Categoria: MULAN, il coaching e il pensiero laterale

Categoria: MULAN, il coaching e il pensiero laterale

MULAN, il coaching e il pensiero laterale

L’idea di trovare nel cartone animato della Walt Disney un argomento da portare come tesina alla fine del mio percorso di Coaching, nasce da un “disorientamento” da me manifestato durante una sessione con un mio compagno di corso.
Alla domanda: “prova a mettere per iscritto la tua idea di tesina”, realizzo e verifico che il mio pensiero originario non era strutturato, non vi era un nesso tra le idee che mi sarebbe piaciuto esporre e soprattutto era talmente vago da non permettermi di avere uno stimolo per iniziare a cercare informazioni, curiosità, idee.
Con questa consapevolezza decido allora di trasformare questa crisi in una opportunità e soprattutto di “utilizzare” le potenzialità attribuitami dai miei coachee durante le nostre sessioni di “studio” e dai miei colleghi di lavoro: la creatività, l’organizzazione ed essere un problem solver. Ed ecco come nasce l’idea della mia tesina:

Accendi il cervello.
Le nuove idee nascono guardando le cose,
parlando con la gente,
sperimentando, facendo domande
e andando fuori dall’ ufficio.
Steve Jobs

Narrazione
Il tra il VI e il VII secolo d.C. i territori cinesi della Dinastia Sui sono protetti dalla Grande Muraglia, una struttura che circonda e protegge i suoi confini. Un’armata di Unni riesce, tuttavia, ad oltrepassare la muraglia e ad invadere la Cina.

Nel frattempo, in un tranquillo villaggio nell’entroterra, una giovane ragazza di nome Mulan, unica figlia della famiglia Fa, cerca di onorare i propri genitori nell’unico modo in cui una donna può farlo nella rigida società patriarcale cinese di quei tempi: diventare la sposa di un uomo di buona famiglia. Tuttavia la ragazza, poco incline ad adeguarsi agli stringenti requisiti richiesti alle aspiranti mogli, fallisce.

In questa parte della storia Mulan è in piena crisi di autogoverno… non sa più chi è. Le sue potenzialità vengono “schiacciate” dalle inteferenze rappresentate dal contesto – la struttura sociale cinese molto rigida che “ghettizza” le donne solo nel ruolo di sposa – dal suo senso di inadeguatezza e dai sensi di colpa verso i valori della famiglia. Ma il padre di Mulan con gli “occhiali del coach” è capace di vedere oltre, indicando un albero in fiore dice…” quando sboccierà diventerà il fiore più bello di tutti!”…Mulan comincierà così il suo percorso di crescita, di consapevolezza di sè per il raggiungimento dell’eudaimonia.

Giunta notizia della chiamata dell’imperatore per difendere il paese dagli Unni, ogni famiglia deve contribuire alla difesa della nazione con un esponente di sesso maschile. Mulan con un’intuizione che solo una mente libera può avere, si taglia i capelli, prende l’armatura del padre e si arruola simulando di essere Ping, il figlio maschio (che non esiste), per evitare che il padre invalido di guerra sia obbligato ad arruolarsi nuovamente. Giunta al campo, per Mulan e le altre reclute inizia un durissimo addestramento condotto dal capitano Shang. Per la ragazza le difficoltà sono ancora maggiori in quanto, oltre a dover seguire gli addestramenti al pari dei suoi commilitoni, deve evitare di tradire il proprio segreto. Tuttavia, grazie alla sua perseveranza la ragazza termina l’addestramento e parte con la sua truppa verso il fronte: un valico di montagna da cui gli invasori devono necessariamente passare.

Ed ecco che il CORAGGIO ( l’ultima delle 6 virtù universali individuate da Seligman nel suo manuale “Character, Strenghts and Virtues” ) porta Mulan a sovvertire completamente gli schemi sociali e ad essere autonoma nella scelta cercando di “chiamare a raccolta” le proprie competenze (dal latino CUM-PETERE) di ESSERE (una donna con le sue potenzialità – audacia, persistenza e integrità che le conferiscono una forte motivazione interna), di SAPERE (allenamento “intenzionale” e finalizzato) e di FARE (essere parte attiva dell’azione per raggiungere l’obiettivo di proteggere e coprire il padre invalido).

Giunti al passo, la truppa scopre con orrore che l’esercito imperiale è stato completamente annientato dagli Unni e che questi si stanno muovendo verso la città imperale rimasta indifesa. Lungo il tragitto Mulan e i suoi compagni cadono in un’imboscata. Mentre la sua truppa si prepara all’ultima battaglia, Mulan vede riflessa sulla lama della spada, la cima della montagna avvolta da un fungo di ghiaccio, ed ha un’idea. Strappa dalle mani di un soldato l’ultimo razzo rimasto, corre nella neve e lo spara in cielo – contro ogni logica – e non contro i nemici. Ma poi si capisce la ragione: il razzo, colpendo il fungo di ghiaccio, provoca una terribile valanga che travolge l’orda unna.

Mulan non utilizza le vie convenzionali della logica e del pensiero per raggiungere l’obiettivo – ossia annientare l’armata unna. Infatti non segue i valori sociali imposti che richiedono il sacrificio del soldato – atto culminante e fondamentale per salvare il proprio onore e quello della propria famiglia – bensì il pensiero laterale – ovvero la capacità di risolvere il problema e superare la difficoltà, osservandola da diverse angolazioni e/o prospettive. Tale modalità di approccio diventa quindi funzionale all’azione.

Durante l’azione, tuttavia, la ragazza rimane ferita e, mentre viene curata, il suo segreto viene svelato. La notizia è sconvolgente: una donna in arme è qualcosa di inammissibile, scandaloso e disonorevole per l’intera armata cinese. Mulan dev’essere giustiziata sul posto ed è Shang, in qualità di capitano della divisione, a dover eseguire la condanna. Tuttavia, avendo Mulan dimostrato il suo valore come soldato, contribuito alla (apparente) sconfitta degli Unni e avendogli salvato la vita durante la valanga, il capitano la grazia, considerando il suo debito saldato. Abbandonata Mulan, Shang e i suoi soldati ripartono verso la città imperiale.

Mulan deve affrontare un’altra crisi di autogoverno e combattere contro il conflitto interiore che le fa dire:“..forse non l’ho fatto per me, forse volevo dimostrare di riuscire a cavarmela e guardandomi allo specchio avrei visto qualcuno che valeva… ma mi sbagliavo, io non vedo niente”. Ed ecco apparire nuovamente LO SPECCHIO – Mulan che guarda se stessa nel profondo e dentro di sè.. ma non riesce a combattere contro i demoni dell’IO. Timothy Gallway nel suo libro “The Inner Game of Tennis” afferma “ l’avversario che si nasconde nella nostra mente è molto più forte di quello che troviamo dall’altra parte della rete”. Allora che fare? Gli Unni non sono sconfitti e così Mulan – con coraggio, determinazione e infinito amore – compierà altre azioni utilizzando al meglio – finalmente – le sue caratteristiche di essere “donna”.

Gli Unni non sono tutti annientati e puntano verso la Città Imperiale. Nonostante Mulan cerchi di avvisare il capitano Shang non viene creduta. Per entrare nel palazzo Imperiale, dove si è asserragliato il manipolo di sopravvissuti unni, i soldati non riescono a congegnare che una strategia frontale: con una testa d’ariete cercano di sfondare l’enorme portone, senza successo. Una volta ancora Mulan ha un pensiero laterale: fa travestire i suoi commilitoni da geishe, ed entrano nel palazzo scalando le colonne così come avevano imparto durante l’allenamento. Gli unni accolgono volentieri le geishe, siglando così la propria fine.

Mulan fa forza sulla propria caratteristica di essere donna, ed usa una tecnica di arrampicata sulle colonne appresa al corso di addestramento. Considero Mulan un’esempio di pensiero laterale poichè ha coraggio, ha una mente libera, e quindi riesce a vedere le strade laterali proprio quando la maggior parte della società non fa che provare e riprovare la infruttuosa strada principale, frontale, conosciuta ma non sempre adatta e semplice. L’apice viene raggiunto quando Musho – il draghetto che l’ha aiutata in questa avventura – nel momento clou della storia le chiede “ non hai un piano?” e la risposta disarmante è “… io invento tutto al momento!”

Nonostante l’enorme differenza di forza e di esperienza di combattimento, grazie al suo ingegno Mulan riesce a disarmare ed a sconfiggere il capo degli Unni. Ricevuto il ringraziamento dell’imperatore e il meritato onore per le sue gesta, Mulan torna a casa e riabbraccia la sua famiglia. Qui viene raggiunta dal capitano Shang, che nel frattempo ha capito di essersi innamorato della ragazza, grazie alle parole dell’imperatore. Le parole di quest’ultimo chiudono il percorso di crescita e di consapevolezza di Mulan “il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti”.

 

Conclusione
Ho scelto questo cartone animato perchè ho trovato in esso alcuni dei concetti di coaching appresi durante il mio percorso di formazione. In questa storia per bambini non vi è un coach “reale” che pone domande semplici, dirette ed efficaci, ma… mi piace pensare, che il percorso di Mulan sia stato sostenuto e incoraggiato da una voce “interiore” che molto spesso è stata da “ostacolo” e contemporaneamente “stimolo” (mai “facilitante”) affinchè l’eroina potesse offrire il meglio di sè per raggiungere il suo obiettivo.
In fondo “IL FINE DEL COACHING E’ RENDERSI SUPERFLUO” – definizione di un gruppo di lavoro alla prima giornata di corso.

 

Antonella Torelli
Life Coach
Gorgonzola (Mi)
antonella.t@hotmail.it

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