Categoria: Qual è il vero significato della parola “Coaching”?

Categoria: Qual è il vero significato della parola “Coaching”?

Qual è il vero significato della parola “Coaching”?

Vi siete mai chiesti qual è il significato della parola “coaching”? Questo termine è ormai entrato nel gergo comune e viene utilizzato correntemente anche nella nostra lingua. Oggi ci piacerebbe però ritrovarne le origini per comprendere insieme pienamente il suo significato profondo.

“Coach” come sostantivo in inglese significa allenatore, ma anche carrozza/vettura, richiamando quindi contemporaneamente diversi aspetti: sia quello più strettamente riferito all’allenamento, sia invece quello di viaggio, percorso e accompagnamento da un luogo di partenza ad un altro di arrivo.

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So di non sapere

Le origini del Coaching possono essere ritrovate addirittura nell’antica Grecia, ad Atene nella figura del filosofo Socrate. Una delle sue affermazioni più famose fu “So di non sapere” (concetto alla base della “docta ignorantia”) che formulò in un momento terribile della sua esistenza, ovvero prima della sua condanna a morte. Socrate interrogava gli altri con delle domande, dialogando con essi e stimolando i suoi interlocutori, senza mai fornire però risposte preconfezionate. Egli affermava “..da me non hanno mai imparato nulla, ma sono loro, che, da se stessi, scoprono e generano molte belle cose”.

Il maestro impara dall’allievo

Questa è la vera base della “maieutica” socratica ovvero “l’arte che mette in grado l’allievo tramite il dialogo di acquisire progressiva consapevolezza della verità che è dentro di lui”(dal vocabolario Zingarelli della lingua italiana). Il maestro in questo modo diventa in realtà il primo discepolo del suo allievo: avviene quindi un vero e proprio ribaltamento del rapporto. Il modo di relazionarsi di Socrate con i suoi discepoli era davvero rivoluzionario, aiutava gli altri a tirare fuori la loro verità, come in una sorta di “parto”!

Socrate: il primo Coach della storia?

Possiamo quindi accostare la figura di Socrate a quella di un Coach professionista: egli accompagnava, stimolava con le domande efficaci le persone a trovare la propria strada, la propria verità, le proprie risposte e risorse interne, in un viaggio di scoperta, che inevitabilmente portava con sé anche una nuova, profonda consapevolezza.

L’atteggiamento del Coach è simile a quello di Socrate, si accosta alle persone senza partire con un suo giudizio personale o un suo pensiero predeterminato, ma si lascia “disorientare” dal cliente, dalla sua peculiarità unica e meravigliosa, dal suo mondo, sapendo che chi è esperto della propria vita è la persona stessa. Il Coach nutre in sé la consapevolezza di dover passare dalla posizione in cui sentiamo che non sapere è un difetto, un’inferiorità, a quella in cui invece ci rendiamo conto che è in realtà una forza. Pare sia molto più difficile non sapere, piuttosto che conoscere e offrire soluzioni e consulenza alle persone!

Il disorientamento del Coach

Questo non significa, sia ben chiaro, che il Coach sia un improvvisatore o uno che si lascia disorientare dall’altro, senza sapere bene dove andare. Anzi, il Coach prende contatto con il problema e la situazione riportata dal Coachee, per poi distaccarsene, mantenendo sempre però il controllo sul processo, la lucidità nel metodo, la sua visione prospettica. Il disorientamento è quindi riferito ai soli contenuti, non ai processi del Coaching ed è quindi di valore positivo, una sorta di allenamento al rimanere nel “non so”!

Il Coach quindi non giudica, non fornisce soluzioni o ricette di felicità, ma ascolta in maniera attiva il cliente con mente e cuore aperti, affiancandolo per aiutarlo nella ricerca della sua verità e nel raggiungimento dei suoi personali obiettivi.

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