
Sintonizzazione come criterio di scelta. Come applicarlo?
Le fiabe non mentono
Tutte le storie hanno bisogno di un luogo fertile per venire alla luce, attraverso cui possono vivere, esprimersi, arricchirsi ed evolversi.
Tutte le relazioni hanno bisogno di spazi in cui crescere, in cui mostrarsi senza indugi, in cui liberarsi dai paesi e in cui essere accolte nella loro vulnerabilità.
Così è un setting del Coaching, quando la sessione con il Coachee è guidata dalla volontà di sintonizzare corpi, parole, stati d’animo, intenzioni, motivazioni e volontà.
L’etimo della parola ellenica contiene in sé la sua potenza: deriva da syn ovvero con, insieme e da tònos cioè tono, per indicare un accordo di suoni.
Nello specifico intonare presuppone l’abilità di armonizzare cioè rendere coerente e corrispondente i suoni di diversa provenienza, accordati alla buona forma dell’armonia.
Nel coaching i suoni diventano più propriamente frequenze emotive.
In quest’ottica al Coach è richiesta proprio la capacità di saper metter in sintonia, cioè di rendere sintonici tutti gli elementi di una relazione facilitante con il Coachee.
In che modo devo fare?
La sintonizzazione, all’interno di un dialogo efficace, è cosa che richiede una certa cura ed attenzione, l’effetto è generato quindi da una scelta da parte dal Coach ma necessita poi di trovare un accordo empatico con l’altro.
E la scelta, in quest’ottica, si sorregge sulla convenienza dello scambio reciproco: tono, parola, ritmo… tutto si modula in funzione della risposta dell’altro, a partire dalla intima disponibilità a mettere pensiero critico e pensiero creativo reciprocamente asserviti l’uno all’altro, per evitare che la comunicazione si trasformi in un sordo monologo interiore.
L’efficacia di una comunicazione, data dalla pratica della sintonizzazione, nasce a partire da alcune consapevolezze:
- Ogni dialogo è campo di reciproca influenza, ovvero due mondi che interagiscono.
- Ogni scambio comunicativo nasce da un atto intenzionale che segue uno scopo e un obiettivo, rispondendo alla domanda intima: quale vantaggio è tutelato in quello che sto dicendo?
- La relazione evolutiva è sempre frutto di una co-creazione, un duale che si mette in azione con disponibilità all’incontro e all’ascolto.
- Ogni sintonizzazione si edifica a partire dal bisogno reciproco di riconoscimento. E questo scaturisce a partire dal reciproco e ricorsivo apprezzamento.
- Il riconoscimento, all’interno di una relazione, crea motivazione, agisce la proattività, spinge lo sguardo a indagare e a problematizzare ciò che è saputo, scontato, convenzionato, già appreso.
Il punto è il seguente: quando entriamo in relazione con il Coachee siamo sempre lucidi e vigili di fronte a queste conoscenze di metodo?
Per far si che una sessione di Coaching si trasformi ogni volta un’esperienza vivida per entrambi i soggetti coinvolti, la parola chiave della sintonizzazione diviene allora riconoscimento… nel senso mutuato dalla psicologa Jessica Benjiamin: “Ha a che fare con l’accorgersi, con il fatto che siamo predisposti ad essere sensibili a quello che l’altro sta facendo, alla sua risposta, al modo in cui lo faccio sentire e al modo in cui faccio sentire l’altro, se sento che l’altro sta facendo qualcosa a me o con me e viceversa”.
Si apre così una nuova spirale di senso… per approfondirla continua a seguirci sul nostro Blog.
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In esclusiva per INCOACHING®, testo di Simona Rebecchi – Coach professionista diplomata INCOACHING®
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