella ricerca di soluzioni alternative e nuovi punti di vista di fronte a un dato problema.

Entrambi gli interruttori sono fondamentali e danno il massimo se utilizzati in sinergia e in maniera equilibrata. Quando ragione e istinto, logica ed emozioni sono in equilibrio riusciamo ad essere efficienti e a vivere una vita appagante.

I problemi, infatti, nascono nel momento in cui tendiamo a sbilanciarci verso uno dei due poli, e solitamente lo facciamo nei confronti della ragione, a cui noi adulti ci appelliamo sempre e comunque, anche a rischio di esserne limitati.

Sostenitore del pensiero laterale (detto anche creativo) è Edward De Bono, medico e psicologo maltese, principale autorità internazionale sul pensiero creativo e l’insegnamento delle abilità del pensiero. De Bono sosteneva che affrontare un problema col metodo logico razionale porta a risultati corretti, ma limitati dai modelli logici tradizionali, e pertanto non innovativi. Il pensiero razionale detto anche “verticale” ci porta a ripercorrere nel tempo e in maniera rigida lo stesso sentiero che da A (causa o antecedente) ci porta a C (effetto o conseguente) passando da B.

Soluzioni innovative che portino ad un’evoluzione richiedono invece uno stravolgimento della prospettiva e che si abbandoni il pensiero verticale in favore di un pensiero creativo che scardini schemi e preconcetti, e lasci spazio a intuito, immaginazione, originalità.

Il pensiero laterale parte da “A”, abbandonando ogni presupposizione e preconcetto, e osservando i fatti da diverse prospettive, può giungere a C passando per D, E o F . Ci sono più possibilità grazie alla creatività di raggiungere una stessa soluzione.

A questo punto la domanda nasce spontanea: Ma come faccio a trovare una soluzione creativa se io di creatività conosco solo la definizione che leggo sul dizionario?!?!?

Non temere! Sappi che non esistono persone non creative, esistono solo menti poco allenate alla creatività.

La creatività, infatti, non è una virtù riservata a pochi eletti, è una capacità che possiedono tutti e che si potenzia con la pratica, questa è una risorsa preziosa per affrontare qualsiasi situazione. Non a caso alcune grandi scoperte, nella storia, sono nate da intuizioni e dall’esercizio del pensiero laterale.

Vuoi un esempio?

Nel 1965 due industriali americani, Noah e Joseph McVicker, scoprirono che una sostanza malleabile ed elastica che veniva usata per pulire la tappezzeria poteva diventare un materiale con cui divertirsi e creare sculture. Da quel momento milioni di bambini iniziarono a giocare con il Play-Doh, in Italia Didò, e i due industriali divennero milionari.

Noah e Joseph McVicker non furono semplicemente fortunati, furono capaci di far fruttare il loro pensiero laterale.

La creatività è un muscolo e, per tenerlo prestante, serve allenamento. Un allenamento assiduo e costante, con esercizi mirati.

Spesso per affrontare e risolvere il problema è necessario abbandonare antiche certezze e cambiare prospettiva, sostituendo la rigida causalità lineare con la flessibilità derivante dal cosiddetto pensiero laterale o pensiero divergente.

Basti pensare alla tendenza dei bambini a salire lo scivolo al contrario: per l’adulto è un errore, è pericoloso, non è logico. Per il bambino si tratta di assecondare il bisogno di esplorazione e la sua fisiologica creatività.

I bambini infatti, dalla nascita a circa tre anni d’età utilizzano principalmente l’emisfero destro del cervello, quello emotivo, che permette loro di essere creativi, intuitivi e di comunicare principalmente a livello non verbale. La ragione, che definisce la modalità di approccio alla realtà dell’adulto, deriva- in maniera complementare- dalla capacità di utilizzare la logica e il linguaggio, presieduti dall’emisfero sinistro del nostro cervello, il cosiddetto cervello razionale.

Nei Bambini L’errore, lo sbaglio, non è contemplato come fallimento.
Cadono, e si rialzano. Cadono, piangono, si riposano e ci riprovano. Non si fanno bloccare dagli errori, continuano imperterriti il loro gioco.

Sapere che esistono due interruttori (pensiero laterale e pensiero razionale) ci può aiutare a capire quando accenderne uno o l’altro a seconda delle situazioni, soprattutto all’interno di una relazione facilitante come quella di coaching.

 

Ma cosa può fare un coach per accendere l’interruttore del pensiero laterale?

Per favorire questo allenamento è importante sapere che esistono dei BIAS cognitivi o distorsioni cognitiva che portano le persone a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppata sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio.

I BIAS cognitivi sono una forma di distorsione della valutazione causata dal pregiudizio. La mappa mentale di una persona presenta BIAS  laddove è condizionata da concetti preesistenti non necessariamente connessi tra loro da legami logici e validi.

Il BIAS, contribuendo alla formazione del giudizio, può quindi influenzare un’ideologia, un’opinione e un comportamento.

Dato il funzionamento della cognizione umana, il BIAS non è eliminabile, ma si può tenerne conto “a posteriori” o correggendo la percezione per diminuirne gli effetti distorsivi.

In ogni momento della vita l’individuo deve utilizzare le proprie facoltà cognitive per decidere cosa fare o per valutare la situazione che ha di fronte. Questo processo è influenzato direttamente dai seguenti fattori:

  • esperienza individuale;
  • contesto culturale e credenze;
  • giudizio altrui;
  • schemi mentali;
  • paura di prendere una decisione che causi danno.

 

Se da una parte questi fattori consentono di prendere una decisione in tempi piuttosto brevi, dall’altra ne possono minare la validità.

La correttezza può dipendere da ulteriori fattori, tra cui, ad esempio, il tempo disponibile per acquisire informazioni o per prendere una decisione.

Ogni persona cerca di valutare la situazione presente in funzione delle esperienze passate, omettendo le differenze ove possibile, al fine di poter riutilizzare gli stessi criteri adottati in una situazione passata simile. Omettere tali differenze può essere determinante nell’invalidazione della valutazione finale.

L’individuo tende a omettere certi parametri se nella sua cultura di appartenenza tali aspetti sono visti come tabù, mentre tenderà ad esaltare il ruolo di quelli che sono ritenuti valori positivi.

Il cervello agisce sulla base di mappe o schemi mentali validi per affrontare larga parte delle situazioni. Esiste, però, un certo numero di situazioni che possono essere affrontate correttamente solo uscendo dalle mappe mentali consolidate. L’individuo che si limita a utilizzare tali mappe cade in errore quando affronta nuovi scenari.

La paura di prendere la decisione errata può portare a prendere la decisione errata, per il famoso paradosso della profezia che si autoavvera.

Quindi allenarsi a sviluppare questo pensiero significa supportare il coachee a superare i BIAS che ha per riuscire a vedere un’altra realtà a lui sconosciuta.

Un fattore che favorisce tale allenamento e che aiuta all’elaborazione del pensiero laterale è il modo di porsi nei confronti dei propri errori, che altro non sono che il risultato di tentativi per raggiungere la propria meta, che come sai è alla base di un percorso di coaching.

Più ci si allena ad accettare l’errore in un ottica di “eccellenza” e maggiore sarà la valorizzazione del potenziale del coachee.

Ecco alcuni consigli che potrebbero esseri utili per allenare il pensiero laterale:

> Stimolare l’immaginazione e l’originalità al individuare modi diversi con cui il coachee si approccia alle abitudini quotidiane, partendo dalle più piccole;

> Stimolare il cachee a vedere il problema dall’esterno mettendosi nei panni di un altro e cambiando la prospettiva della situazione

> Stimolare il coachee ad imparare dagli errori percependoli come una risorsa per poter correggere la propria rotta. L’intelligenza non è non commettere errori, ma scoprire subito il modo di trarne vantaggio (Bertolt Brecht).

Concludendo, cosa significa allenare alla creatività?

Mettere insieme questi elementi: la mente del principiante, la curiosità di un bambino, il metodo dello scienziato e la pazzia dell’artista.

 

Florinda Russo

P&C Unit Manager IKEA Italia Retail Srl
Bari
florinda.russo@ingka.ikea.com

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