Categoria: Tecniche di Coaching per gestire le influenze conversazionali

Categoria: Tecniche di Coaching per gestire le influenze conversazionali

gestire influenze conversazionali

Tecniche di Coaching per gestire le influenze conversazionali

Uno, due e ritorno

La comunicazione è il luogo della fondazione della relazione, della intersoggettività attraverso cui si possono esprimere i valori di reciprocità, di rispetto e di fiducia. Al contempo rappresenta il contesto in cui più di tutto vanno intrecciandosi la vulnerabilità dei parlanti e il loro bisogno di riconoscimento. In tal senso, come afferma il filosofo Edgar Morin, “la comprensione umana è mezzo e fine della comunicazione”. La prassi presuppone allora di saper ben accogliere, riconoscere, collegare, intercettare e restituire: tutti verbi che qualificano un agire comunicativo nel Coaching.

Le tecniche di Coaching atte a gestire adeguatamente le influenze conversazionali sono molteplici e varie; tuttavia, ritengo che siano tre i punti principali sui quali ogni prassi dovrebbe focalizzarsi per generare comprensione e con essa   giungere alla valorizzazione della narrazione con il Coachee:

  • 1) Rispettare e ottimizzare la sequenza ciclica triadica stimolo-risposta-rinforzo del 3° assioma della comunicazione, tale per cui “la relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione”.
    In questo senso il compito del Coach risiede nella capacità di gestire attivamente le sequenze comunicative, evitando catene disfunzionali predittive di incomprensione, di disorientamento e di demotivazione. Lo scopo è rendere lo scambio comunicativo interattivo e pro-motivo.
  • 2) Saper gestire in modo accurato le interferenze di comunicazione che possono ostacolare il processo comunicativo, quali per esempio presupposizioni, assegnamenti di senso de-valorizzante, ma soprattutto intercettare le euristiche di pensiero, quali schemi di ragionamento routinario che inficiano in modo disfunzionale sullo sforzo cognitivo.
  • 3) Saper stare sulla parola dell’altro estendendo il campo di comunicazione e quindi di riflessione: significa innovare costantemente l’estensibilità del proprio parlare mediante l’affinamento della propria creatività linguistica.
    Presuppone per un Coach essere e dare espressione alla disponibilità di  variazione dei codici del linguaggio che tessono la conversazione, adattando ogni volta la propria flessibilità linguistica alla complessità dialogica con il Coachee.
    Al contempo, attraverso le metodologie di Coaching legate alle domande efficaci e alla dinamica dei silenzi attivi,  un Coach è indotto a stimolare nel Coachee  un atteggiamento contestualmente creativo che passa per “ la capacità di essere perplessi e sorpresi, per la  capacità di attenzione selettiva e focalizzazione, per la capacità di  fare esperienza del proprio sé autentico, per la capacità di accettare il conflitto e la contraddizione , per la capacità di coltivare con perseveranza la conoscenza di se stesso”.

 

Per entrambi i parlanti vale la summa dialogica del linguista De Mauro: “la dimensione creativa del dominio del linguaggio si trova nello spazio tra il sistema della lingua e l’esercizio del linguaggio stesso.”  Il tutto per avvalorare che non esiste creatività senza regole, serve quindi metodo ed esplorazione dei confini che permettono di introdurre e di innovare altri codici.

 

La base per una architettura conversazionale

Gestire efficacemente le influenze conversazionali mi conduce a sperimentare in sessione quanto segue: l’atto comunicativo induce sempre ad un innesto polifonico di sensi, percezioni e intenzioni che traduciamo in parole, per conquistarci il migliore fronteggiamento con l’altro. L’agire comunicativo tiene quindi tutto insieme, ethos, pathos, logos, dove il sentire offerto alla parola è già un con-sentire. Solo l’insieme conduce infatti a generare una sorpresa produttiva per il Coachee, vocata alla rivelazione e alla valorizzazione del suo proprium unico.

 

Se l’argomento ti ha incuriosito e desideri approfondirlo, leggi qui.

 

 

In esclusiva per INCOACHING®, testo di Simona Rebecchi – Coach professionista diplomata INCOACHING®

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