Categoria: Il Coaching e i significati dei Tarocchi di Marsiglia

Categoria: Il Coaching e i significati dei Tarocchi di Marsiglia

Il Coaching e i significati dei Tarocchi di Marsiglia

Il mio primo incontro con i Tarocchi risale a 16 anni fa, quando, costretta da invalidanti attacchi di panico, ho scelto di intraprendere un percorso di psicoterapia. La mia psicologa, oltre ad essere artista consapevole della parola, utilizzava i Tarocchi di Marsiglia ed io ne sono rimasta affascinata tanto che da allora anch’io li studio e li consulto. Se a molti di voi la mente va alla chiromante, la tarologia  nulla ha a che vedere con la lettura delle carte per la predizione del futuro, nessuna pretesa divinatoria, nessuna sfera di cristallo! Alla tarologia, questo il termine che indica lo studio e la lettura dei Tarocchi di Marsiglia, interessa il presente e non il futuro!

Probabilmente il nesso tra la tarologia e il coaching non è così intuitivo, ma io stessa ho riscontrato numerosi punti in comune tra il lavoro del coach e quello del tarologo man mano che il corso avanzava e mi addentravo nel cuore del metodo.

Ma cosa sono i Tarocchi? E’ un mazzo composto da 78 carte, 56 Arcani Minori, (lame divise in quattro semi di coppe, denari, bastoni e spade, con l’aggiunta di cavalieri, fanti, re e regine) e 22 Arcani Maggiori. Per comprendere la funzione dei Tarocchi e i loro significati, dobbiamo fare riferimento a Carl Gustav Jung, il famoso psicanalista svizzero e ad Alejandro Jodorowsky, artista poliedrico e studioso cileno. E’ proprio grazieagli studi di Jung sui concetti di sincronicità, archetipo e inconscio collettivo che Jodorowsky comprende il linguaggio universale espresso dai tarocchi e intuisce la loro funzione di guida e di mezzo di autotrasformazione.

Già negli anni 30 Jung aveva compreso che l’osservazione e la meditazione sull’archetipo sollecita e libera le parti “ombra” della personalità e consente un lavoro di indagine interiore che porta il consultante a far emergere risposte che risiedono nel proprio sé, nella propria anima.

Sappiamo che ogni individuo custodisce in sé ogni risposta riguardo la propria esistenza, ma ha necessità di ricercare uno stimolo che lo aiuti a far riaffiorare tale risposta, che lo conduca ad una visione differente del problema e quindi ad affrontarlo responsabilmente apportando un cambiamento di prospettiva. Ecco che il simbolo/archetipo diviene un valido aiuto per scoprire, sciogliere, liberare blocchi e situazioni, mettendo in comunicazione la parte conscia con quella inconscia.

Il metodo junghiano di esplorazione degli archetipi e dei simboli permette di sviluppare un utilizzo etico delle carte che accompagna la persona lungo un viaggio responsabile ed evolutivo.

Il figlio di Alejandro Jodorowsky, Cristobal scrive:

“I tarocchi sono qualcosa di potente perché hanno il dono di aiutare l’altro a trovare il proprio destino; ad ascoltare la propria voce perché parlano dentro ciascuno di noi.  Questa è la via che seguo è per questo che si chiama la via dei tarocchi, perché è una via, è una strada.”

Queste sono le parole che ci conducono all’individuazione degli elementi in comune con il coaching:

 

1. La via dei tarocchi e il viaggio evolutivo del coaching

Entrambi i metodi usano la metafora del viaggio, della strada, del percorso evolutivo. Il coaching prende il nome dal significato di coach, cioè carrozza prima ancora che allenatore. La carrozza ti porta da un luogo ad un altro, il coach ti guida da uno stadio evolutivo ad un altro, finalizzato al tuo miglioramento ed al benessere. I tarocchi, ed in particolare i 22 Arcani maggiori, rappresentano un percorso evolutivo verso la piena realizzazione. Fatta di equilibrio tra i quattro centri energetici fondamentali dell’uomo: dell’energia fisico-materiale, di quella mentale, emozionale e creativo-sessuale.

 

2. Il valore del potenziale

Sostenere che sia il coach che il tarologo non sono consulenti e non devono dettare consigli e soluzioni, è possibile grazie alla consapevolezza che ciascun essere umano possiede le risorse necessarie per realizzarsi e trovare le risposte più adatte a sé. Per entrambi i metodi è infatti fondamentale il concetto di potenziale, ovvero quell’unico e speciale cocktail di “capacità che attendono solo di essere liberate” (da “Coaching” di John Whitmore) con i giusti stimoli ambientali.

Tra gli Arcani Maggiori è il Mago, con il numero I, che meglio rappresenta il concetto di potenzialità. Per il Mago tutto è possibile: sopra il tavolo tiene tutto ciò che gli serve e una borsa, come una cornucopia, che possiamo immaginare dal contenuto inesauribile. Il Mago indica un inizio, ma è anche un giovane che ha talento e potenziale, deve soltanto agire per scoprirlo e trasformarlo in risorsa agita. Il Mago ha parecchia strada da fare e spesso vive la difficoltà di scegliere tra il “tutto è possibile” tipico della giovinezza.

Il tema del giovane che possiede tutto in potenza per realizzarsi è un tema ripreso da James Hillman, filosofo e psicanalista junghiano, con la sua teoria “della ghianda”, secondo cui tutti gli esseri umani vengono al mondo con una precisa immagine ontologica.  “Se sei una ghianda non potrai che diventare una quercia, un giorno”. E’ il daimon: quell’essere divino (o realtà psichica) che già Platone e Aristotele definivano vocazione o inclinazione, che identifica ciascuno di noi.

Il coaching getta le sue fondamenta metodologiche sulle teorie psicologiche e pedagogiche ormai per lo più concordi sul fatto che il potenziale di sviluppo personale, pur variando da individuo ad individuo, per potersi realizzare, ha bisogno della giusta stimolazione ambientale.

 

3. La vocazione

Questa tensione verso la propria vocazione, è ben espressa nei Tarocchi di Marsiglia. La carta numero XX è il Giudizio, la penultima carta che precede Il Mondo, la piena realizzazione. In un gioco speculare tra i 22 arcani, ci accorgiamo che Il giudizio dialoga direttamente con la carta n. I, il Mago: “un giovane, lungo il cammino dell’iniziazione, che già possiede tutto quello che gli serve per diventare ciò che è, e che riceve la chiamata irresistibile della nuova coscienza.” (La via dei Tarocchi). Nella carta XX, la chiamata è rappresentata dall’angelo che suona la tromba e la rinascita dalla figura umana azzurra che esce da un sepolcro.

Per Hillman ogni persona dovrebbe considerare la propria vocazione come il dato fondamentale della propria esistenza, una volta trovata la propria vocazione, la propria stella, tutto il suo essere è intrinsecamente motivato a metterla in atto, nonostante gli ostacoli che la vita presenta.

La domanda più difficile, ma la più importante è: “chi sono io?” ovvero “qual è la mia vocazione?”, “Sono una quercia o vogliono gli altri che lo sia?…”

Che sia difficile comprendere la propria vocazione lo dimostra un dato empirico: quanti di noi si sentono di essere pienamente se stessi, di vivere la loro vita allineati con il loro vero sé, di avere la sensazione di avere imboccato il giusto sentiero che conduce all’autorealizzazione? I tarocchi, infatti, non pongono la carta della “chiamata”/vocazione, all’inizio del percorso evolutivo, perché fa parte del cammino evolutivo rispondere a questa chiamata, è ciò che provoca la giusta tensione verso il sé autentico.

 

4. L’autenticità

Un’altra parola chiave è l’autenticità.

Nei Tarocchi l’autenticità è un valore a cui tendere  e si sposa con il concetto prima esposto di risposta alla propria vocazione, unica e personale. L’arcano XVII, La Stella, rappresenta il primo essere umano nudo dei Tarocchi, è l’essere umano nella sua verità. Con esso comincia l’avventura dell’essere che è giunto alla purezza. La Stella non ha nulla da nascondere e deve soltanto trovare il proprio posto nel mondo ove realizzare, con l’azione, la sua natura profonda. Azione fedele (autentica appunto) alle proprie aspirazioni.

Il concetto di autenticità si lega a quello di vocazione e realizzazione. L’etimologia della parola autentico svela infatti una verità nascosta: la radice greca autón significa “se stesso”; pertanto autentico significa essere se stessi, fino in fondo!

Scegliere la via tracciata dai Tarocchi significa scegliere un percorso di autenticità e di crescita sul piano materiale e spirituale. Quanto più “onestamente” saranno vissuti gli Archetipi, tanto più la lettura sarà un terreno di incontro con se stessi.

Come imparo a conoscere le mie potenzialità e a trasformarle in risorse? Come comprendo qual è la mia vocazione? Come affronto la crisi di autogoverno? A queste domande centrali entrambi i metodi che stiamo mettendo a confronto, così rispondono: con l’azione!

Il coaching pone nel piano d’azione uno degli elementi imprescindibili, in quanto permette la messa a terra di un desiderio spesso vago e indefinito, trasformandolo in un obiettivo concreto e raggiungibile attraverso la pianificazione di singole azioni autodeterminate. La realizzazione dei piani di azione permette al coachee di accrescere il suo senso di autoefficacia e di percepire la possibilità di raggiungere il futuro desiderato, alimentando un circolo virtuoso.

E i tarocchi? Quale contributo ci danno in questo senso? Anche negli Arcani Maggiori troviamo nel percorso evolutivo ed in quanto tale in movimento, numerose carte che suggeriscono il concetto di azione, primo fra tutti Le Mat, l’unica carta senza numero in quanto non ha una posizione determinata all’interno del mazzo. Il Matto, che rappresenta un uomo in cammino incalzato da un cane blu, con bagaglio leggero, va. E’ l’eterno viaggiatore, il pellegrino, colui che ricerca. E’ in cammino verso l’evoluzione e la pura libertà. Metaforicamente rappresenta la forza vitale e l’energia che muove.

 

5. La funzione della crisi

Cosa accomuna colui che si rivolge ad un coach rispetto a chi si rivolge al tarologo? Entrambi stanno vivendo una crisi di autogoverno, c’è qualcosa, nella loro vita, che li blocca, li rende insoddisfatti, che non riescono a comprendere, un desiderio che non riescono a realizzare. Si tratta di una nebbia, o un fitto bosco in cui non si riesce più ad orientarsi; capita che ci si senta persi oppure di percorrere sempre lo stesso cammino che non porta alla destinazione desiderata. Questo stato funge da stimolo al chiedere aiuto. Una relazione di coaching comincia così, con la richiesta d’aiuto per risolvere la cosiddetta crisi di autogoverno.

Verificata la presenza della coachability, ovvero della reale predisposizione ad impegnarsi e ad assumersi la responsabilità di un cambiamento, il coach fa leva sulla motivazione del coachee di migliorare e/o di ottenere ciò che desidera. Quello che ci insegnano i tarocchi è che la crisi non ha un significato negativo, ma propedeutico alla crescita interiore. L’Arcano che rappresenta la crisi è il numero VIIII (è scritto così correttamente  – e non IX – perché i tarocchi sono solo progressivi, quindi la numerazione procedere per addizione e mai per sottrazione), l’Eremita.

L’Eremita appare come un anziano signore che con una mano sorregge una lanterna e con l’altra un bastone rosso, ai cui piedi appare un libro aperto, simbolo del sapere. Simboleggia una crisi in cui bisogna cadere e un cambiamento che va affrontato. Suggerisce anche l’aiuto di un maestro,  di un terapeuta o di una guida. L’Eremita illumina il passato con la sua lanterna, ma procede a ritroso verso un futuro ignoto incitandoci a vivere la crisi con coraggio.

La parola crisi deriva dal greco: crisis che significa scelta, decisione, concetto che ci conduce nuovamente a quello di azione, scegliere significa fare qualcosa, sbloccare la situazione. Ed è con il superamento della crisi che si raggiunge La Ruota della Fortuna (Arcano X) che chiude un ciclo per iniziarne un altro. E’ il cambiamento di rotta: si chiude con il passato e ci si apre al futuro.

 

6. Arte e valorizzazione del potenziale

Il tema della creatività suggerito dalle forze inconsce ed istintive che caratterizzano l’Arcano XI, ci porta nel cuore dell’attività di coaching, fatto di sollecitazioni di tutti i centri fondamentali della vita umana: cognitivo, emozionale, corporeo al fine di risvegliare il potenziale di ciascuno e tradurlo in risorsa consapevolizzata e poi agita. Per favorire questa fase il coach può utilizzare le tecniche più varie: role playing, scrittura, disegno, rappresentazione mimica, musica…. La comunicazione artistica, tra tutte, si presta allo scopo perché utilizza un linguaggio vicino a quello dell’inconscio e di conseguenza oltrepassa i filtri della ragione e ha accesso a profondità nascoste preziose.

Utilizzare i tarocchi nella fase di elaborazione durante una sessione di coaching, può risultare efficace in quanto capaci, attraverso le immagini da un lato e il contenuto archetipico dall’altro, di risuonare nell’inconscio del coachee e accendere l’insight.

Concludo così questo confronto tra due mondi all’apparenza molto distanti, ma in realtà molto vicini, uniti soprattutto dall’approccio maieutico e dal profondo valore pedagogico.

I Tarocchi sono un linguaggio per immagini che provengono da molto lontano nel tempo e che custodiscono l’essenza che ci accomuna tutti e dialoga in noi e tra di noi. Il coaching è un metodo codificato soltanto da pochi decenni, eppure scopriamo che il passato più lontano si unisce al presente, come un filo di senso che tiene uniti i nostri vissuti.

 

Lo sappiamo già. La scienza conferma ciò che conosciamo nel nostro cuore” Daniel H. Pink, The surprising science of motivation.

 

 

Ilaria Taurino
Formatrice aziendale & Coach Professionista
Treviso
ilariataurino.formazione@gmail.com

 

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