Categoria: Oltre il Muro Invisibile: Sbloccare il Potenziale Umano Attraverso il Coaching

Categoria: Oltre il Muro Invisibile: Sbloccare il Potenziale Umano Attraverso il Coaching

Oltre il Muro Invisibile: Sbloccare il Potenziale Umano Attraverso il Coaching

Immagina di camminare in montagna… All’improvviso, davanti a te appare un enorme muro… Ma, vedendolo, provi timore, esiti e ti fermi, convinto che il cammino sia bloccato.

Questa potente immagine di Lee Carroll serve come metafora efficace delle credenze limitanti umane: barriere mentali percepite come reali e insormontabili, ma che spesso si rivelano costruzioni della psiche individuale. Sono questi “muri invisibili” a definire, frequentemente in modo inconsapevole, i confini dell’esistenza di una persona, influenzando profondamente l’autostima, le dinamiche relazionali e la capacità di realizzare le proprie aspirazioni. Sorge quindi una domanda fondamentale: quali straordinarie possibilità si svelerebbero se un individuo imparasse a riconoscere la natura illusoria di tali muri e trovasse il modo di fare quel passo avanti, scoprendo la loro potenziale inconsistenza?

 

Le convinzioni personali, infatti, agiscono come un codice sorgente invisibile che programma la vita di ciascuno. Possono fungere da potenti alleate, infondendo un solido senso di valore personale e la resilienza necessaria per affrontare le avversità, oppure possono trasformarsi in catene che trattengono, impedendo il raggiungimento del livello desiderato in ambito professionale, personale o relazionale. Di fronte a questi blocchi interiori, un percorso comune è quello psicologico tradizionale, approccio prezioso per la sua capacità di indagare il passato, analizzare le cause profonde dei problemi attuali e lavorare sulle “installazioni negative”. Tuttavia, l’immersione nel vissuto individuale, pur essendo fondamentale in molti contesti, può talvolta risultare emotivamente intensa, portando alla luce contenuti dolorosi con una forza che rischia di innescare, quasi per istinto di autoconservazione, meccanismi di autosabotaggio e un temporaneo allontanamento dal percorso intrapreso.

 

È in questo scenario che il coaching offre una prospettiva complementare e distintiva, un approccio definito “proattivo”. Senza negare il significato del passato o le sfide del presente, il coaching orienta lo sguardo e le energie primariamente verso il futuro desiderato. L’obiettivo non è solo risolvere problemi pregressi, ma costruire attivamente la realtà che si vuole manifestare. Il fulcro del processo è la definizione, insieme al cliente, di un obiettivo ispiratore: una visione chiara che accenda la motivazione intrinseca e fornisca una direzione carica di energia positiva. Gli ostacoli, le debolezze e le paure non vengono ignorati, ma inquadrati come sfide da superare lungo il cammino verso la meta, da affrontare con una forza rinnovata derivante dalla chiarezza della visione futura. In tal modo, il coaching diventa un potente catalizzatore di crescita, spingendo l’individuo ad assumersi la piena responsabilità della propria vita, a cessare di essere un passeggero passivo per diventare protagonista della propria storia, mantenendo un equilibrio tra l’eredità del passato, l’azione presente e la proiezione futura.

 

Questa necessità di un approccio orientato al futuro è particolarmente evidente quando si considera il fenomeno dell’autosabotaggio. Si tratta di un meccanismo diffuso; dati come quelli Gallup del 2014 evidenziano come molte persone sperimentino disingaggio o perdita di interesse nel proprio lavoro, spesso sintomo di insicurezza o della sensazione di aver raggiunto un limite invalicabile. Gay Hendricks ha definito questo limite il “problema del limite superiore“. È paragonabile a un termostato interiore che regola inconsciamente il livello di felicità, successo o benessere che una persona si concede di sperimentare. Non appena tale soglia autoimposta viene superata, spesso basata su vecchie paure o credenze, si attiva un meccanismo interno che porta a compiere azioni volte a vanificare il progresso ottenuto, riportando l’individuo nella sua, seppur insoddisfacente, zona di comfort. Come afferma Hendricks: Quando [una persona] inizia a scoprire le sue capacità uniche – il suo genio interiore – è come se provasse una versione modificata di sé. Questo spaventa, e avviene ciò che chiamo ‘il problema del limite superiore’.

 

Le radici di questo limite superiore sono profonde e si trovano nelle esperienze passate: messaggi ricevuti durante l’infanzia, dinamiche familiari, fallimenti precedenti, condizionamenti culturali e sociali, o persino una sorta di lealtà inconscia verso il proprio gruppo di appartenenza. Queste esperienze generano credenze limitanti specifiche (“Se avrò successo, il carico sarà insostenibile”, “Non merito relazioni appaganti”, “Questo livello di benessere non è sicuro”). Hendricks evidenzia un paradosso interessante:

Le persone tendono a conoscere bene il fallimento… Ma poche sanno davvero cosa significhi il successo finché non lo sperimentano… e smettono di sabotarsi. Il limite superiore è, in essenza, un meccanismo di protezione divenuto obsoleto, che mantiene l’individuo ancorato al familiare anche quando questo risulta limitante.

 

Il coaching si rivela uno strumento particolarmente efficace per navigare e smantellare queste dinamiche. Innanzitutto, facilita la presa di coscienza delle credenze limitanti e dei pattern di autosabotaggio, spesso operanti a livello inconscio. Offre uno spazio protetto per affrontare le paure sottostanti – paura di eccellere, di fallire a un livello superiore, di non essere all’altezza – trasformandole in consapevolezza e risorse. Il processo di coaching amplia la visione delle possibilità, aiutando il cliente a pensare al di là dei confini abituali e a immaginare scenari futuri più allineati ai propri desideri profondi. Cruciale è anche lo sviluppo della resilienza al cambiamento, poiché ogni passo evolutivo significativo comporta un certo grado di incertezza e disagio; il coaching supporta il cliente nell’attraversare questa fase senza ricadere negli schemi precedenti. Questo lavoro si fonda sulla comprensione della catena Credenza Sentimento Azione: intervenendo sulla credenza originaria, si possono modificare le emozioni e, di conseguenza, i comportamenti e i risultati. Ignorare queste credenze è come lasciare accumulare rifiuti in un sacco della spazzatura mentale: inizialmente l’odore può essere ignorato, poi ci si abitua, ma il contenuto continua a fermentare, corrodendo il benessere interiore e potenzialmente compromettendo le relazioni interpersonali. È necessario un atto di consapevolezza per decidere di liberarsene.

 

Per facilitare questa trasformazione, il coaching utilizza tecniche specifiche. La Riformulazione (Reframing) aiuta a cambiare la cornice interpretativa di eventi e situazioni, modificandone il significato e l’impatto emotivo, sfruttando principi cognitivi come l’Effetto Framing o l’Avversione alla Perdita. Si lavora anche per rendere più consapevoli le Euristiche, le scorciatoie mentali (come il Sistema 1 vs Sistema 2 di Kahneman) che guidano le decisioni quotidiane. La Definizione di Obiettivi (Goal Setting) chiari e motivanti sposta il focus mentale dalla negatività all’azione costruttiva. Infine, l’Ascolto Attivo – profondo, empatico e non giudicante – da parte del coach crea il contesto di fiducia indispensabile affinché il cliente possa esplorare e ristrutturare le proprie convinzioni più radicate.

Come suggerisce l’esempio di Mark Twain sul confronto tra culture, le credenze sono spesso ereditate e culturalmente modellate. Per questo, è fondamentale che anche il coach si impegni in un continuo lavoro personale per riconoscere e gestire le proprie convinzioni, attraverso strumenti specifici, formazione continua, training e contatto profondo con prospettive culturali diverse.

 

In conclusione, le convinzioni errate e i limiti autoimposti possono ostacolare significativamente la piena espressione del potenziale umano. Tuttavia, la consapevolezza che questi limiti sono spesso costruzioni mentali e che esistono approcci strutturati come il coaching per affrontarli apre la strada a una trasformazione profonda. Si tratta di un percorso che richiede impegno e costanza, ma i cui benefici – una vita vissuta con maggiore libertà, autenticità e realizzazione – rappresentano un investimento prezioso per l’individuo. La possibilità di superare i propri muri invisibili e compiere un “grande salto” evolutivo è concreta.

 

Nataliia Telnova

Facility&Real Estate manager | Lombardia

telnova.nataliia@gmail.com

No Comments

Post a Comment

Chiama subito