Categoria: Coaching e vantaggio della felicità

Categoria: Coaching e vantaggio della felicità

Coaching e vantaggio della felicità

Come coaching e felicità possono portare alla realizzazione in ambito lavorativo

 

La prima volta che mi sono approcciato al coaching, come coachee, non sapevo che solo quattro anni dopo avrei affrontato questo corso con il desiderio di diventare coach, e non immaginavo minimamente che la mia realizzazione e consapevolezza lavorativa arrivato a questo punto sarebbero state così alte, proprio grazie a questa materia.

In questo periodo, o meglio, in questi quattro anni da quando ero un ignaro coachee ad oggi che mi accingo (speriamo…) a diventare coach, c’è stato un libro che mi ha particolarmente colpito e che è finito tra le mie letture quasi per caso. Questo libro si chiama “il vantaggio della felicità”, e oltre che essermi piaciuto molto diventando uno dei miei libri preferiti mi ha dato ispirazione per scrivere questo articolo e mettere a confronto quello che ho imparato del coaching con quello che teorizza Shawn Achor nel suo libro.

In particolare mi è venuto subito alla mente come ci siano delle forti analogie tra il coaching ed i sette principi della Psicologia Positiva, citati appunto nel libro, e come questi principi che alimentano il successo e le performance siano in forte sintonia con quella che è la definizione di Coaching vista durante il corso e riportata nel libro “L’essenza del coaching (2012)”.

“Il coaching è un metodo di sviluppo di una persona, di un gruppo o di una organizzazione, che si svolge all’interno di una relazione facilitante, basato sull’individuazione e l’utilizzo delle potenzialità per il raggiungimento di obiettivi di cambiamento/miglioramento autodeterminati e realizzati attraverso un piano d’azione”

Facendo un passo indietro, il punto di partenza è stata la “crisi di autogoverno lavorativa” che ho avuto nel 2020. Ovvero una sensazione di smarrimento, che provavo guardando i dodici anni di lavoro passati e domandandomi se in effetti il percorso che avevo intrapreso lungo tempo addietro avesse dato i suoi frutti e mi avesse portato i risultati sperati. In quella situazione la risposta era no, ed i dubbi sul fatto che tutto fosse stato vano, sul fatto che non avevo realizzato quello che avevo in mente, sul fatto che non avevo raccolto tutto quello che avevo seminato, erano tanti. Grazie al percorso di coaching durato circa sei mesi, però tutto è cambiato, nel senso che ho fatto luce sulle mie potenzialità e sulle risorse acquisite negli anni passati: come se il coaching mi avesse dato consapevolezza di me stesso e del mio percorso lavorativo. Questa consapevolezza, non solo mi ha portato ad innescare una serie di eventi positivi che mi accompagnano ancora oggi, ma mi aveva reso senza che me ne rendessi conto più felice.

Partendo da questa esperienza, dalla lettura del libro di cui ho parlato e dopo aver affrontato il corso di coaching mi sono posto alcune domande:

  • Possiamo dire che ci sono analogie tra i sette principi della psicologia positiva e il coaching?
  • Se queste analogie sono vere, possiamo dire che come la psicologia positiva porti ad alimentare il successo e le performance, lo stesso faccia anche il coaching?
  • Possiamo quindi affermare che il coaching porti alla felicità e di conseguenza alla realizzazione lavorativa?

È proprio grazie a queste domande che ho analizzato i sette principi della psicologia positiva spiegati da Shawn Achor nel libro il “Vantaggio della felicità”, e li ho messi a confronto con quanto studiato sul coaching, ed in particolare con la struttura di una sessione evidenziando quanto vi riporto qui di seguito.

 

Fase Esplorativa

1 – Focus Sessione (Argomento e Obiettivo) = Il Cerchio di Zorro

“Quando le difficoltà incombono e ci sentiamo sopraffatti, le emozioni prendono il sopravvento sulla parte razionale della nostra mente. Questo principio ci insegna a riacquisire il controllo del nostro cervello focalizzandoci innanzitutto su obiettivi piccoli e facilmente gestibili e poi, gradualmente, espandendo il cerchio fino a puntare al raggiungimento di obiettivi sempre più grandi e importanti”

Ritrovo una certa analogia tra quello che è un percorso di coaching e il principio riportato sopra dove, durante la sessione il coachee, partendo da un tema molto ampio arriva a darsi un obiettivo S.M.R.T. (Specifico Misurabile Rilevante Temporale), e obiettivo dopo obiettivo allarga il suo Cerchio di Zorro fino ad avvicinarsi all’obiettivo di percorso.

 

Fase Elaborativa

2 – Valorizzazione del Potenziale (presente percepito e futuro desiderato) = Cadere in su

“Nel bel mezzo della sconfitta, dello stress e della crisi, il nostro cervello elabora percorsi diversi per aiutarci ad affrontare le difficoltà. Questo principio riguarda la capacità di trovare il giusto percorso mentale che non solo ci faccia uscire dalla condizione di fallimento o sofferenza, ma che ci insegni anche a essere più felici e a ottenere un maggiore successo”

Possiamo leggere nei percorsi diversi per affrontare le difficoltà citati da Shawn Achor i “viaggi” che il coachee fa tra presente percepito e futuro desiderato per aumentare l’energia che partendo bassa nel presente arriva alla massima resa nel futuro e lo porta a vedere la situazione da un altro punto di vista, dove appunto la sofferenza lascio spazio alla felicità.

3 – Elaborazione mobilità e Risorse consapevolizzate = Il Fulcro e la Leva

“La nostra esperienza del mondo che ci circonda e la capacità di avere successo cambiano costantemente a seconda del nostro atteggiamento mentale. Questo principio ci insegna a modificare tale atteggiamento (il nostro fulcro) in modo da darci la forza (la leva) di essere più soddisfatti e di raggiungere il successo.”

In questo caso penso al fulcro come una risorsa che prima il coachee non pensava di avere e che gli permette di agire sulla leva, quindi sulla mobilità che lo porta a spostarsi verso l’obiettivo che si è prefissato ad inizio sessione.

 

Fase Esecutiva

4 – Attivazione Extra-Sessione = Regola dei 20 secondi

“Sostenere un cambiamento duraturo spesso ci sembra impossibile perché la nostra forza di volontà è limitata. E quando questa si esaurisce, torniamo alle nostre vecchie abitudini e soccombiamo a quella che viene definita la “minore resistenza”. Questo principio ci mostra come, apportando piccoli cambiamenti di energia, possiamo abbandonare il cammino della minore resistenza e sostituire le vecchie e cattive abitudini con comportamenti nuovi e migliori.”

Il coach accompagna il coachee lungo un percorso, che poi quest’ultimo dovrà percorrere da solo al di fuori della sessione e questo è il momento più difficile. È proprio qui che il coachee si ritrova a dover lavorare sugli obiettivi extra-sessione e dovrà fare attenzione non cadere nella “minore resistenza” citata dalla regola dei 20 secondi. Sono proprio gli obiettivi extra-sessione che lo aiutano a lavorare su se stesso e sulla sua forza di volontà portando a termine il cambiamento tanto cercato durante il percorso.

5 – Piano d’azione ed ostacoli = Effetto Tetris

“Quando il nostro cervello si arena in un modello comportamentale incentrato sullo stress, sulla negatività e sul fallimento, è come se ci preparassimo all’insuccesso. Questo principio ci insegna ad addestrare il nostro cervello a individuare le diverse possibilità, in modo da poter riconoscere e cogliere le opportunità ogni qualvolta si presentano.”

A questo servono appunto i piani d’azione, ad allenare il coachee ad individuare le diverse possibilità che lo porteranno a raggiungere gli obiettivi extra-sessione che si è prefissato. Questo lo aiuterà a cogliere le opportunità e non a farlo focalizzare sugli ostacoli.

6Facilitatori = Investimento Sociale

“Nel bel mezzo delle difficoltà e dello stress, alcune persone scelgono di isolarsi e di ritirarsi in sé stesse. Gli individui di maggior successo, invece, investono nei loro amici, colleghi e componenti della famiglia per trovare la forza di andare avanti. Questo principio ci insegna a fare affidamento su uno degli elementi più importanti per raggiungere il successo e l’eccellenza: la nostra personale rete di supporto sociale.”

Chi meglio di amici, colleghi e componenti della famiglia possono essere considerati dei facilitatori da un coachee che sta affrontando una sessione. Quello che dice Shawn Achor in merito alla rete di supporto sociale, possiamo riscontrarla anche nel coaching, dove questi elementi possono essere fondamentali al coachee per vedere l’obiettivo più facilmente raggiungibile davanti a sé.

7 – Monitoraggio = Il vantaggio della felicità

“Poiché le menti positive hanno un vantaggio biologico su quelle in uno stato neutro o negativo, questo principio ci insegna ad addestrare il nostro cervello affinché sfrutti al meglio la positività e migliori la nostra produttività e le nostre performance.”

Il monitoraggio è la parte finale di una sessione, dove il coachee definirà come monitorare gli obiettivi extra-sessione. Questo è un esercizio che verrà fatto molte volte dal coachee che migliorerà di volta in volta la sua efficacia. Questa situazione ci permette di dire, come riportato in questo principio, che lavorando su continui obiettivi e sul monitoraggio di essi il coachee possa allenare la sua mente ad essere più produttiva.

Dopo aver analizzato i setti principi riportati nel libro posso dire che effettivamente nonostante si faccia riferimento a parole e concetti talvolta diversi (successo, eccellenza, felicità) si possono riscontrare molte analogie con il coaching. Credo quindi che la mia risposta sia sì: ci sono analogie tra i principi della psicologia positiva ed un percorso di coaching.

Partendo da questo presupposto quindi possiamo passare ad analizzare la seconda domanda che mi ero posto e che riguarda l’aspetto più legato a quello che viene alimentato dalla psicologia positiva e più in particolare il successo e le performance. Per rispondere a questa domanda mi collego all’ultimo principio analizzato al punto 7, ed in effetti se leggiamo il monitoraggio degli obiettivi extra-sessione come esercizio che allena la mente ad essere più produttiva, il meccanismo innescato dal monitoraggio degli obiettivi sicuramente porterà un circolo virtuoso che non solo allenerà la mente ad essere performante ma anche ad essere più felice grazie ai traguardi raggiunti, come cita Shawn Achor.

Riportando alla mente la mia esperienza ricordo infatti che dopo il percorso di coaching il mio stato d’animo sulla situazione lavorativa che stavo vivendo era cambiato in positivo. In sostanza la consapevolezza acquisita sul mio passato lavorativo mi aveva portato ad affrontare tutto in maniera più felice e questo aveva innescato intorno a me un circolo virtuoso di elementi positivi.

 

Con questo arriviamo alla terza domanda che mi sono posto ad inizio articolo: può il coaching lavorare sulla felicità e può quindi quest’ultima portare alla realizzazione lavorativa?

Ripercorrendo quanto analizzato fino ad ora è chiaro che il coaching oltre a lavorare sullo sviluppo del potenziale lavora anche sulla psicologia positiva nel senso che come abbiamo visto, ci sono molte analogie tra i percorsi di coaching e quanto viene definito nei sette principi della psicologia positiva. Questo mi porta a dire che lavorativamente parlando il coaching può aiutare le persone ad acquisire quella consapevolezza che all’interno dell’ambiente lavorativo può dare un senso di felicità e realizzazione che ai più potrebbe sfuggire.

Il contenuto del mio articolo non è una scienza esatta e quanto ho scritto non è assolutamente valido per tutti ma basandomi sulla mia esperienza ho visto nel percorso che sto ultimando per diventare coach, un senso a quanto avevo vissuto da coachee. Questo mi porta a dire che la realizzazione che si prova a livello lavorativo non è legata solo ad un riconoscimento oggettivo (posizione, inquadramento…) che l’azienda può dare, ma soprattutto alla consapevolezza in se stessi che porta a vivere uno stato di felicità che rappresenta la realizzazione stessa. La risultante a mio parere è la catalizzazione di energie positive che hanno un impatto positivo sul miglioramento delle performance.

A chiusura di questo articolo mi piace ripensare a quanto scoperto da Timothy Gallwey dandone una versione incentrata sulla felicità:

P (Prestazione) = p (potenziale) + F (felicità) – i (interferenze)

 

 

Matteo Natalini

Customer Team Manager GDO | Coach Professionista in ambito Life Coaching
Arese (Milano)
matteo.natalini@hotmail.it

 

 

 

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