Categoria: Coaching e counseling a confronto

Categoria: Coaching e counseling a confronto

Coaching e counseling a confronto

Il coaching è un metodo di sviluppo personale che affianca altre forme di relazione d’aiuto già esistenti. Le differenze tra coaching e consulenza, o tra coaching e formazione cominciano ad essere abbastanza note, soprattutto in ambito aziendale. Viceversa, constatiamo una generale incertezza ed impreparazione nel definire quali siano le differenze sostanziali tra coaching e counseling, che, in effetti, condividono tra loro alcuni aspetti. Scopo del presente articolo è quello di fare un po’ di chiarezza mettendo coaching e counseling a confronto. Per essere più obiettivi ed efficaci ci siamo rivolti a due professioniste esperte: la Dott.ssa Virginia Vandini – counselor e la Dott.ssa Erika Crispino – coach, alle quali abbiamo rivolto le seguenti domande:

 

In breve, qual è l’origine e la definizione di counseling e di coaching?

Virginia Vandini (V.V): Il termine counseling deriva dal latino cum solere e significa sollevare insieme. Già nel termine è racchiuso il senso profondo di questo nuovo approccio al disagio. Nel counseling infatti viene meno la figura di paziente che affida il suo malessere ad un terapeuta ed emerge invece quella di cliente, ovvero di colui che, vivendo un momento di difficoltà, si rivolge ad un professionista per individuare nuovi modi di risposta miranti ad un più elevato stato di Benessere. È stato Carl Rogers con la “Terapia centrata sul cliente” (1951) ad ufficializzare questo nuovo orientamento diffusosi negli Stati Uniti nel corso degli anni ’60.

Erika Crispino (E.C.): Il coaching, per come lo conosciamo oggi, trae le sue origini nell’ambito sportivo. Il coaching infatti nasce negli Stati Uniti, negli anni ’80, come tecnica per incrementare le performance sportive. Esso può essere considerato un vero e proprio metodo di allenamento. Così come un allenatore stimola l’atleta ad esercitare e sviluppare i muscoli, il coach promuovere nel proprio cliente l’espressione e lo sviluppo del potenziale umano. Non a caso la traduzione italiana della parola inglese “coach” è allenatore.

Possiamo definire il coaching come un metodo di sviluppo e formazione, fondato su una relazione creativa (tra il coach e il suo cliente), focalizzato sulla scoperta e valorizzazione delle potenzialità personali, il cui scopo è il miglioramento delle performance e il raggiungimento degli obiettivi e, in definitiva, della qualità della vita del cliente.

 

Il counseling ed il coaching su cosa basano la loro efficacia?

V.V.: Il counseling è una relazione di aiuto all’auto-aiuto, basato su una serie di interventi verbali e di stimoli alla creatività mirati a perseguire e mantenere una sempre migliore qualità di vita relazionale e quindi sociale, esistenziale e pertanto psicologica. La sua efficacia consiste nel valorizzare e sostenere le persone in quanto autrici uniche della propria auto-realizzazione, accompagnandole nell’esperienza del “qui ed ora” e agevolandole nella ricerca e messa-in-atto responsabile (da sé, e in sé) di tutte quelle risorse possedute al proprio interno che in certi frangenti della vita possono sembrare smarrite.

E.C.: Il coaching è un metodo fondamentalmente orientato all’azione e per questo è un metodo estremamente pratico e da questo trae la sua forza e la sua efficacia. Quando si parla di cambiamento, sviluppo, miglioramento ecc., ci si riferisce a qualcosa di concreto, fattibile, misurabile e verificabile. Il coaching infatti è finalizzato a cambiamenti concreti, al miglioramento delle performance e al raggiungimento di obiettivi. Ciò è possibile solo nella misura in cui il coach, attraverso le domande giuste e l’ascolto attivo, stimola la persona a focalizzare il punto in cui si trova e ad esplorare motivazioni e desideri, fino all’individuazione di obiettivi personali concreti. Una volta individuato l’obiettivo prioritario si passa alla valutazione delle potenzialità personali che possono essere utilizzate nel perseguimento dell’obiettivo e all’elaborazione delle strategie da mettere in atto, con la definizione di un piano di azione. Gli obiettivi possono essere di diversa natura e di diversa complessità; possono rientrare nell’ambito della sfera personale, relazionale o professionale dell’individuo. Ciò che è importante sottolineare è che, quali che siano, gli obiettivi da perseguire sono individuati sempre e soltanto dal cliente, mai dal coach.

 

Quali sono le problematiche e gli ambiti di applicazione più frequenti da Lei affrontati?

V.V.: Da diversi anni esercito la libera professione in ambito scolastico, all’interno di centri ascolto attivati negli Istituti, ma anche privatamente offrendo la mia professionalità sia a giovani adolescenti sia ad adulti con problematiche di natura relazionale ed esistenziale.

Grazie all’esperienza maturata in questo tempo ho potuto riscontrare che le persone possono trovare in un percorso di counseling una chiave di lettura sulle proprie risorse, spesso latenti, e imparare così a canalizzare in modo più funzionale quelle frustrazioni determinanti sulla propria vita e sui propri comportamenti messi in atto ogni giorno.

E.C.: Principalmente la mia attività professionale come coach si focalizza sul life coaching. La maggioranza delle persone che a me si rivolgono per chiedere di avviare un percorso di coaching,  sono spinte dal desiderio di migliorare i propri rapporti interpersonali, oppure studenti che hanno necessità di rifocalizzare i propri obiettivi formativi o ancora persone che stanno attraversando un periodo di incertezza riguardo a quali sono le scelte fondamentali che devono compiere in diversi ambiti, da quello professionale a quello privato.

 

Cosa hanno in comune, ma soprattutto, quali sono le differenze sostanziali tra counseling e coaching?

V.V.: Il coaching e il counseling condividono l’orientamento di base, ovvero promuovere e sostenere il processo di auto-realizzazione dell’individuo attraverso l’instaurarsi di un rapporto tra professionista e cliente. Tuttavia, mentre nel coaching l’intervento è focalizzato sulle performance del cliente in relazione all’obiettivo che si è prefissato di raggiungere, nel counseling invece si dà al cliente l’opportunità di esplorare, scoprire e chiarire modi di vita più fruttuosi. Non si orienta cioè il cliente ad individuare degli obiettivi da perseguire, ma si creano le condizioni affinché durante la seduta il cliente possa entrare in contatto con la sua natura più profonda e valutare da solo quale stile di vita è per lui intrinsecamente gratificante.

E.C.: La necessità di differenziare nettamente la figura del coach da altre figure professionali, è direttamente connessa alla situazione di estrema confusione che di sovente porta ad assimilare il coaching ad altri metodi, come appunto counseling oppure la PNL. Il coaching viene spesso “venduto” come counseling, benché siano due metodi piuttosto diversi. È utile, a questo riguardo, riportare in parte la definizione della professione di counselor adottata dal CNEL e trasmessa dalla SICo (Società Italiana di Counseling): “Il counselor è la figura professionale che, avendo seguito un corso di studi almeno triennale, ed in possesso pertanto di un diploma rilasciato da specifiche scuole di formazione di differenti orientamenti teorici, è in grado di favorire la soluzione di disagi esistenziali di origine psichica che non comportino tuttavia una ristrutturazione profonda della personalita’ (…)”.

Queste poche righe sono sufficienti a far comprendere le differenze tra il coach e il counselor poiché, nonostante sotto certi aspetti il loro lavoro possa essere simile, il coach in nessun caso si occupa della soluzione di “disagi esistenziali di origine psichica“.

 

Quali sono, pertanto, le competenze fondamentali di un counselor e di un coach?

V.V.: La prima competenza fondamentale che un counselor deve avere è saper ascoltare in modo attivo, ossia non interpretare ciò che il proprio cliente dice ma comprenderne la visione senza giudizi personali.

Si tratta di “entrare nei panni” dell’altro senza la pretesa/presunzione di volerne risolvere il problema.

Riferendoci alle indicazioni forniteci da Rogers, i requisiti necessari per l’intervento di aiuto centrato sulla persona consistono nella autenticità, nell’accettazione incondizionata dell’altro e nella profonda comprensione empatica. È altresì fondamentale il possesso delle seguenti abilità: strutturazione della seduta; consapevolezza del linguaggio corporeo (proprio e del cliente) e della prossemica (fattori e significati delle preferenze in tema di spazio personale); capacità di osservare e annotare maniere e modalità del cliente.

E.C.: Essere coach comporta l’essere creativi, innovatori, intraprendenti poiché il coach non cerca lavoro ma lo crea, lo costruisce giorno dopo giorno, aprendo nuovi sbocchi professionali, intercettando la domanda di una clientela potenzialmente vastissima.
E lo fa esprimendo le sue potenzialità più profonde, mettendo all’opera la sua creatività, lavorando al servizio del beneficio altrui.

Il coach è un professionista dedito allo sviluppo delle potenzialità di un individuo per il raggiungimento di obiettivi specifici. Egli stesso è una risorsa, benché non aiuti (e per tale ragione il coaching non può essere collocato tra le relazioni di aiuto), bensì opera per promuovere l’autosviluppo del cliente. Il coach coadiuva la persona nel processo di presa di coscienza, ricerca e sviluppo delle proprie potenzialità personali. Il coach fa tutto questo tramite l’accoglienza e l’ascolto attivo, costruendo così con il suo cliente un rapporto di fiducia, una vera e propria alleanza. Un rapporto quindi fondato sul confronto aperto, rispettoso, costruttivo e libero da pregiudizi affinché il cliente si focalizzi sulle aree della propria sfera professionale o personale che possono essere migliorate o implementate.

Lo strumento principale a cui si affida il coach è ovviamente il linguaggio. Egli deve avere esperienza, una buona dose di intuito, deve saper porre domande in modo incisivo e autorevole, deve fornire feedback mirati e continui, deve responsabilizzare il cliente nel passaggio dal pensiero all’azione, deve supportarne la concentrazione affinché non perda di vista gli obiettivi stabiliti.

 

Secondo Lei qual è il futuro del counseling e del coaching?

V.V.: Nell’ultimo decennio il counseling si è collocato con successo e in maniera trasversale tra le varie scuole di psicoterapia e di sociologia clinica grazie al suo Ethos prevalente che consiste, come abbiamo visto, nell’agevolare il cliente a sviluppare strategie individuali  sotto la sollecitazione di un proficuo rapporto empatico.

Alla luce di questo orientamento di fondo che caratterizza il counseling, ritengo che tale approccio si proporrà sempre più come benefit fondamentale per le risorse appartenenti a qualsiasi realtà professionale, sia pubblica sia privata.

E.C.: Il coaching è una professione che potenzialmente può estendersi in Italia (così come è successo negli USA, in Australia e in molti paesi europei) in ampi settori nell’attività umana. Per la sua flessibilità e per il fatto di essere un metodo di intervento finalizzato allo sviluppo e al cambiamento, il coaching può essere impiegato nelle aziende come nei centri sportivi; può essere un metodo valido a livello preventivo così come può essere utilizzato per l’orientamento scolastico e universitario; al coach può affidarsi l’imprenditore, il libero professionista, lo sportivo, l’artista, lo studente ma anche la casalinga o il disoccupato. Quella del coach è dunque una professione che può ancora avere ampissimi margini di sviluppo nella società civile.

Riteniamo che questa breve intervista doppia, grazie alla precisione delle risposte, dia un importante contributo di chiarezza all’argomento. Diamo altresì ampia disponibilità ad ospitare sul nostro sito ulteriori contributi che provengano da altri coach e counselor interessati ad arricchire la discussione.

 

Alessandro Pannitti


 

Dott.ssa Virginia Vandini
è counselor privato iscritto all’Albo della Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia con il n. 500 registrato in data 21.VII.2006 e depositato al CNEL – Centro Nazionale Economia del Lavoro. Sociologa, socioanalista, counselor di orientamento sociopsicologico – interazionista nel campo della microsociologia dei piccoli gruppi.
Dal 2000 al 2002 ha collaborato con la cattedra di Sociologia del Lavoro, prof. De Masi, presso l’Università La Sapienza di Roma per la conduzione dei gruppi. Da settembre 2003 è associata al Laboratorio di Sociologia – A.R.Co.S. Roma dove svolge attività formativa specificamente sul counseling relazionale. Dal 2006 collabora in diversi Istituti d’Istruzione Superiore di Stato per l’orientamento scolastico e per la prevenzione del disagio giovanile in qualità di schoolcounselor nonché per la gestione e la composizione di conflitti e il superamento dei disagi esistenziali e relazionali. Svolge inoltre consulenza individuale per l’orientamento del singolo alla propria realizzazione sia in ambito affettivo che professionale.


Dott.ssa Erika Crispino
è laureata in Psicologia, presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, si è specializzata in Psicoterapia Familiare presso l’Accademia di Psicoterapia della Famiglia di Roma. Ha conseguito la specializzazione in Life Coaching presso la Scuola Italiana di Life & Corporate Coaching. Ha conseguito un Master in Psicodiagnostica presso l’Istituto di Alta Formazione. Ha lavorato per diversi anni come formatore, orientatore e counselor presso uno dei più grandi centri di orientamento e formazione professionale a livello nazionale (CIOFS-FP), svolgendo diversi progetti di prevenzione della dispersione scolastica presso istituti superiori della Provincia di Livorno. È stata coordinatrice di diversi progetti per la prevenzione delle dipendenze e del bullismo, fondati sul modello della Peer Education, svolti presso istituti superiori di Roma e provincia. Ha collaborato per due anni con il Ser.T. dell’ASL n. 9 di Grosseto. Ha pubblicato diversi lavori, su libri e riviste scientifiche, su tematiche relative alle Dipendenze e al Coaching. Attualmente svolge la libera professione come Psicoterapeuta e Coach presso l’Associazione Psy Onlus. Collabora con la Scuola Italiana di Life Coaching ed è Socio Fondatore e Responsabile della Ricerca dell’AICP- Associazione Italiana Coach Professionisti.

 

*Articolo originario pubblicato il 22 febbraio 2011

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