Categoria: La situazione di Stallo

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La situazione di Stallo

Questa tesina prende spunto da un comune modo di dire per cercare spunti di riflessione utili in ottica di coaching, considerata l’importanza delle metafore quale porta di accesso a parti non del tutto esplorate o accettate di noi stessi e l’utilità del pensiero laterale per trovare soluzioni nuove. Per fare questo si propone un parallelo tra il pilotaggio di un velivolo ed alcuni argomenti incontrati durante il corso.
Il terminale Stallo indicava originariamente un sedile in legno con braccioli e schienale, oggi è usato in senso figurato per indicare una situazione bloccata, che non evolve. L’intervento di coaching viene attivato quando il coachee realizza di non riuscire a mettere in atto le azioni che portano a soddisfare i propri bisogni, desideri, o esprimere in misura adeguata le proprie potenzialità. Si parla di crisi di autogoverno, ma il significato di situazione di stallo è analogo.

Che cos’è la situazione di stallo in un aereo?

Un aereo per volare deve necessariamente muoversi rispetto all’aria; osservandolo volare lentamente (decollo, atterraggio, salita) si nota che il muso è puntato verso l’alto, questo perché più la velocità è bassa e più l’ala ha deve lavorare con un angolo pronunciato rispetto all’aria. Oltre un certo angolo però, l‘aria non riesce più a copiare il dorso dell’ala stessa, la portanza (forza che compensa il peso) si riduce bruscamente, aumentano turbolenza e resistenza: è la condizione di stallo aerodinamico.
L’ala dell’aereo genera quindi la portanza muovendosi nell’aria con un angolo che dipende dalla velocità di volo, questo comporta una resistenza aerodinamica vinta dal motore. Possiamo proporre un’analogia: la combinazione di ala + motore rende possibile il volo, così come il raggiungimento di un obiettivo per una persona è reso possibile dall’azione combinata di potenzialità individuali (a partire da quelle caratterizzanti) e motivazioni (preferibilmente interne) allenate ed applicate in un piano d’azione. Se prendiamo ad esempio un velivolo ultraleggero a motore, potremmo utilizzarlo per volare fino a 4500 mt di altezza a velocità nell’ordine dei 120-200 km/h, in condizione di stallo ci troviamo a cadere da 300 mt (altezza “legale”) a velocità di 50-70 km/h senza possibilità di governare e con stabilità ridotta, in una condizione che richiama crisi di autogoverno e senso di bassa autoefficacia. Ora l’istinto può suggerire di tirare la cloche per puntare il muso in direzione opposta alla di caduta, ma questo impedisce all’ala di tornare a volare. L’utilizzo del solo motore, potrebbe non bastare a vincere la resistenza dell’ala stallata e, al limite, causare una entrata in vite. È come trovarsi in una crisi di autogoverno in cui gli sforzi profusi, anche con forte motivazione, non si rivelano funzionali e non migliorano il presente percepito.

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Forze in gioco nel volo di un aereo

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Portanza in funzione dell’angolo di attacco (con l’aria) fino allo stallo aerodinamico

La manovra di rimessa dallo stallo.

Vediamo ora la manovra di rimessa dallo stallo eseguita con un velivolo ultraleggero a motore. Da osservare la posizione della mano destra (barra avanti o indietro: azione sui piani di coda a picchiare o a cabrare) ed il riferimento rispetto all’orizzonte costituito dal cruscotto o dal telefono sul parabrezza.

1) Fase iniziale di volo orizzontale, l’aereo è governabile

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2) motore al minimo, manteniamo la quota alzando il muso e rallentando finché si percepisce la vibrazione causata dal flusso dell’aria sull’ala che aumenta la sua turbolenza. Stallo incipiente.

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3) abbiamo stallato, la barra è tirata più indietro rispetto al punto 1 ma il muso è (poco) più basso, l’aereo cade “spanciando”, opporsi alla caduta provoca il risultato opposto.

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4) accettiamo la caduta, anzi la accentuiamo picchiando per fare nuovamente volare l’ala, la velocità di discesa si raddoppia, segue ridare potenza e richiamare per trovare lo stesso assetto del punto 1, ma più in basso di 35 metri. Situazione sfruttata per quanto poteva offrire, rimossa la causa, adottata una strategia studiata ed allenata al corso di pilotaggio VDS.

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La rimessa dallo stallo: accettazione e utilizzo pratico della consapevolezza.

Lo stallo di un aereo è un esempio di situazione nella quale si presenta una difficoltà non superabile semplicemente opponendovisi. Ci mostra che può essere talvolta necessario, o utile, trovare strade alternative (o “laterali”), anche accettando e assecondando temporaneamente una condizione non voluta, dalla quale ricavare qualcosa (energia, risorse di vario tipo, per es. economiche, relazioni, esperienza, titoli di studio…) da utilizzare poi per riprendere il proprio percorso, così come ci si rimette in volo rettilineo e si rende nuovamente l’aereo pilotabile verso la destinazione desiderata. In una situazione non desiderata possono esserci elementi positivi non considerati e risorse utili per uscirne.

Il lavoro del Coach sulle meta- potenzialità della persona.

Il coach lavora sulle meta-potenzialità C.A.R.E.® del coachee, ma un tipico ostacolo alla consapevolezza, (C dell’acronimo) è l’esplorazione e l’emersione di elementi difficili da accettare da parte del coachee in quanto sgraditi, limitanti nel raggiungimento degli obiettivi (o risultati tali in passato) o ancora valutati negativamente da parte dell’ambiente nel quale il coachee stesso agisce e più o meno da lui interiorizzati.
Abbiamo visto che la relazione di Coaching, per essere funzionale, quindi facilitante, deve basarsi su Accoglienza, Ascolto, Alleanza, Autenticità; e che l’accoglienza implica l’accettare senza giudizio e pregiudizio tutto ciò che il coachee porta, per poi sostenerlo mediante un’alleanza autentica ed incondizionata. Per fare questo il coach deve poter riconoscere e gestire le risonanze che i temi del coachee possono provocargli, in modo da mantenere l’empatia senza perdere la funzionale centratura. L’accoglienza del coachee è quindi legata alla auto-accoglienza da parte del coach, chiamato quindi per primo ad un esercizio di consapevolezza ed accettazione.

Le resistenze interne.

È stato anche trattato il ruolo delle resistenze interne, che possono manifestarsi sotto forma di convinzioni limitanti. Queste si formano e si consolidano quando il processo mentale, chiamato scala di inferenza, che seleziona le informazioni in ingresso dall’ambiente, fa prevalere interpretazioni delle stesse volte a auto-confermare la realtà stessa per come è conosciuta. Si genera così un loop nelle successive selezioni teso alla stabilizzazione di una situazione anche non soddisfacente (ma nota – zona di comfort), piuttosto che lasciare spazio a nuove informazioni e nuove interpretazioni utili a un processo di cambiamento verso un futuro più soddisfacente. Le resistenze interne sono quindi un ostacolo alla facoltà di accettare qualcosa, limitano la consapevolezza restringendo le informazioni accettabili, ne incanalano l’interpretazione per vie che limitano l’azione della persona, anche in direzioni funzionali ai propri scopi o bisogni.

Il ruolo dell’accettazione e della consapevolezza.

Da tutto questo segue il ruolo e l’importanza dell’Accettazione (Accoglimento, ammissione di qualcuno o di qualcosa), cosa che risulta ancora più evidente considerando quando, al contrario, ci si trova in condizione di rifiuto o di opposizione a eventi, situazioni, emozioni del passato, del presente, o che si teme possano verificarsi nel futuro. sono alla base di emozioni negative che pesano sullo stato d’animo della persona e limitano sia la consapevolezza, per l’esclusione di quanto sgradito, che l’utilizzo pratico di quanto la situazione negativa potrebbe insegnare alla persona su sé stessa o sull’ambiente.
Consideriamo che per Consapevolezza (Cognizione, presa di coscienza – derivato di consapere, composto di con e sapere) si intende una cognizione di qualcosa che si fa interiore, profonda, perfettamente armonizzata col resto della persona, un sapere accettato, fatto proprio. L’accettazione rende possibile che la persona acquisisca elementi che per autodifesa tenderebbe ad escludere, rendendoli di conseguenza utilizzabili nella pratica, campo di interesse del coaching, per autodeterminare obiettivi, piani d’azione e scelte in generale.
Fare caso all’utilizzo pratico della consapevolezza, raggiunta con metodo maieutico, consente di assistere il coachee in un cambiamento ben radicato senza sconfinare nel territorio di altre professioni. Da qui l’utilità di domande e restituzioni orientate a rilevare e consolidare quanto il coachee scopre (domande di mobilità), quali tra gli utilizzi possibili sono più in linea con i propri valori ed il proprio ambiente, e quindi cosa il coachee metterà nel proprio piano d’azione.

Riassumiamo questi ragionamenti mediante il semplice schema:

Lo so => Lo accetto => Lo uso

con una tabella che riporta possibili collegamenti con temi del corso, ricordando che durante lo stallo aerodinamico non basta sapere che stiamo cadendo, ma accettando la situazione si arriva ad adottare una strategia funzionale alla soluzione concreta.

Lo So Realtà, ambiente, dati avvenimenti…
Pensieri, emozioni, sensazioni, significati…
Passato, presente
Bisogni, desideri, …
Potenzialità, risorse, …
Ostacoli, facilitatori, …
 Lo Accetto  Più difficile da rilevare di “lo so” / “lo uso”
Serenità, felicità
Avvenuta mobilità
Incognite / difficoltà per quanto possibile preventivate
Workout sul potenziale
Cura di se
Domande su resistenze / convinzioni
 Lo Uso!  Scelte / Obiettivi
Autodeterminazione e Responsabilità
Piani d’azione

 

La rimessa dallo stallo: non agire e quota di sicurezza.

Si può provare che un aereo stabile si rimette dallo stallo da solo rilasciando i comandi, seppur con una perdita di quota maggiore di quanto avviene eseguendo la rimessa, al termine di una serie di “delfinamenti” di ampiezza decrescente. Con tanta quota a disposizione è meglio non fare nulla piuttosto che agire sui comandi in maniera disfunzionale. Un possibile parallelo è con la possibile soluzione autodeterminata dal coachee di “non agire”, per esempio sfruttando qualche consapevolezza acquisita per adattarsi ad una situazione piuttosto che impegnarsi in cambiamenti non sufficientemente realizzabili o soddisfacenti. In casi come questo, l’aiuto del dialogo di coaching potrebbe comprendere la verifica della quota disponibile, metafora che troverà adeguato significato nella specifica situazione.

La rimessa dallo stallo è sempre possibile?

In caso di (rarissimo) cedimento strutturale, un aereo eviterebbe di schiantarsi solo se dotato di paracadute balistico. Analogamente un potenziale coachee che risultasse non avere più accesso alle proprie risorse a causa di disturbi pesantemente condizionanti, avrà piuttosto bisogno di cure; dovrà quindi essere indirizzato verso altre professionalità quali la psicoterapia o la psichiatria.

Prevenzione dello stallo e stallo del Coach.

Nelle scuole di volo lo stallo si insegna principalmente per imparare a prevenirlo. In assenza di quota minima infatti non esiste la possibilità di recupero. Per fare questo si sfruttano i segni premonitori: il cosiddetto “buffetting”, una vibrazione che si propaga nella struttura a partire dal dorso dell’ala, dovuta all’aumento della turbolenza pre-stallo. Altri segnali sono la bassa velocità, il muso alto, gli alettoni più morbidi e meno efficaci del normale in virata. L’intervento efficace è abbassare un poco il muso ed aumentare la potenza.

Le simulazioni in aula ed al di fuori hanno consentito di iniziare a sperimentare la messa in pratica del metodo e le difficoltà che si possono presentare in sessione. Occorre infatti che il coach mantenga la corretta centratura basata sulla positiva attribuzione di valore a sé stesso (io sono OK) ed al coachee (tu sei OK), e che realizzi con quest’ultimo la funzionale relazione facilitante basata sulle 4A (accoglienza, ascolto, alleanza, autenticità) e sulla corretta geometria: relazione simmetrica, ruoli complementari, contenuti asimmetrici. In questo modo sarà possibile per il coach accogliere i contenuti del coachee senza giudizio o indicazione di soluzioni, nel rispetto della responsabilità del coachee relativamente ad obiettivi ed azioni.

L’ipotesi ora da verificare è quella dello stallo del coach, o della sessione, che si manifesta come mancanza di evoluzione verso l’obiettivo della sessione stessa. Le cause saranno nella mancanza di uno o più degli elementi fondamentali indicati sopra, dovuta per esempio a modi di pensare preesistenti alla formazione come coach, a insufficiente auto-consapevolezza delle risonanze causate dai contenuti della sessione stessa o a tensione alla soluzione diretta del problema, a scapito dell’ascolto.
Può essere utile per ciascun coach chiedersi quali “buffetting” si possono individuare per riconoscere l’incipiente perdita di centratura che ostacolerà il mantenere il coachee come protagonista con i suoi temi, i suoi obiettivi e le sue soluzioni. Senza voler proporre una casistica esaustiva, anche per la soggettività del tema, possiamo immaginare come “buffetting”, oltre al riconoscimento diretto dei fenomeni sopra elencati, anche l’insorgere di ansia sull’andamento della sessione, l’impazienza, il complicarsi delle domande, la non comprensione delle domande del coachee, il coach pensa insistentemente alle domande successive, il coachee risponde diversamente dall’aspettativa, …

Anche in questo caso si vede l’importanza della consapevolezza da parte del coach e della necessità di accettare anche aspetti non voluti per poterli gestire. Da qui l’utilità dei tempi di riflessione fuori sessione, della compilazione delle relative schede, dei feedback in aula o tra corsisti, così come lo saranno l’esperienza e la formazione successiva.

Pianificazione di un volo come esempio di S.M.A.R.T.E.R.

Affrontando il tema dei piani d’azione, abbiamo visto che occorre definire gli obiettivi e i conseguenti piani secondo una logica sintetizzata dall’acronimo S.M.A.R.T.E.R.

Anche nel volo la pianificazione è un elemento determinante per l’efficacia del volo stesso (raggiungimento della meta) e per la sicurezza. Nella quasi totalità della catena degli eventi che determinano un incidente aereo l’errore umano ha un ruolo fondamentale, quindi è necessario impegnarsi a prevedere e gestire tutto il possibile e rivalutare periodicamente lo stato degli elementi non direttamente gestibili, il più importante dei quali è l’evoluzione della situazione meteo. Analogamente Il coachee agisce in un ambiente sul quale può agire solo relativamente ad alcuni aspetti. Per esempio, non sono direttamente controllabili dal singolo le scelte politiche dello stato in cui vive o le politiche aziendali dell’impresa in cui lavora. Sono invece controllabili direttamente le attività lavorative su cui ha autonomia decisionale, la scelta se cambiare il proprio ambiente, ecc…

Declinando quindi secondo la logica S.M.A.R.T.E.R., il volo pianificato sarà:
Specifico = località, aviosuperficie, campo di volo di arrivo
Misurabile = distanze dei waypoint intermedi e totale, tra i punti intermedi si scelgono di solito campi di volo dei quali è necessario sapere tutto il necessario per un eventuale atterraggio
Attuabile = accessibilità del campo di arrivo; dimensione pista, tempi e distanze compatibili con le prestazioni del mezzo, influenza di venti contrari, situazione meteo (no nebbia, nuvole basse, temporali), disponibilità carburante, preparazione del pilota
Rilevante = voluto dal pilota, elemento scontato nel volo per hobby
Tempificato = tempo totale e sui waypoint intermedi, per misurare durante il volo la fattibilità del volo stesso e verificare l’influenza di eventuali venti contrari rispetto al previsto
Ecologico = compatibile con le regole e le eventuali autorizzazioni necessarie (spazi aerei, aeroporti controllati) e con le condizioni meteorologiche
Registrabile = tracciabile su cartina, programmabile su GPS, con tutti i dati necessari al raggiungimento in sicurezza della destinazione (altezze, ostacoli, frequenze dimensioni e orientamento alternati).

Conclusione:
Nel rielaborare alcuni argomenti del corso, mediante un parallelo insolito, sono stati toccati temi che trovo di interesse generale, quindi anche per il coach durante la sessione ed il coachee durante il percorso di coaching. Lo stallo si può verificare, come la crisi di autogoverno, gli errori e le situazioni non volute; talvolta se ne può uscire in modo diverso da come inizialmente si sarebbe pensato, altre volte si può agire di prevenzione individuando segnali premonitori, ma qualsiasi gestione richiede l’accettazione della situazione per conoscerla completamente ed accedere a tutte le risorse possibili, da impiegare ove possono incidere, per metterci in rotta verso il futuro desiderato.

 

Paolo Grande
Production Planning Manager
Bologna
paolo.g69@libero.it

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