Categoria: Punti di contatto tra drammaterapia e Coaching

Categoria: Punti di contatto tra drammaterapia e Coaching

Punti di contatto tra drammaterapia e Coaching

Il presente elaborato ha l’obiettivo di illustrare i principi della drammaterapia e il metodo del coaching, focalizzandosi sui loro elementi in comune.

 

1. Drammaterapia: definizione e principi

“La drammaterapia è uno strumento per comprendere ed alleviare problemi psicologici e sociali, la malattia mentale e l’handicap; per facilitare l’espressione simbolica con la quale l’uomo, sia come individuo che come gruppo, può entrare in contrasto con se stesso attraverso forme creative che implicano la comunicazione fisica e vocale”. Può essere definita come l’uso intenzionale del processo del dramma/teatro per raggiungere lo scopo terapeutico di cura sintomatica, integrazione emozionale e fisica e crescita personale. E’ una forma d’arte drammatica che mira al miglioramento della qualità della vita delle persone coinvolte, attraverso l’esplorazione guidata in scene di varie possibilità di essere al mondo e con gli altri. Gli obiettivi dei drammaterapeuti sono intesi nell’accezione di “cambiamento comportamentale”. Questi cambiamenti possono verificarsi nella consapevolezza: ciò significa che un individuo può percepire la relazione con se stesso, con gli altri, o con un ambiente socio-politico in maniera diversa. Possono verificarsi nell’azione: ciò sta a significare che attraverso il processo della terapia un individuo può cominciare ad agire nel mondo in modo differente verso se stesso, gli altri e la comunità. Il teatro diventa cura: l ‘attore è visto come soggetto del cambiamento poiché, attraverso l’esperienza teatrale, giunge ad una crescita di benessere personale, in termini di fiducia in se stessi, autoconsapevolezza, ironia e apertura mentale. La drammaterapia cerca di convogliare questa tensione trasformativa contenuta dell’atto del fare teatro verso il miglioramento dell’equilibrio interno del partecipante. L’azione teatrale deve raccontare qualcosa e, quindi, non può fare a meno della dimensione narrativa, della fabula, del racconto dell’anima. In questo spazio-tempo speciale del qui ed ora avvengono delle azioni che raccontano storie, storie che hanno a che fare con la vita umana, con valori, pensieri, sentimenti, emozioni, desideri che appartengono all’anima dell’individuo nel suo essere con gli altri.

Di seguito i principi fondamentali della drammaterapia: il gioco, la narrativa e i ruoli.

Il contesto del gioco è immaginativo e spontaneo, caratterizzato dalla qualità di trasformazione della realtà oggettiva in rappresentazioni soggettive. Il gioco si trasforma in un’esperienza magica e terapeutica insieme quando è inserito in un processo capace di introdurre il contatto tra il soggetto e la realtà. Una scena giocata ha delle caratteristiche che oscillano tra la memoria, la favola, il sogno e l’avventura, tra il narrare, il vedere e il fare. Il gioco ha funzione di attivatore del processo trasformativo, sia nella direzione di tradurre i pensieri in immagini, sia in quella inversa di trasformare le immagini visive in pensiero. Il gioco, usato come risposta associativa alla narrazione, quando viene guardato in modo analogo a un sogno che si sviluppa nel “qui e ora” sul racconto, conduce il soggetto alle porte dell’inconscio e ha funzioni trasformative sui partecipanti. Nella messa in gioco di un racconto, infatti, non è tanto importante la ricerca del significato, quanto la possibilità di dare nuovo significato a ciò che viene giocato. In drammaterapia, come interpreti di ruoli, le persone hanno la facoltà di ricreare se stessi, evolvendosi, provando nuovi modi di stare nel mondo. Ogni ruolo ha implicazioni psicologiche a seconda di quanto si avvicina o allontana dalla realtà; alcuni ruoli sono raffigurati in forma altamente realistica, altri in forma intensamente astratta ed altri ancora in una combinazione delle due. Lo stile in cui si interpreta un ruolo determina il grado di sentimento e di pensiero acquisito dall’interprete. Ogni personalità comprende un sistema di ruoli che si sviluppa quando le persone acquisiscono ruoli dall’ambiente sociale e generano nuovi ruoli costruendo versioni diverse della loro identità. All’interno del sistema di ruoli molti di essi tendono a essere abbinati alle loro controparti; il sistema di ruoli ideali è quello in cui ogni ruolo e la relativa controparte sono in equilibrio. Lavorando per raggiungere l’ideale dell’equilibrio, spesso immersi in una conflittualità di ruoli, si continua a crescere psicologicamente. Il lavoro della drammaterapia consente di sperimentare le diverse possibilità di distanza, attraverso progressivi spostamenti fino a trovare il punto di equilibrio.

 

2. Metodo del Coaching: elementi chiave

Il coaching è un potente metodo di sviluppo che si fonda su tre elementi caratterizzanti: l’instaurazione di una relazione facilitante tra il coach e il cliente (coachee), lo sviluppo del potenziale del coachee, l’individuazione di obiettivi concreti conseguiti attraverso piani d’azione autodeterminati. Le origini e lo sviluppo del metodo del coaching può essere compresa solo illustrando alcuni elementi fondamentali che riporto di seguito. Il termine “coach”, in inglese, significa allenatore/insegnante ma anche carrozza/vettura, quindi, rimanda al doppio significato sia di allenamento sia di accompagnamento. Questi due elementi sono il nucleo centrale dell’essenza del coaching e della relazione tra coach e coachee. Con l’uso delle domande efficaci, il coachee viene aiutato ad acquisire uno sguardo nuovo e consapevole sui pensieri e sulle situazioni che affronta, sostenuto nel miglioramento delle sue prestazioni o nella risoluzione dei suoi problemi, incoraggiato nell’evoluzione personale verso la propria eccellenza e il proprio benessere.

Le azioni che un coachee decide di intraprendere durante il percorso di coaching, funzionali al proprio obiettivo e che vanno a costruire il suo personale piano d’azione, saranno tanto più efficaci e appaganti se prenderanno consapevolmente e responsabilmente in considerazione le sue potenzialità caratterizzanti, le competenze e le attitudini proprie. E’ la motivazione interna la leva principale che consente al coachee di pianificare le azioni, di sperimentare, di fare le sue scelte. Senza una buona consapevolezza e la valorizzazione del proprio potenziale, il percorso evolutivo risulta limitato. È la consapevolezza quindi che il coach allena nel coachee insieme alle sue potenzialità caratterizzanti, al fine di poterle utilizzare come risorse personalmente mirate a supporto delle azioni da intraprendere. Pertanto, in un percorso di coaching proficuo, il coachee farà dei passi in avanti nella conoscenza di sé e delle proprie potenzialità.

La domanda di aiuto e la richiesta di un intervento di coaching, nasce solitamente da una “crisi di autogoverno” ovvero una sorta di loop in cui il pensiero del coachee è statico, ripetitivo e non consente di uscire dal problema percepito. Il coach dovrà capire qual è la realtà percepita dentro cui si muove il coachee attraverso una sua narrazione dettagliata e ordinata del suo presente percepito. Nella fase di esplorazione, pertanto, il coach raccoglie le informazioni per far emergere il bisogno del cliente in modo esplicito. Contestualmente, il coach comprenderà qual è il vissuto e percepito del cliente rispetto al suo futuro desiderato di miglioramento e cambiamento. Il Coach stimola nel coachee la capacità di “pensiero laterale” al fine di aumentare l’efficacia nella risoluzione di problemi. E’ un’alternativa al “pensiero verticale”, cioè quella modalità logica che consente spesso un’unica soluzione ostacolando un cambio di prospettiva verso il problema. Il coaching contribuisce quindi alla capacità di pensare fuori dagli schemi per evitare di rimanere nel circolo vizioso caratterizzante la crisi di autogoverno. Il coach stimola l’esplorazione l’apertura mentale e la consapevolezza che aiuteranno il coachee a trovare la via giusta e funzionale verso la soluzione desiderata, sgretolando eventuali idee stereotipate, pensieri rigidi e standardizzati. Il miglioramento e il cambiamento saranno possibili grazie all’azione del coachee, che passa dalla sua motivazione, il vero motore della mobilità. Infatti, se la motivazione è intrinseca, ovvero interna all’individuo, darà luogo all’espressione massima del potenziale, a differenza della motivazione intrinseca che è sollecitata dall’esterno e soggetta a premi o punizioni. La motivazione intrinseca sta alla base dell’autodeterminazione e pertanto le azioni del coachee saranno caratterizzate da un equilibrio tra la componente di sfida e quella di crescita e ampliamento delle proprie capacità e zone di apprendimento. Questa attivazione del coachee rafforza l’individuo e lo accompagna nel suo percorso verso il raggiungimento dei propri obiettivi portati nel percorso di coaching, attraverso il piano d’azione che verrà definitivo nelle singole sessioni.

 

 

3. Punti di contatto tra drammaterapia e coaching

Nella tabella sotto riportata vediamo come questi elementi siano comuni ai due approcci con sfumature affini:

  •  Cura di sé: la persona che fa la richiesta di un percorso decide di mettersi al centro della sua vita e di mettersi in discussione: la drammaterapia diventa strumento che mira al miglioramento della vita e cura del sé, con scopo terapeutico e il coaching mira a scoprire le potenzialità e sviluppare l’eccellenza, appropriato per chiunque necessita di miglioramento o cambiamento. Il coach nel prendersi cura del coachee lo spinge e farlo con se stesso.
  •  Tempo del qui ed ora: nella drammaterapia, dentro il racconto e le storie, nello spazio-tempo speciale del qui ed ora, avvengono delle azioni che hanno potere trasformativo come per la sessione di coaching che, nel kairos, nel qui ed ora, il coach accetta il coachee nella sua posizione e sta accanto a lui nel suo tempo.
  • Racconto/narrazione: nella messa in gioco di un racconto di drammaturgia, il partecipante ha la possibilità di dare nuovo significato a ciò che viene narrato; nel racconto del coachee al tempo stesso, ci si gioca su tre dimensioni: passato, presente e futuro. Il racconto del coachee si gioca su tre dimensioni: passato, presente e futuro. Tale momento di verbalizzazione rappresenta per lui un’occasione di specificazione della sua domanda di coaching ed è già di per sé produttiva.
  • Pensiero verticale/pensiero laterale (creatività): nel percorso di drammaterapia viene stimolato il partecipante con strumenti diversi del teatro; si alternano verbalizzazione e gioco, stimolando la creatività che permette di scoprire parti nuove di sé e trovare nuovi equilibri; anche nelle sessioni di coaching viene stimolato sia il pensiero verticale sia quello laterale, creativo del coachee. L’apertura mentale e il pensare fuori dagli schemi spezza il circolo vizioso di stallo.
  • Consapevolezza e felicità: L’esperienza teatrale porta ad una maggiore auto/consapevolezza, cambiamento comportamentale, crescita del benessere personale, fiducia in se stessi, felicità. Anche nel percorso di coaching si passa dalla consapevolezza di sé, delle proprie potenzialità e di come si alleano trasformandole in azioni concrete si arriva alle esperienze ottimali (Flow) che portano a emozioni positive, di felicità
  • Cambiamento nell’azione e con l’azione: l’attore è visto come soggetto del cambiamento. La drammaterapia, che ha in sé una tensione trasformativa, permette il miglioramento dell’equilibrio interno del partecipante. Al tempo stesso il coachee inizia a migliorare la sua situazione problematica con azioni e obiettivi a breve termine fino ad un cambiamento di contesto e relazioni se struttura piano d’azione con obiettivi a medio-lungo termine.

 

Concludendo, sia la drammaterapia sia il coaching, sono due strade, per la serenità, da provare!

 

 

Laura Iavarone
Psicologa e Coach Professionista INCOACHING®
Roma
iavarone.laura@yahoo.it

 

 

 

Bibliografia

Landy,R.J.,(1986) “Drammaterapia: concetti, teorie e pratiche”. Roma, Edizioni Universitarie Romane.

Scategni,W., (1996) “Psicodramma e terapia di gruppo: spazio e tempo dell’anima”. Como, Red Edizioni.

Pitruzzella,S., (2003) “Persona e soglia: fondamenti di Drammaterapia”. Roma, Armando Editore.

Pannitti, A. e Rossi F- (2012) “L’essenza del Coaching- Il metodo per scoprire le potenzialità e sviluppare l’eccellenza”. Milano, Franco Angeli.

 

 

 

 

 

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