Categoria: Il Coraggio del Coachee: una Virtù e le sue Forme

Categoria: Il Coraggio del Coachee: una Virtù e le sue Forme

INCOACHING coraggio

Il Coraggio del Coachee: una Virtù e le sue Forme

Nella sezione del testo de ‘L’Essenza del Coaching’ (Pannitti, Rossi, 2012) dedicata al tema delle potenzialità secondo la Psicologia Positiva, vi è la trattazione delle 6 Virtù Universali (High Six) che, secondo Seligman e ricercatori, sono state individuate come fattori comuni al genere umano a livello trans-culturale, e delle relative potenzialità che ne contraddistinguono il manifestarsi in termini di comportamenti.

Con il presente articolo, mi addentro tra alcune delle innumerevoli sfumature della virtù del Coraggio, un argomento che considero di particolare rilevanza nel Coaching, in quanto, sulla base dell’esperienza sia professionale che personale, emerge in modo frequente e sotto diverse apparenze che ne denotano la complessità e, al tempo stesso, la ricchezza.

Le potenzialità emozionali (audacia, persistenza, integrità, vitalità) che caratterizzano tale virtù “coinvolgono la volontà di affrontare ostacoli interni ed esterni per il raggiungimento di obiettivi” (Pannitti, Rossi, 2012); quindi, alla base di una manifestazione di Coraggio ci deve necessariamente essere un volere ben identificato da parte del Coachee nel prendere atto di una data situazione, per decidere poi di affrontarla nella maniera ottimale in funzione dei propri obiettivi.

Ho potuto constatare che già tale predisposizione rappresenta spesso per il Cliente una condizione alla quale voler arrivare prima ancora di intraprendere qualsiasi tipo di azione; o meglio, nel momento in cui, agli occhi del Coachee, dopo diverse sessioni, sembra chiaro, necessario, logico o sensato attivarsi per cambiare un dato contesto, ecco che, all’atto pratico, s’insinuano (nuovamente) il dubbio e l’incertezza.

Ed è proprio in questi momenti che emerge il lato emozionale della potenzialità ancora in divenire; i malesseri sottaciuti, le sensazioni non palesate, l’adozione di un processo riflessivo superficiale o volutamente difensivo portano il Coachee ad ammettere a se stesso di aver sottovalutato ed evitato, a livello più o meno intenzionale, quell’insieme di emozioni che, se alla luce del racconto sembra ben gestibile in quanto espresso, a conti fatti, sedimenta e crea resistenze nel profondo del proprio sentire.

Questa sorta di input interiore, che stimola quasi in modo naturale il Cliente a comprendere la necessità di scoprirsi un po’ di più, pena l’immobilità, rappresenta una prima forma di Coraggio, espresso nella sua funzione correttiva di “regolatore” del proprio sguardo introspettivo. Il Coachee accetta di farsi portatore nel racconto di un livello più intenso, che all’apparenza può celare sotto metafore ben costruite, giochi di parole o lunghi silenzi, ma che poi diviene una sorta di atto decisivo e liberatorio del suo sentire.

Tale passaggio emotivo contrassegna lo spostamento di focus del Cliente dalla vulnerabilità al Coraggio, come presa di posizione, volontà decisionale e, soprattutto, (contro) bilanciamento di quel timore tenuto nascosto o resistente che andava assolutamente superato. La natura soggettiva del Coraggio si sviluppa proprio a partire dall’intensità di una paura che, bloccando ogni possibilità d’azione, porta prima il Coachee a esternarla per renderla quanto più “oggettivamente” gestibile, poi ad analizzarla per definire un’area d’intervento concreta.

Inazo Nitobe (1862/1933), autore di ‘Bushido, l’anima del Giappone’, individua due forme di coraggio: una ‘dinamica’, che si attua nelle imprese definite audaci, temerarie; l’altra ‘statica’, caratteristica di azioni più contenute e basate su di un approccio più composto e riflessivo.

La prima espressione la riporto a quei momenti in cui il Coachee prende in mano la sua situazione, mette a fuoco in maniera chiara l’obiettivo e decide di agire. Si tratta spesso, per la mia esperienza, di contesti ritenuti dal Cliente particolarmente delicati come: il voler chiudere una relazione ormai impoverita che si trascina da anni, il dover comunicare al proprio capo le dimissioni dopo oltre un decennio di attività svolte insieme, il dichiarare un sentimento da tempo inespresso a un uomo/una donna che ai propri occhi non è più solo un amico/un’amica o un semplice conoscente, ecc…

In tali situazioni, si percepisce la dinamicità del Coraggio; se durante le prime sessioni, nell’individuazione dell’origine del proprio malessere, il Coachee può apparire timoroso, incerto o insicuro, nel corso del processo di consapevolezza avviene come un “cambio di registro”. Il problema di cui è portatore diventa un obiettivo su cui intervenire in maniera diretta (es. “basta, sono stufo, ho deciso di dirglielo, voglio liberarmi di questo peso”; “più ne parlo e più mi rendo conto che non ho vie di fuga, per cui…”; “magari me ne pentirò o sarò grato a me stesso, ma se vado avanti così, non ne esco, quindi…”); l’impatto emotivo e/o motivazionale alla base della decisione è elevato e l’aspetto maggiormente evidente è il desiderio profondo di coronare la propria consapevolezza con un’azione che ne esprima a pieno la messa in atto per cambiare le cose, voltare pagina, chiudere una porta.

La seconda definizione, invece, la riporto a quei momenti in cui il Coachee intravede una meta nel proprio cammino di scoperta, la percepisce, ma si rende conto che ci vuole ancora tempo, ha bisogno di una valutazione della situazione più accurata. Sa che può (o deve) agire, però il timore, il dubbio, la resistenza mostrano i loro denti, per cui occorre ascoltarsi un po’ di più; la forma ‘statica’ privilegia uno stato riflessivo di quiete, di analisi introspettiva che si apre e contempla diversi scenari d’azione prima di decidere quale sentiero percorrere.

In questo caso, per la mia esperienza, si tratta di contesti ritenuti dal Cliente necessari di un’indagine a tutto tondo come: il volersi iscrivere finalmente in palestra per rimettersi in forma considerando tutti i pro e contro nel dover cambiare dieta alimentare e abitudini sedentarie, il decidere se frequentare o meno un corso di formazione professionalizzante cercando di capire quale sia il più adatto per se stessi e per il mercato di riferimento, impostare al meglio una riunione per presentare con efficacia un nuovo progetto ai vertici aziendali.

In situazioni del genere, la staticità del Coraggio si riflette in una progressiva conquista da parte del Coachee di punti di riferimento che, sulla base dei feedback ricevuti nel quotidiano, trovano una loro fisionomia sempre più chiara, la cui visione rappresenta la costruzione di un’anticamera all’azione (es. “ci ho pensato più volte e credo che parlargli sia la soluzione migliore, però devo trovare il momento giusto…”; “sono abbastanza sicuro di fare in questo modo, ma voglio prima vedere se…”; “voglio darmi ancora un giorno per pensarci, uno solo, giusto per chiarirmi un attimo le idee, poi…”). Il Coachee esprime una concreta intenzione di agire, si percepisce il Coraggio di attuare un cambiamento, sta maturando, ma vi è ancora bisogno di una maggiore convinzione che spinga il Cliente a intraprendere un’azione non solo consapevole ma anche, in questo caso, ben ponderata.

In alchimia, come parallelismo, vi è la distinzione tra due vie: la ‘umida’ (o lunare), più lunga e “sicura” (da intraprendersi nei pressi della propria zona di confort), rappresenta uno stato di coscienza nel quale il pensiero tende a una sua evoluzione progressiva rispetto alla dimensione fisica in cui è intrappolato, dove l’attenzione è focalizzata sul soddisfare bisogni materiali, assimilabili a quei punti di riferimento base nella forma ‘statica’ del Coraggio che, una volta messi a fuoco, permettono al Coachee di procedere lungo il suo cammino. La via ‘secca’ (o solare), più breve e “pericolosa” (da percorrere lungo aree insidiose che portano lontano dalla propria zona di confort), rappresenta uno stato di coscienza “illuminato”, ovvero nel quale la chiarezza interiore raggiunge un livello di intensità tale da attraversare il pantano pulsionale per aprirsi a una libertà decisionale più forte, sentita, consapevole.

Al di là di delle sue forme, il Coraggio si scontra spesso con la paura del Fallimento, una minaccia sia per l’intenzione sia per l’autostima del Coachee; la concreta volontà di intraprendere un’azione decisiva e orientata a un cambiamento può scontrarsi con il vivo timore che le conseguenze stesse del proprio agire diano adito a uno scenario del tutto opposto o negativo rispetto a quanto ci si aspetti. Possono subentrare dubbi, preoccupazioni e resistenze che, sotto uno strato emotivo di spinta motivazionale, tendono ad arrestare la messa in atto della decisione. In queste situazioni, il Coraggio può all’apparenza vacillare, ma il processo di consapevolezza è già in funzione, per cui il Fallimento stesso è uno scenario nel quale il Coachee può proiettarsi per mettere se stesso ulteriormente alla prova e rinforzare un’attitudine che, in casi del genere, potrebbe perdere d’intensità, quando invece si sta soltanto caricando di ulteriore energia per portare il Cliente a una maggiore certezza decisionale.

“[…] Dove c’è paura, c’è qualcosa di valore che ci chiama. Evitare il richiamo è altrettanto pericoloso. Dobbiamo esplorare coraggiosamente, anche se la nostra imprudenza o la nostra inadeguatezza ci farà incorrere in conflitti e problemi
(Chiaia, 2015).

Ed è proprio quando il Coachee (ri) affiora da questa sorta di stato confusionale, non lineare e a volte improvviso rispetto al suo processo di scoperta, che il Coraggio dà all’azione la sua effettiva impronta decisionale, portando il Cliente ad affermare una sua posizione più sicura verso la risposta che si propone di adottare rispetto al suo problema. Qualsiasi forma possa assumere il Coraggio nelle parole e nelle azioni del Coachee, la comparsa di tale Virtù resta strettamente legata al manifestarsi dei molteplici aspetti della Paura, per cui, oltre a essere una continua risorsa di crescita personale, il Coraggio “[…] infonde la forza indispensabile per compiere atti ammirevoli in circostanze avverse” (Hackney, 2010).

 

Federico Polidori
Training Specialist, Trainer, Life Coach
Cologno Monzese (MI)
federicom18@libero.it

1 Comment
  • Alessandra

    6 Novembre 2017at22:18 Rispondi

    Ciao! interessantissimo!

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