Categoria: Il Coaching e la Scuola

Categoria: Il Coaching e la Scuola

Il Coaching e la Scuola

A gennaio, durante il primo giorno di lezione al corso di Coaching, quel flash di Pannitti sulla scuola italiana mi è rimasto dentro, ha toccato la me bambina, riportando alla mente alcune sensazioni legate ad un luogo per me così giudicante da segnarmi fin dalle elementari.
Se un bambino di 6 anni quando inizia il suo percorso scolastico non ha altre aspettative se non di imparare a leggere e a scrivere, beh – da genitore – di aspettative, forse, ne potrei e dovrei avere molte di più.

Oggi da adulta, madre di 3 alunni della scuola elementare, alla luce dei personali ricordi dell’infanzia e delle nuove conoscenze acquisite sul coaching, mi ritrovo a riflettere in maniera profonda sul percorso scolastico e su quello che vorrei la scuola rappresentasse per i miei figli: un luogo di apprendimento, un posto sicuro, un ambiente in cui i bambini e i ragazzi si sentano bene, a loro agio, sentendosi coinvolti in ogni momento della loro crescita e potendo esprimere e costruire il proprio essere. Vorrei, quindi, che la scuola fosse istruzione, certo, ma anche scoperta, supporto allo sviluppo dell’autostima e del potenziale, del senso di responsabilità ma anche del pensiero, sia verticale che laterale.

Invece tiro le somme e capisco che ciò che mi aspetto dalla scuola oggi è in contrasto con ciò che la scuola è ancora oggi. Infatti, così come 50 anni fa, la scuola italiana è: trasferimento di nozioni ed informazioni dall’insegnante allo studente, lezione frontale dalla cattedra ai banchi, evidenza dell’errore e, non di rado, mortificazione. Un modello di apprendimento, insomma, che sostiene prevalentemente il pensiero logico matematico in un sistema giudicante e categorizzante.

Quanto sarebbe bella e di maggior valore, invece, una scuola fondata sui principi del coaching, in cui gli insegnanti e gli educatori imparassero ad essere anche coach, pronti a incoraggiare oltre che lo studio anche lo sviluppo interiore, la personalità di ogni alunno?

Faccio un gioco di immaginazione e provo a trasferire le competenze del coach, quelle indicate da ICF, al ruolo dell’insegnante/educatore:

 

Dimostrare la pratica etica ed esprimere il Coaching mindset

All’insegnante andrebbe chiesto di mostrare maggiore sensibilità rispetto all’ambiente, alle esperienze e ai valori degli studenti; di mantenere una mentalità aperta, curiosa e flessibile; di porre sempre l’alunno al centro.

Co-creare la relazione

Le basi di qualunque percorso a due/di gruppo dovrebbero poggiare sul co-creare una relazione tra le parti. Dovrebbe valere lo stesso a scuola, dove è fondamentale un buon rapporto tra insegnante ed alunno, un rapporto -appunto- di alleanza e fiducia reciproca.

 

Stabilire e mantenere gli accordi

L’insegnante oggi trasferisce le conoscenze e si aspetta che lo studente le apprenda secondo delle regole imposte, in una modalità rigida che, però, se non sentita propria, danneggia il percorso di apprendimento, più che favorirlo.
Eppure, se al posto delle regole, stabilendo una relazione, un patto di alleanza, si stipulassero accordi (su ruoli, metodi, procedure…) si incentiverebbe il senso di responsabilità di ciascun alunno, coinvolto attivamente nella costruzione del proprio sapere.

 

Coltivare fiducia e sicurezza

Talvolta nell’istituzione scolastica il rispetto dell’autorità viene trasmesso attraverso un clima di timore e soggezione. Più proficuo sarebbe, invece, in un legame di intesa, mostrare di credere nelle capacità dei propri allievi comunicando che l’insegnante c’è e che è lì per aiutare ed accompagnare nello studio. Questo approccio incoraggiante scatenerebbe emozioni positive, spingendo lo studente ad impegnarsi per migliorarsi. La fiducia, infatti, permette di superare ostacoli e paure, spinge all’azione e, quindi, proietta verso il futuro.


Mantenere la presenza

L’insegnante dovrebbe “esserci” e lavorare per e al fianco degli studenti con partecipazione, consapevolezza ed empatia. E proprio attraverso questi strumenti osservare le differenze e assecondarle, sentire le emozioni del singolo e della classe, disincentivare l’omologazione, ecc…

 

Comunicare efficacemente

Ascoltare attivamente

Ancora oggi la scuola italiana valuta la performance, in cambio di un voto o del cosiddetto “pezzo di carta”. È tutta una corsa alla prestazione, si sostiene la motivazione estrinseca più che quella intrinseca, lasciando poco spazio alla soddisfazione necessaria perché lo studente si impegni a perseguire un risultato. I docenti non vengono formati all’ascolto attivo, all’esplorazione dell’emotività e delle emozioni -anche attraverso la didattica-, ma sono quasi sempre preparati alla mera trasmissione di conoscenze, trascurando spesso la capacità di appassionare. Ed è così che risulta difficile a chi si approccia allo studio, apprendere senza sentire alcun trasporto per la materia. Al contrario, ormai è scientificamente riconosciuto che il sistema cognitivo e quello emotivo (quello che facciamo e quello che sentiamo) vanno di pari passo, sono interconnessi, ed è dunque necessario che lo studio venga percepito come qualcosa di piacevole perché si sviluppi una motivazione intrinseca verso di esso.
In quest’ottica andrebbe rivista anche la didattica, la preparazione della lezione.

A mio avviso questo è ciò che gli insegnanti dovrebbero fare: ascoltare in modo attivo, capendo il contesto in cui si opera, le figure di riferimento, la relazione tra loro, le criticità, lo stato di fiducia; riconoscere l’unicità di ognuno ed individuarne la motivazione intrinseca. Tra i banchi di scuola dovrebbero trovare spazio la partecipazione, il dubbio e lo spirito critico. La valutazione non dovrebbe essere concepita come un giudizio, una critica, un fallimento, ma come un “dare valore” – come il significato originale della parola vorrebbe.

 

Evocare consapevolezza

Per farsi comprendere, suscitare interesse e attivare la curiosità nella classe, l’insegnante dovrebbe essere sempre aperto al dialogo, porre domande, allenare abilità, conoscenze e competenze, così da far emergere i talenti e tirare fuori il potenziale di ognuno. A scuola bisognerebbe esercitare l’intelligenza emotiva, il che significa riconoscere le emozioni, affinché con consapevolezza queste possano essere gestite e veicolate verso il raggiungimento degli obiettivi.

 

Coltivare l’apprendimento e la crescita

Facilitare la crescita del cliente

Un insegnante che allena il potenziale, individua il talento, stimola l’aumento di consapevolezza delle proprie risorse e limiti, dei propri obiettivi o emozioni, è un insegnante che motiva e sprona all’azione. Con questo approccio sì che la scuola aiuterebbe davvero a crescere!

E allora, alla luce di tutto questo, immagino una scuola in cui l’insegnante attraverso la domanda e il dubbio, porti gli studenti alla riflessione, valutazione e ricerca delle risposte; in cui il voto sia superato e il riscontro consista in un resoconto di quanto avvenuto e osservato, sulla base del presupposto che la vera valutazione proviene dallo studente stesso, il quale può esprimere la sua opinione su ciò che ha appena fatto, su come si sia sentito nel suo svolgimento e su cosa abbia imparato.

Immagino che nel “valutare” l’andamento scolastico, indipendentemente dal risultato raggiunto, l’insegnante consideri anche l’impegno e dia valore al processo attraverso cui l’alunno apprende. Lo studio, infatti, non dovrebbe mirare esclusivamente all’acquisizione di conoscenze, ma anche alla costruzione e alla crescita del proprio sé.

A ben vedere i vantaggi di questo approccio, tratto dal coaching e applicato all’istituzione scolastica, sarebbero subito riscontrabili anche nel contesto di classe, con un aumentato sviluppo delle capacità comunicative e relazionali ed una maggiore sinergia e collaborazione tra gli studenti. E così a cascata un miglioramento del clima in aula, dell’esperienza quotidiana e, in maniera indiretta, del rendimento scolastico.

Il coaching è, in definitiva, ciò che io da alunna avrei voluto e che da genitore auspico per una scuola pubblica del domani, che davvero possa favorire il cambiamento ed aiutare la crescita personale delle future generazioni.

 

 

Annalisa Delli Gatti

Ex Manager | Imprenditrice settore Moda
Milano
annalisadg@gmail.com

 

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