Categoria: Coaching Evolutivo e osteopatia somato-emozionale

Categoria: Coaching Evolutivo e osteopatia somato-emozionale

Coaching Evolutivo e osteopatia somato-emozionale

Progetto di integrazione per l’evoluzione: Coaching Evolutivo e osteopatia somato-emozionale

 

Charlie Brown: Pensi mai al futuro, Linus?

Linus: Oh sì…sempre.

Charlie Brown: Come pensi che vorresti essere da grande?

Linus: Vergognosamente felice!

(Linus, Charles M. Schultz)

 

Ciascuno di noi, a suo modo, cerca la sua felicità.

Con riferimento alle teorie di Martin Seligman, alcune persone trovano la propria felicità attraverso la somma di emozioni positive.

Altre persone la trovano nello svolgimento di attività in cui possono esprimere totalmente sé stesse, nelle esperienze ottimali, in cui il sapere, il saper fare e l’essere sono in perfetto allineamento, raggiungendo quello stato che lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi ha definito di “Flow” e che secondo la Self Determination Theory di Deci e Ryan è tanto più raggiungibile, attraverso comportamenti gratificanti, attraverso un esercizio intenzionale, quanto la spinta motivazionale sia interna * (calda, usando la definizione di Alessandro Pannitti e Franco Rossi) e quindi autodeterminata.

Altre persone la trovano cercando il senso della propria vita, partendo dalla ricerca delle proprie potenzialità e dallo sfruttamento di esse, avendo la piena consapevolezza di sé.

Partendo da questa visione dell’essere umano, durante il percorso della mia formazione come coach, ho scoperto delle analogie, dei punti di contatto, tra il metodo del coaching evolutivo di Alessandro Pannitti e Franco Rossi da me appreso e il metodo dell’osteopatia somato-emozionale, di Jean Dominique Moll, entrambi percorsi che hanno come obiettivo l’evoluzione dell’individuo attraverso la consapevolezza di sé.

Il metodo del coaching evolutivo ha come strumento il processo di sessione svolto in una spirale di domande, feedback e silenzi; l’osteopatia somato-emozionale ha come strumento un protocollo svolto attraverso un trattamento manuale.

Sia chi si rivolge al coach, sia chi si rivolge all’osteopata somato-emozionale si trova in una situazione di crisi; la domanda di coaching nasce da una crisi di autogoverno, la persona che si rivolge all’osteopata ha un sintomo, espressione di una crisi.

Il coach instaura una relazione facilitante con il coachee attraverso un’adeguata accoglienza, la costante alleanza, un ascolto attivo, e con l’autenticità della sua fiducia nel metodo, nella relazione, in sé e nel coachee; lo accompagna nell’esplorazione del suo presente percepito e nell’elaborazione del suo futuro desiderato. Attraverso questo processo della sessione, e il percorso di coaching, basato su domande, feedback e silenzi da parte del coach, il coachee, la persona, viene stimolata alla mobilità, all’individuazione del suo potenziale, e all’allenamento di questo potenziale come risorsa da utilizzare durante i suoi piani di azione verso i suoi obiettivi. E’ questa mobilità, questo cambiamento, l’interesse principale del coach; sbloccando le resistenze alla mobilità, le convinzioni limitanti, le interferenze emotive, il blocco logico-sequenziale, è la scoperta da parte del coachee del suo potenziale che lo rende unico e irripetibile, l’obiettivo del coaching evolutivo, perchè è ciò che consente alla persona di evolvere. E’ la consapevolezza, da parte del coachee, delle sue potenzialità caratterizzanti, e l’allenamento di esse, da parte del coach, che permette al coachee di andare concretamente da dove si trova verso il suo futuro desiderato, tramite piani d’azione autodeterminati dallo stesso coachee.

L’osteopata somato-emozionale con la sua stimolazione manuale, attraverso uno specifico protocollo, permette all’individuo di modificare il suo stato di percezione interna, e di arrivare ad una presa di coscienza prima internamente, quindi coscienza di sé, e poi esternamente, con tutto ciò che gli accade attorno.

Secondo J. D. Moll, il corpo e la psiche sono strettamente correlate. In questa visione olistica, la persona che si presenta con un disturbo somatico di qualunque genere, si trova in una situazione di disequilibrio fisico ed emozionale, possiamo dire, in un disallineamento tra ciò che è e ciò che vive.

L’individuo si trova in questa situazione quando è impossibilitato, o non riesce, ad utilizzare il proprio potenziale, oppure non ne ha consapevolezza.

Come il coaching evolutivo fa attraverso i suoi strumenti, anche l’osteopatia somato-emozionale si pone l’obiettivo di stimolare una mobilità, un cambiamento, che permetterà alla persona di scegliere ed agire verso la propria peculiare individualità, sganciato da quei condizionamenti emozionali che lo hanno portato o lo porterebbero ad uno stallo, che non gli permettono di avanzare.

Nel coaching, la persona che si trova in questa circolarità, o meglio, ripetitività di pensiero, che agisce partendo da una convinzione limitante, radicata a tal punto da interferire e riproporre la stessa dinamica anche in nuovi ambienti, viene accompaganata dal coach verso una “ristrutturazione”  (citando Pannitti e Rossi) del suo pensiero. Se il coachee è fermo nel suo pensiero verticale, il coach stimola il pensiero laterale (teorizzato da Edward De Bono) lavorando sul qui e ora, esplorando la selezione dei dati che lo hanno portato a pensare ed agire sempre nello stesso modo, limitandolo nel superamento di una problematica, attraverso domande che stimolino una nuova consapevolezza, per dare alla scala di inferenza che ha creato la convinzione, nuovi significati, nuove ipotesi e quindi nuove conclusioni, per agire, di conseguenza, diversamente.

Nell’osteopatia somato-emozionale, esiste un sistema di percezione sensoriale del corpo, chiamato ronda delle emozioni, che riattiva “allarmi” corporei o emozionali (sintomi), determinando una reazione stereotipata, ciclica, per questo definita ronda, del sistema nervoso di fronte ad una situazione di vita.

Il paziente arriva con un sintomo, l’osteopata, attraverso test manuali riconduce la condizione fisica ad una condizione parallela emozionale, e quindi a ciò che in quel momento l’individuo sta attraversando.

L’osteopata agisce sulla “deprogrammazione” di questo sistema di integrazione delle informazioni percepite internamente ed esternamente, liberando l’individuo dai suoi condizionamenti e perciò permettendogli di vivere in allineamento con sé stesso e con il mondo esterno. L’osteopata agisce a livello neurologico sulla causa per liberare il paziente/la persona dal sintomo, per fargli acquisire consapevolezza e scegliere in modo coerente con il proprio cambiamento.

Il teorico dell’osteopatia somato-emozionale Moll ha definito 4 livelli di ronda, riscontrabili attraverso un “ascolto” manuale.

L’obiettivo dell’osteopata è portare la persona al livello 4, in quanto i primi tre livelli sono limitanti. Il livello 4 mette la persona in una condizione di diversa percezione di sé, e quindi nella consapevolezza di ciò che vuole realmente e nell’azione verso la sua stessa gratificazione.

Ho trovato interessante il significato che viene attribuito a ciascun livello, ma soprattutto al livello 4, e alle affinità tra questa parte dell’approccio osteopatico e la struttra di processo della sessione di coaching evolutivo. Il livello 4 è composto da tre stadi, il 4 meno, il 4 zero e il 4 più.

Nello specifico, il paziente che si trova al livello 4 meno, si trova in una condizione di dubbio, l’individuo inizia a porsi delle domande, è in una fase in cui a livello fisico ha una sensazione di fragilità.

Ho riscontrato una analogia tra questo stadio dei livelli di ronda emozionale e la crisi di autogoverno che porta alla domanda di coaching, partendo dalla quale il coach accompagna il coachee nell’esplorazione del suo argomento, di ciò che lo ha posto in una situazione di impasse, per poter definire il suo obiettivo (di sessione).

Al livello 4 zero, il cambiamento da parte del paziente è attuato, ma solo a livello di programmazione, quindi l’individuo inizia a comprendere cosa vuole ma non sa come attuare questo cambiamento.

Questa condizione è analoga alla fase di elaborazione della sessione di coaching, in cui il coach stimola il potenziale del coachee e, avvenuta una mobilità, ovvero il potenziale in azione, si lavora sulla consapevolizzazione di quel potenziale come risorsa e quindi alla sua valorizzazione.

Il passo successivo nell’evoluzione della ronda è il livello 4 più, che corrisponde alla fase di esecuzione, in cui l’individuo è nell’azione, nell’agire, per il raggiungimento dell’obiettivo che si è prefissato.

Nella comparazione tra le due metodologie, in questa fase, nella sessione di coaching, ci troviamo nella fase esecutiva della struttura, in cui il coachee definisce un piano d’azione per il raggiungimento del suo obiettivo (di extra-sessione).

 

Concludo questo percorso di comparazione tra il coaching evolutivo e l’osteopatia somato-emozionale, con un’ultima ma fondamentale affinità riscontrata tra il coach e l’osteopata. Entrambi si pongono in modo neutro nei confronti del loro coachee/paziente, in una relazione simmetrica, complementare nei ruoli e asimmetrica nel contenuto.

Durante il corso di coaching mi aveva colpito molto la definizione di “disorientamento positivo”, un ossimoro che ben descrive uno dei principi di base affinchè si intauri ed inizi una relazione di coaching; riguarda la totale apertura, l’assenza di preconcetti, una piena disponibilità da parte del coach nei confronti della persona/coachee che si trova davanti. Sono questi i punti cardinali della figura del coach.

A supporto di questi capisaldi, il coaching evolutivo, attraverso i suoi teorici Pannitti e Rossi, dona alla figura del coach un altro “strumento” che definirei come una vera e propria bussola a cui fare riferimento durante un percorso di coaching, il C.A.R.E. (creato da Pannitti e Rossi), il cui significato racchiude in sé il metapotenziale umano in continua evoluzione: (in sintesi) come il coachee è in un continuo percorso di ascolto e cura di sè, anche il coach deve essere sempre Consapevole di ciò che sente per sé stesso e per l’altro; Autodetermina la propria posizione, le proprie scelte; è Responsabile delle sue azioni; verso l’Eudaimonia.

Si tratta di un continuo lavorare su sé stesso, concentrandosi su pensieri, emozioni e corpo, nel suo percorso evolutivo.

Con questi presupposti si crea tra il coach e il coachee una relazione in cui il coachee sente la presenza del coach ma senza il coinvolgimento, come in una “danza” (rifacendomi alle parole utilizzate durante le lezioni di coaching evolutivo).

Sia l’osteopata che il coach si pongono in una posizione di accoglienza, come “mezzo” attraverso cui il paziente (e il coachee) si “autocorregge” (citando Moll), è responsabile, nel coaching evolutivo. L’osteopata ha la funzione di specchio, durante il trattamento manuale, come il coach assume questa funzione durante i suoi feedback. Con le parole di Moll l’osteopata è come punto fisso vibratorio, vibrazione che si propaga nel corpo, indotta attraverso particolari tecniche manuali che hanno come obiettivo il ripristino della mobilità, funzione che nel coaching è rappresentata con l’atto vibratorio di ogni singola parola emessa dal coach attraverso le domande, i feedback, e i silenzi, che risuonano nel coachee stimolando una profonda introspezione che porta alla mobilità.

Durante questo studio comparativo ho intuito la potenzialità di una eventuale integrazione di queste due metodologie. Mi propongo di trasformare in risorsa il potenziale di ciascuna di esse: da un lato l’approccio verbale del coaching, dall’altro l’approccio somatico della osteopatia, che hanno come obiettivo il cambiamento, la mobilità, l’evoluzione della persona.

Partendo da questo presupposto, quali risultati si potrebbero raggiungere se la persona (coachee – paziente) lavorasse contemporaneamente con il coach e con l’osteopata?

Il mio progetto è volto a sperimentare concretamente la loro integrazione.

 

Eliana Vitello
Coach professionista diplomato presso la scuola INCOACHING®
Insegnante, traduttrice
Roma
elianavitello@hotmail.com

 

 

Bibliografia

L’essenza del coaching, di Alessandro Pannitti e Franco Rossi, ed. Franco Angeli, 2012, Milano

Slide di approfondimento e appunti di aula presi durante il corso di Professional Coaching tenuto dagli insegnanti Alessandro Pannitti, Franco Rossi e Marco Emma

La ronda delle emozioni e l’osteopatia, di Jean Dominique Moll, ed. Lulu, 2012, Marsiglia

 

 

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