Categoria: Il Coaching e la comunicazione non violenta

Categoria: Il Coaching e la comunicazione non violenta

Il Coaching e la comunicazione non violenta

Quando ero bambina trascorrevo molte ore con un gioco creativo per immagini in sovrapposizione.

C’erano le immagini di sfondo che ritraevano dei bellissimi paesaggi.

E c’erano poi, in scale diverse, le case, le persone, gli animali.

Il gioco consisteva nel sovrapporre le seconde alle prime per creare degli scenari, da cui poi si innescavano storie fantastiche.

Ciascuna immagine era molto bella di per sé, una piccola opera d’arte, ma il risultato che derivava dalla sovrapposizione aveva qualcosa di speciale.

 

Con un salto di alcuni decenni, negli ultimi anni sono entrata in contatto con due nuove “immagini” e ho colto la potenza trasformativa che può derivare dal loro incontro: il Coaching e la Comunicazione Nonviolenta (CNV), sperimentata e teorizzata da Marshall B. Rosenberg negli anni Novanta del secolo scorso.

 

In particolare, ho avuto l’opportunità di formarmi come Coach seguendo il Professional Coaching Program della Scuola di Incoaching (https://www.incoaching.it) e di dedicarmi al corso introduttivo e ad alcuni laboratori di pratica e approfondimento proposti dal Centro Esserci, che, in Italia, condivide e sostiene la missione del CNVC (Center for Nonviolent Communication), promuovendo iniziative finalizzate alla diffusione del processo di Comunicazione Nonviolenta (https://www.centroesserci.it).

 

Prima di descrivere le corrispondenze che ho colto tra il Coaching – in particolare il Coaching evolutivo proposto dalla Scuola di Incoaching – e la CNV, ritengo utile distinguerli, attraverso le loro definizioni.

 

Il Coaching è «un metodo di sviluppo della persona, (…), che si svolge all’interno di una relazione facilitante, basato sull’individuazione e l’utilizzo delle potenzialità per il raggiungimento di obiettivi di miglioramento autodeterminati e realizzati attraverso un piano d’azione» (Pannitti, Rossi, p. 18).

La CNV, invece, è un «approccio alla comunicazione che ci porta a dare dal cuore, invitandoci a connetterci con noi stressi e con gli altri in un modo che permette alla nostra naturale empatia di sbocciare» (Rosenberg, p. 24-25).

 

Un metodo di sviluppo della persona e un approccio alla comunicazione che hanno dunque finalità diverse, ma un presupposto in comune: il valore attribuito alla relazione tra due persone.

Nulla di sorprendente, se si tiene conto che entrambi affondano le loro radici nella corrente della Psicologia umanistica e negli studi di Carl Rogers e richiamano le teorie comunicativo-relazionali che fanno riferimento a Paul Watzlawick e alla Scuola di Palo Alto.

 

La possibilità di approfondire in parallelo il Coaching e la CNV mi ha permesso di intuire come la connessione tra il metodo di sviluppo della persona e l’approccio comunicativo vadano ben oltre il presupposto della relazione: sono vicini oltre che nelle premesse teoriche, anche nell’approccio empatico, negli strumenti proposti e nella struttura.

Tale complementarità ha inoltre suscitato in me il desiderio di approfondire il beneficio che può derivare dalla sperimentazione di attività interne alle sessioni di Coaching che li coniughino entrambi, partendo dagli strumenti che li accomunano, pur nel rispetto delle specificità di ciascuno.

 

Empatia. Essere nel qui ed ora

Per essere efficaci, il Coach e la persona che sceglie la CNV come approccio comunicativo (d’ora in poi lo chiameremo Comunicatore CNV) devono innanzitutto portare avanti un costante lavoro di autoempatia, accogliendo se stessi con la stessa apertura e assenza di giudizio con cui si rivolgono al proprio Coachee/interlocutore.

 

Entrambi hanno quindi bisogno di allenare un costante riferimento al “qui ed ora” (kairos), estraniandosi per il tempo della presenza con sé e con l’altro dalla dimensione cronologica (kronos).

Sia il Coach sia il Comunicatore CNV sono quindi invitati a nutrire l’empatia nei confronti del Coachee/interlocutore.

 

Ma cos’è l’empatia?

A causa dell’uso inflazionato che se ne fa, la parola empatia si spiega meglio attraverso ciò che essa non è, così come viene proposta dalla CNV.

Essere empatici significa evitare la spiegazione, il consiglio, la correzione, la consolazione, la giustificazione, la rassicurazione, l’analisi, la commiserazione, l’interrogazione, la simpatia.

Essere empatici non significa rispondere a quello che l’altro dice con una serie di aneddoti personali che richiamino il racconto appena ascoltato.

L’empatia è dunque una particolare qualità dell’essere presenti nel qui ed ora, attraverso un ascolto che coinvolge l’essere, concentrato sul messaggio. Un ascolto che fa spazio all’altro, alla sua unicità.

 

Il silenzio e il feedback

L’ascolto empatico, detto anche ascolto attivo, si concretizza se si presta attenzione ad utilizzare anche altri due strumenti, proposti sia nel Coaching sia nella CNV: il silenzio attivo e il feedback d’ascolto.

Il silenzio attivo permette di dare spazio alla persona che sta parlando, senza interromperne il pensiero e il ciclo comunicativo.

Il feedback d’ascolto, invece, dà l’opportunità a chi parla di riascoltarsi una seconda volta e, per di più, da una fonte esterna da sé, in un modo quindi più “oggettivo”.

Delle diverse tecniche di feedback d’ascolto proposte nel Coaching, la CNV ne riprende due in particolare: il rispecchiamento e la restituzione.

Con il rispecchiamento, il contenuto è riproposto da chi ascolta utilizzando quanto più possibile le stesse parole scelte da colui che ha parlato.

La restituzione rende all’interlocutore qualcosa che si è percepito (emozione, sensazione) in un determinato passaggio del racconto per proporne la risonanza e l’utilità.

La restituzione permette «di aiutare chi parla a connettersi all’energia vitale che c’è dietro le parole che vengono pronunciate» (Rosenberg, p. 152).

 

Oltre che nell’approccio empatico e negli strumenti utilizzati, il Coaching – in particolare il Coaching evolutivo – e la CNV sono molto vicini anche nella loro struttura.

 

La struttura

1. Fase esplorativa/Osservazione

Entrambi gli approcci partono da una analisi il più dettagliata possibile della realtà di partenza.

La sessione del Coaching inizia con la fase di esplorazione e in particolare con la definizione dell’obiettivo di sessione. Attraverso le domande del Coach, il Coachee può arrivare a definirne le caratteristiche in modo preciso e misurabile, per poterne percepire la rilevanza.

 

In parallelo, il primo step della CNV è l’Osservazione che permette di mettere a fuoco, come attraverso lo zoom di un obiettivo fotografico, lo stimolo, percepito attraverso i cinque sensi, che innesca la comunicazione. In questo modo, quello che viene a galla è ciò che si osserva, distinguendolo da ciò che si valuta, da ciò che si pensa di ciò che si osserva, ascolta, percepisce…

 

2. Fase elaborativa/Sentimenti e Bisogni

La definizione dell’obiettivo permette al Coachee di avere maggiore chiarezza riguardo quello che vorrà portarsi a casa dalla sessione ed agevola il lavoro di elaborazione necessario per il raggiungimento dell’obiettivo stesso.

Per valorizzare il potenziale del Coachee, il Coach può proporre domande finalizzate all’analisi del presente, così come viene percepito, per attivare poi l’immedesimazione in un futuro desiderato in cui l’obiettivo sia stato raggiunto e la percezione della realtà sia diversa, se non migliore.

Nella fase elaborativa della sessione, il Coach può porre al Coachee delle domande che stimolino un racconto emozionale, per far emergere stati d’animo, sensazioni, emozioni, percezioni…

Questo tipo di domande risulta essere particolarmente efficace nelle situazioni in cui il Coach coglie di essere di fronte a possibili resistenze alla mobilità, quali convinzioni limitanti, interferenze interne, blocchi di pensiero.

 

Nell’approccio comunicativo della CNV, alla Osservazione segue il riconoscimento dei Sentimenti che si sono provati di fronte allo stimolo percepito.

Soffermandosi su questo step, Rosenberg rinforza una consapevolezza preziosa per chiunque e in particolare per il Coach, sottolineando come sia generalmente diffusa l’incapacità di riconoscere come ci si sente e a dare un nome ai propri sentimenti e sensazioni.

«Ci viene insegnato ad essere orientati verso gli altri anziché ad essere in contatto con noi stessi. (…) Questa difficoltà nell’esprimere i propri sentimenti è molto comune e, nella mia esperienza, è ancora più diffusa [tra le] persone per le quali sono gli stessi codici di condotta professionale a scoraggiare la manifestazione di emozioni. All’interno della famiglia, quando accade che i membri non riescono a comunicare tra loro, il prezzo da pagare è molto alto» (Rosenberg, p. 62-63).

Questa consapevolezza ha spinto Rosenberg e, a seguire, altri formatori CNV, ad elaborare dei veri e propri vocabolari dei sentimenti, certamente mai esaustivi e integrabili da ciascuno in base alla propria esperienza e sensibilità.

 

Il riconoscimento dei sentimenti permette a Rosenberg di passare al terzo step, l’identificazione dei Bisogni.

 

Nel mio sentire, il riconoscimento del bisogno è il punto di incontro più profondo tra il Coaching e la CNV.

 

Uno degli psicologi che hanno posto le basi per la nascita e l’evoluzione del Coaching, Abraham H. Maslow, ritiene che le capacità siano bisogni. Le attitudini pretendono di essere sfruttate e cessano di protestare soltanto quando vengono adoperate in misura sufficiente.

Sempre nel soddisfacimento dei bisogni anche altri due psicologi statunitensi del secolo scorso, E. Deci e R. Ryan, ripongono la chiave del benessere. Più nello specifico, parlano di tre bisogni psicologici di base che, se sono soddisfatti, portano al benessere e, se contrastanti, conducono al malessere: il bisogno di relazionalità, il bisogno di competenza, il bisogno di autonomia.

 

Se nella riflessione di Maslow, Daci e Ryan il bisogno è segnale di una necessità, per Rosenberg, è qualcosa di più: è un dono, perché richiama ciò che è vivo in noi.

Riconoscere i propri bisogni significa rispondere a due semplici domande: «Che cosa è vivo in noi?» e «Che cosa potrebbe renderci la vita più bella?».

Anziché addossare all’esterno (alle situazioni o alle altre persone) o al proprio interno la causa del nostro sentire, suscitando così il senso di colpa negli altri o verso se stessi, il passaggio vitale è collegare il sentimento al bisogno: solo così aumenta la probabilità di stare bene.

Come nel caso dei sentimenti, anche per i bisogni il nostro vocabolario è assai scarno, dal momento che la nostra educazione ci porta a vedere nei bisogni delle mancanze da intendere anche come colpe. Sono così stati elaborati dei veri e propri vocabolari dei bisogni che possono accompagnare il percorso di consapevolezza.

 

Se per Maslow i bisogni/capacità continueranno a protestare fintanto che non saranno soddisfatti, per Rosenberg i bisogni continueranno a stimolare pensieri di colpa, giudizio o condanna – e nel peggiore dei casi ad alimentare i conflitti – fintanto che non saranno riconosciuti e ascoltati.

 

3. Fase Esecutiva/Richieste

Siamo così giunti all’ultima fase di una sessione di Coaching, quella esecutiva.

Dopo aver individuato il proprio Obiettivo extrasessione, il Coachee è invitato dal Coach a definire il Piano d’Azione necessario per raggiungere questo obiettivo.

Tali azioni devono essere concrete, formulate al positivo e collocate nel tempo: solo così potranno essere di reale aiuto per il Coachee.

 

Anche l’approccio CNV invita a concludere la comunicazione con una Richiesta, concreta e positiva, da formulare verso se stessi o verso gli altri.

Per richiamare uno degli assiomi della comunicazione teorizzati da Watzlawick, una possibile richiesta da fare all’altro può essere il riscontro a quello che si è detto, dal momento che l’essenza della comunicazione non consiste nel messaggio in sé, ma in come il destinatario lo percepisce. L’efficacia della comunicazione può essere quindi misurata attraverso il feedback che si ottiene dall’interlocutore.

 

Prime idee

La possibilità di mettere a fuoco le connessioni esistenti tra il Coaching – in particolare il Coaching evolutivo – e la CNV ha stimolato in me il desiderio di iniziare a progettare attività interne alle sessioni di Coaching che permettano di amplificare i benefici che possono derivare dall’integrazione tra un metodo di sviluppo della persona e un approccio comunicativo basati sulla identificazione del bisogno.

 

Frutto di queste prime riflessioni è un’attività che si può proporre al Coachee nel caso in cui quest’ultimo dimostri difficoltà a dare voce ai suoi sentimenti, alle sue sensazioni e ai suoi bisogni.

In casi come questi, il Coach – che avrà dichiarato preliminarmente il suo interesse ad integrare Coaching e CNV – può stimolare il riconoscimento di sentimenti e bisogni proponendo l’utilizzo degli elenchi stilati da Rosenberg e dai formatori certificati CNV.

Il Coachee è lasciato libero di orientarsi e può essere stimolato a percepire sentimenti e bisogni che non trova scritti, ma che possono emergere grazie allo spunto che deriva da questi strumenti.

 

Questo è solo un primo semplice esempio di come si possa trarre beneficio dall’integrazione di Coaching e CNV e relativi strumenti, tenuto conto del comune interesse a considerare il riconoscimento dei bisogni più profondi la chiave della nostra salute.

 

Bibliografia:

E. Deci, R. Ryan, Intrinsic motivation and self-determination in human behaviour, Plenum Press, New York, 1985.

A. Maslow, Verso una psicologia dell’essere, uscito nel 1962 e tradotto in italiano per i tipi di Astrolabio-Ubaldini (Roma, 1971)

A. Pannitti, F. Rossi, L’essenza del Coaching. Il metodo per scoprire le potenzialità e sviluppare l’eccellenza, Franco Angeli, Milano, 2012.

M. B. Rosenberg, Le parole sono finestre oppure muri. Introduzione alla Comunicazione Nonviolenta, Edizioni Esserci, Reggio Emilia, 2003

P. Watzlawich, La pragmatica della comunicazione umana, uscito nel 1967 e tradotto in italiano per i tipi di Astrolabio-Ubaldini (Roma, 1978).

Come esempio di approfondimento su elenchi di sentimenti e bisogni elaborati da formatori CNV, rinvio a: www.facciamolapace.com

 

Maria Zaccaria

Coach Professionista | Veneto

maria.zaccaria85@gmail.com

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