
L’intelligenza emotiva nel sistema azienda
Introduzione
Come HR Manager, uno dei miei compiti principali è identificare i fabbisogni formativi del personale per colmare eventuali gap di competenze, sia tecniche che trasversali. Per supportare i leader nel gestire le relazioni, guidare il cambiamento e creare una cultura aziendale positiva, oltre a sviluppare competenze tecniche, ultimamente sto dando sempre più importanza a percorsi formativi e di business coaching focalizzati sull’Intelligenza Emotiva. Questa capacità, definita per la prima volta da Peter Salovey e John Mayer nel 1990 nel loro articolo “Emotional Intelligence” sulla rivista Imagination, Cognition and Personality e successivamente sviluppata da Daniel Goleman, nel suo libro “Emotional Intelligence” del 1995, è diventata a mio avviso cruciale nel contesto nel quale attualmente io mi trovo ad operare.
I risultati condivisi nel report “State of the Heart Global 2024”, confermano quanto il tema sia estremamente rilevante e trasversale anche a livello globale:
- I punteggi globali di IE sono diminuiti per quattro anni consecutivi;
- Dal 2019 al 2023, i punteggi medi globali di IE sono calati del 5,54%;
- La Gen Z affronta una crisi di salute mentale ed emotiva alimentata dalla solitudine e dall’isolamento sociale;
- Sul posto di lavoro, il 53,7% della Gen Z ha ottenuto un punteggio di bassa soddisfazione, segnalando un rischio elevato di disimpegno e burnout;
- Dal 2021 al 2023, il burnout è aumentato nel 65% dei settori lavorativi.
Pertanto, in un ambiente sociale e lavorativo sempre più complesso e dinamico, sviluppare l’IE è diventato essenziale per il successo e il benessere delle persone, dei leader, dei loro team e dell’intera azienda.
Cos’è l’Intelligenza Emotiva
Che cosa si intende esattamente con “intelligenza emotiva”?
Secondo Daniel Goleman, l’intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni, oltre a riconoscere ed entrare in empatia con le emozioni degli altri.
L’autore identifica cinque componenti fondamentali dell’intelligenza emotiva:
- Consapevolezza di sé: Riconoscere le proprie emozioni e i loro effetti;
- Autoregolazione: Gestire le proprie emozioni in modo sano;
- Motivazione: Essere guidati da obiettivi interni piuttosto che da ricompense esterne;
- Empatia: Comprendere le emozioni degli altri;
- Abilità sociali: Gestire le relazioni in modo efficace.
Queste capacità non sono innate, ma possono essere sviluppate e migliorate nel tempo grazie alla plasticità neuronale, ovvero la capacità del cervello di cambiare in risposta agli stimoli ambientali.
Perché “allenare” l’intelligenza emotiva
In base alla mia esperienza personale, per favorire il reale sviluppo dei leader aziendali, oltre a migliorare le competenze tecniche, è fondamentale investire anche nella loro crescita personale. L’intelligenza emotiva, secondo la teoria di Daniel Goleman, è cruciale in questo processo. Lo studioso sostiene che, questa capacità migliora il processo decisionale, facilita la risoluzione dei problemi e lo sviluppo delle relazioni interpersonali, permettendo di affrontare le situazioni sociali, comprendere i punti di vista altrui e gestire le proprie emozioni in modo costruttivo ed efficace.
Un articolo del World Economic Forum del 17 febbraio 2020, riporta i risultati di alcuni studi di settore che evidenziano come il 90% dei top performer possieda un’elevata intelligenza emotiva, mentre solo il 20% dei professionisti con le performance peggiori ha un’intelligenza emotiva alta.
Questo risultato nei fatti suggerisce che, sebbene sia comunque possibile avere successo personale e professionale senza padroneggiare la skill dell’intelligenza emotiva, le probabilità che ciò si verifichi sono statisticamente molto basse. In altre parole, l’IE è una componente essenziale alla base del successo, in qualsivoglia modo e contesto lo si intenda.
Strategie di “allenamento” dell’intelligenza emotiva
Nel corso degli anni, ho avuto modo divenire a contatto con diverse strategie per aumentare la consapevolezza e potenziare l’intelligenza emotiva. Di seguito ne propongo alcune che ritengo essere tra le più efficaci:
- Auto-riflessione: Incoraggiare le persone a prendersi del tempo per riflettere sulle proprie emozioni e reazioni può aumentare significativamente il livello di autoconsapevolezza e fornire ulteriori spunti di riflessione per il futuro miglioramento;
- Feedback costruttivo: Fornire feedback chiari, precisi e diretti, aiuta a riconoscere e migliorare anche le competenze emotive e ad acquisire consapevolezza sulle proprie aree di forza e di miglioramento;
- Esercizi di empatia: Utilizzare role-playing e attività di gruppo focalizzate sullo sviluppo dell’empatia, aiuta a mettere in pratica i concetti teorici appresi nei vari corsi di formazione;
- Gestione dello stress: Alternare formazione teorica e pratica per insegnare tecniche di gestione dello stress, come la mindfulness e la meditazione, può incrementare la consapevolezza di sé e degli altri;
- Test di intelligenza emotiva: Il Mayer-Salovey-Caruso Emotional Intelligence Test (MSCEIT) misura il livello di intelligenza emotiva attraverso una serie di domande, valutando la capacità di percepire, utilizzare, comprendere e regolare le emozioni;
- Percorsi di coaching: Focalizzare la propria formazione sul comprendere, sostenere e indirizzare le proprie emozioni e quelle degli altri, può modificare in positivo le dinamiche relazionali, aumentare il benessere e le probabilità di successo in tutti i campi della vita.
Queste strategie non solo migliorano le competenze emotive, ma contribuiscono anche a creare un ambiente relazionale e di lavoro più positivo e produttivo.
Tra tutte le strategie proposte, nel prossimo paragrafo, mi focalizzerò sull’importanza strategica dell’intelligenza emotiva del coach nel percorso di miglioramento di abilità/competenze e nel raggiungimento dei risultati desiderati del Coachee.
Business Coaching e intelligenza emotiva
Nel ruolo di Coach, entrare in contatto con le emozioni del Coachee è inevitabile. Ignorare o evitare queste emozioni non giova né al Coach né al Coachee. Al contrario, sviluppare e utilizzare l’IE per riconoscere e comprendere le emozioni e gli stati d’animo può migliorare significativamente la relazione tra Coach e Coachee, portando benefici per entrambi. Di seguito quelli che ritengo essere i benefici più evidenti:
- Per il Coach: Riconoscere che dietro certe emozioni del Coachee possono nascondersi informazioni importanti, che potrebbero diventare opportunità di esplorazione e scoperta per nuove azioni e soluzioni;
- Per il Coachee: Una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni permette di affrontarle e individuare i blocchi emotivi e mentali che ostacolano il raggiungimento dei propri obiettivi e il cambiamento.
Riportando il tutto al contesto aziendale in cui opero e ipotizzando l’attivazione di percorsi di coaching orientati allo sviluppo dell’intelligenza emotiva nei leader, si possono ottenere diversi e significativi vantaggi sia per l’individuo che per l’intera organizzazione. Di seguito alcuni tra quelli che ritengo maggiormente rilevanti:
- Miglioramento della comunicazione: Leader con alta intelligenza emotiva comunicano in modo più chiaro ed efficace, riducendo i conflitti e migliorando la collaborazione;
- Gestione dello stress: La capacità di autoregolarsi aiuta i leader a gestire lo stress e a mantenere la calma in situazioni difficili, creando un clima più sereno nel team;
- Empatia e relazioni: L’empatia permette ai leader di comprendere meglio le esigenze e le preoccupazioni dei collaboratori, creando un ambiente di lavoro più armonioso e sicuro;
- Motivazione e performance: Leader motivati internamente sono più resilienti e capaci di ispirare i loro team a raggiungere obiettivi ambiziosi;
- Gestione dei conflitti: L’intelligenza emotiva è fondamentale nella gestione dei conflitti. Leader con alta IE affrontano i conflitti in modo costruttivo, cercando soluzioni che soddisfino tutte le parti coinvolte, rafforzando le relazioni nel team;
- Decision making: L’intelligenza emotiva influisce sul processo decisionale. Leader con alta IE prendono decisioni più equilibrate, considerando sia i dati disponibili che le implicazioni emotive e sociali delle loro scelte;
- Leadership trasformazionale: I leader con alta IE sono spesso trasformazionali, capaci di ispirare e motivare i loro team attraverso una visione condivisa e un forte senso di empatia.
- Cultura aziendale: Un’azienda che valorizza l’intelligenza emotiva tende a sviluppare una cultura aziendale più inclusiva e collaborativa, migliorando la soddisfazione dei dipendenti e favorendo l’innovazione e la creatività.
Questi benefici sono molto più evidenti in contesti aziendali in fase di cambiamento, come sostenuto anche da Joshua Freedman e Massimiliano Ghini, i quali sottolineano come i progetti di cambiamento organizzativo spesso falliscano non a causa di una progettazione non ottimale, ma bensì a seguito della mancata e/o non corretta gestione delle dinamiche emotive.
Conclusione
Analizzando i risultati dello studio internazionale State of the Heart 2024 di Six Seconds, emerge che stiamo vivendo una profonda recessione emotiva. Questa situazione è causata da vari fattori, tra cui, vi è la difficoltà di gestire le proprie emozioni, comprenderne il ruolo e liberare un’energia capace di trasformare le situazioni.
Come abbiamo avuto modo di approfondire nei paragrafi precedenti, l’intelligenza emotiva:
- ha il potere di trasformare le dinamiche personali e aziendali, portando benefici stabili e duraturi alle organizzazioni;
- è una componente essenziale per il miglioramento e la realizzazione personale e lavorativa di ogni individuo;
- può essere sviluppata ed allenata attraverso un percorso ben strutturato di Coaching.
In questo particolare contesto assume dunque particolare rilevanza la figura del Coach che, con la sua presenza solida ed empatica e grazie all’intelligenza emotiva, potrà creare uno spazio di fiducia per il Coachee. Proprio questo spazio, totalmente dedicato all’esplorazione delle emozioni nascoste e al supporto del miglioramento delle abilità e competenze del Coachee, diventerà un potentissimo catalizzatore per la valorizzazione del potenziamento delle risorse e delle caratteristiche di quest’ultimo. Sir John Whitmore sul tema:
Personalmente credo che l’Intelligenza emotiva e il Coaching siano inseparabili; infatti, le persone emotivamente intelligenti tendono a comportarsi da Coach anche senza avere frequentato un corso.
Gianluca Carpino
HR Manager | Lombardia
gianluca.carpino@gmail.com
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