Categoria: Ethos Anthropoi Daimon – Il carattere di un uomo è il suo destino

Categoria: Ethos Anthropoi Daimon – Il carattere di un uomo è il suo destino

Ethos-Anthropoi-Daimon

Ethos Anthropoi Daimon – Il carattere di un uomo è il suo destino

Eraclito 535 a.C. Efeso
475 a.C.

Socrate 469 a.C. Atene
399 a.C. Atene

Platone 428 a.C. Atene
348 a.C. Atene

L’ idea di un dialogo ipotetico tra Eraclito e Socrate è nata un giorno per caso quando ancora il coaching non faceva parte della mia vita. Conosciuto come un pre-socratico ho sempre pensato che Eraclito meritasse di essere riabilitato per meriti al di sopra di quelli normalmente attribuiti. A fronte del suo pensiero ispiratore definirei, anzi, Socrate un post-eracliteo piuttosto che il contrario.
Eraclito cita per primo il concetto di Ethos Anthropoi Daimon, il carattere crea il destino, il tuo demone è il tuo destino ecc.… Qualche anno più avanti Platone, nel libro X de La Republica, citerà il mito di Er rendendo chiaro quanto affermato dal filosofo detto “l’Oscuro” e il successivo concetto di “maieutica” proprio del pensiero socratico.
Mito di Er, immaginando un fantasioso dialogo tra Apollo ed Eraclito e da lui stesso raccontato ad un discepolo che ne avrebbe trasmesso la memoria ad altri fino ad arrivare a Platone che lo rese immortale :

“….. Migliaia di anni prima quasi nello stesso punto ricordava perfettamente lo stupore di trovare il grande Apollo in preda ai fumi dell’alcol dopo essere stato rifiutato e aver condannato a vita la bella Dafne. Era un dio chiacchierone e per spiegare che il destino della ragazza era stato già segnato dal suo comportamento aveva raccontato tutto quello che poi, stupidamente, aveva affidato come confidenza ad un suo discepolo che in seguito l’aveva rivelato a Platone e che aveva usato per scrivere il suo libro più riuscito.

– Vedi Eraclito – aveva iniziato il dio sole – la ragazza pensa di aver creato il suo destino respingendomi ma ha determinato la sua sfortuna. Tutti noi nasciamo con un destino e delle potenzialità che ci possono rendere felici e guidare verso la serenità ma troppo spesso scegliamo di non ascoltarci fuorviati da cultura, educazione e previlegi che il mondo ci offre.

Non riusciva a capire le parole di Apollo e lui aveva finalmente rivelato uno dei segreti più custoditi : il senso della vita.

– Vedi caro il mio filosofo nell’aldilà le anime si raccolgono dopo aver lasciato il loro corpo terreno. In questo luogo, al cospetto delle Moire, scelgono il loro destino e, adottandolo come un modello che influenzerà la loro vita futura, si avviano alla discesa verso la terra, sulla quale avranno la possibilità e il dovere di adempierlo.

Dopo un sorteggio che stabilisce l’ordine in cui ognuna potrà scegliere, ciascun’anima si trova di fronte ai molti modelli che potrà “indossare”: vite di uomini o di animali, vite più o meno difficili, fortunate o sfortunate, da tiranni o da servi, da persone importanti o di umili origini.

E quando tutte le anime hanno scelto la propria vita, si presentano a Lachesi (che significa destino) secondo l’ordine del sorteggio; a ciascuna lei assegna come custode della sua vita e come esecutore della sua scelta un daimon.

A questo punto il daimon guida l’anima da un’altra Moira, Cloto (la filatrice), che conferma il suo destino, e poi, dall’ultima di queste divinità, Atropo (che significa inevitabile) che lo rende ineluttabile.

Non resta che l’ultimo passaggio: prima di scendere nel mondo le anime sostano nella pianura del fiume Lete e sono obbligate a berne l’acqua. L’acqua del Lete è in grado di far dimenticare; e quelle di loro che non riescono a trattenersi, quelle che non possiedono abbastanza discernimento, ne bevono molta. Saranno quelle che meno ricorderanno la loro scelta.

Il daimon, tuttavia, non beve e, quando insieme vengono lasciati cadere sulla terra per affrontare l’esperienza del nascere, rimane consapevole del destino a cui è rimasto come incatenato.

Tanto più l’uomo sceglierà per il destino tanto più il suo daimon sarà placato e percepirà un senso di serenità , tanto più l’uomo si allontanerà dalla sua natura il daimon urlerà per riportarlo sulla strada tanto da fargli provare un senso di disagio e tristezza profonda.

– Dunque, grande Apollo – si era trovato a chiedere Eraclito completamente sconvolto dalla rivelazione – ogni uomo può essere guidato nel perseguire la propria realizzazione e felicità? A sviluppare le proprie potenzialità? ….”

Mortalmente deluso di aver avuto la più grande intuizione, ma di averne avuto poco riscontro, Eraclito incontra anni dopo Socrate ad Atene e qui scoprirà quanto invece è stato fondamentale nello sviluppo nella coscienza che avrebbe portato alla concezione del coaching

– Almeno tu Socrate te lo sei tenuto per te e hai guidato i tuoi discepoli verso una comprensione di se stessi attraverso il tuo “so di non sapere” mentre Platone l’ha reso talmente ovvio da farlo sembrare un misero mito da dimenticare. Metti la verità sotto gli occhi di tutti e questa assumerà il fascino del nulla.

– Ora non essere critico Eraclito , guarda che anche se pochi si ricordano di te, sei stato fondamentale in tutto questo.

Hanno perso il concetto di daimon, di ascolto di se stessi

– Si ma i daimon sono rimasti e in alcuni individui sono stati istruiti per forzare la loro percezione, gli uomini non sono lasciati soli e alcuni di essi sono stati fondamentali nel progetto degli dei di provare a donare nuovamente loro la capacità di evolversi a fronte delle proprie potenzialità. Daimon talmente potenti da non permettere al proprio umano di non percepire il destino che aveva scelto. La dimostrazione, per esempio, è in ciò che oggi molti umani stanno scoprendo.

– Cioè?

Ricordi Gallwey?

– Oh, ancora quell’assurdo progetto… Nemmeno mi sono curato di sapere come è finito…

– Male, cioè… Bene…Lui è stato il primo con cui si è tentato, nel secolo scorso, di fare in modo che il suo daimon lo guidasse verso il destino che si era scelto. I tempi erano maturi per la comprensione di una diversa via. In una sessione di allenamento tennistico improvvisamente il suo destino si è rivelato. Allenando il suo allievo al di sotto delle proprie potenzialità in un giorno in cui non si sentiva molto bene ha notato invece che il suo allievo sfruttava al massimo le proprie più di quando veniva continuamente incalzato a farlo. E da li improvvisamente la realizzazione che il nemico più grande che possiamo affrontare siamo noi stessi. Ha studiato, si è evoluto ed ha scritto un libro fondamentale per quello che sarebbe diventato poi il coaching. Ad oggi Gallwey è unanimamente considerato l’inventore del coaching moderno. In seguito insieme a Whitmore, un altro illuminato, ha tracciato il percorso che ha permesso agli uomini di arrivare sino a qui.

– Coaching? E che sarebbe questa novità così anglosassone?

– Hai ragione, è barbaramente fastidiosa e trovo incredibile anch’io che la lingua più diffusa al mondo non sia il greco, però han dimostrato di non essere particolarmente profondi questi uomini nel corso degli anni… Coach: allenatore o, per me che sono all’antica, carrozza cioè qualcosa che ti trasporta e nella sostanza il compito di base è proprio questo, il coaching è un metodo che sviluppa le potenzialità di ogni singolo individuo per il raggiungimento dei propri obiettivi. Il coachee che si rivolge ad un coach viene supportato, aiutato, accompagnato attraverso una relazione facilitante e l’individuazione dei propri punti di forza mediante l’utilizzo di domande efficaci a trovare dentro di se le potenzialità e gli stimoli necessari. Viene accompagnato a trovare dentro di se il suo obiettivo e a formulare un piano di azione per realizzarlo.

– E l’hanno scoperto dopo 2000 anni? Sorprendenti… Ma questo però è il compito di un maestro quello di guidare…

– No Eraclito, attento, il coach non dà consigli, non suggerisce, non indirizza. L’attore principale è il coachee, l’obiettivo è il coachee. Infatti, per far capire bene questo concetto loro parlano di geometria del coaching. La relazione deve essere simmetrica poiché coach e coachee sono posti sullo stesso piano e non in posizioni dominanti dell’uno o dell’altro, l’interazione deve essere complementare poiché ognuno dei due attori della relazione ha un compito ben preciso infine il contenuto deve essere necessariamente asimmetrico poiché si parla solo del coachee, e il tutto racchiuso da un cerchio immaginario che delimita il livello di relazione che, come esprime la psicologia transazionale, deve basarsi su quattro fattori:

io sono ok = tu sei ok
io sono ok = tu non sei ok
tu sei ok = Io non sono ok
tu non sei ok = io non sono ok

L’incontro di coaching può essere dunque funzionale solo se io sono ok e tu sei ok. Harris, a cui è stato affidato un altro dei daimon più potenti ha formulato, attraverso lo sviluppo dell’analisi transazionale, le tipologie dell’io su cui si fondano le relazioni. L’io Adulto, ponderato ed equilibrato, l’io Bambino, impetuoso e orientato all’immediata risoluzione dei problemi ed infine l’io genitore cioè l’aspetto più normativo, castrante e giudicante. Va da se quindi che una perfetta relazione di coaching si fonda sulla valorizzazione per entrambi dell’io adulto.

Eraclito inizia a comprendere e da sottile pensatore qual è inizia a sondare il metodo:

– E come fanno a capire come muoversi entro questa relazione?

Socrate amava la capacità analitica di quello che, anche se mai lo avrebbe ammesso, considerava di diritto il suo maestro:

– Per iniziare applicando il concetto delle quattro A:

Accoglienza
Ascolto
Alleanza
Autenticità

Il tutto finalizzato al raggiungimento di un’altra evoluzione degli uomini che loro chiamano C.A.R.E.
Eraclito rimase a guardare Socrate riflettere su quello che aveva appena detto.

– Ma ti rendi conto di cosa siamo riusciti a fare? Abbiamo contribuito a trasformare i daimon in uomini… Non si può sovvertire l’ordine delle cose… Il daimon guidava l’essere umano nel trovare il suo destino e noi abbiamo istruito degli umani a farlo al loro posto.

– Assolutamente no. I daimon sono la parte più profonda di ogni essere umano ma l’uomo moderno ha perso la capacità di ascoltarsi, per questo abbiamo lavorato nell’ombra affinchè daimon molto potenti facessero emergere in chi ne aveva scelto il percorso la necessità di diventare coach. Daimon che aiutano altri daimon su un piano più elevato capisci?Ascolta grande Eraclito : il coach inizia con una seduta esplorativa che permette di creare una relazione facilitante in cui il coach mette in campo le doti di accoglienza e ascolto, viene sondato il presente percepito e il futuro desiderato poi attraverso una sorta di mappa si procede con domande a spirale che aiutano il coachee a identificare dentro di se le risorse necessarie per tendere al risultato. Si esplorano le potenzialità, si identificano gli obiettivi …

Eraclito era basito, le coincidenze e i rimandi a tutto ciò che aveva posto in essere erano tutti presenti.

– In che modo si identificano gli obiettivi e si comprende se siano davvero quelli che i coachee vogliono ?

– Viene utilizzato il metodo S.M.A.R.T.E.R.

– Spiega…

Un obiettivo deve essere compreso a fondo affinchè ci si possa dedicare attivamente con tutte le forze.
Un obiettivo deve essere
Specifico : bisogna declinare l’obiettivo nel modo più definito, chiaro e concreto possibile sondando ogni suo aspetto e accompagnando il coachee a non lasciare nulla o quasi di inesplorato;
Misurabile : l’obiettivo deve essere misurabile, avere la possibilità di essere monitorato attraverso la presenza di elementi di concretezza che possano essere messi in campo su cui lavorare;
Attuabile : va da se che un obiettivo deve essere realistico e raggiungibile
Rilevante : l’obiettivo deve essere importante , stimolante , funzionale insomma devi sentire una spinta fortissima per la sua realizzazione;
Temporale : ovviamente bisogna individuare un tempo congruo per metterlo in pratica e renderlo tangibile nella sua realizzazione;
Ecologico : deve essere coerente con l’ambiente e con i propri valori personali
Registrato : e come ben sai, amante della scrittura, affinchè produca consapevolezza deve essere registrato, scritto, un patto con se stessi insomma….

– No, no, no non può funzionare… Un obiettivo seppur chiaro è fallace di essere manipolato e si rischia di perdersi per strada… Sono troppo limitati per poterlo perseguire…

– Ti sbagli Eraclito, proprio qui il coach gioca un altro ruolo fondamentale, nella strutturazione di un piano di azione.
Una volta che l’obiettivo è per così dire “smarterizzato” il coach segue il coachee nella formulazione di un piano di azione che deve evidenziare tutto quanto emerso poc’anzi.
Obiettivo ben chiaro, tempistica di realizzazione, evidenza delle aree di incidenza individuando dove si può lavorare per realizzare quello che si desidera, indicatori di riuscita che rappresentano elementi tangibili a supporto della realizzazione e infine gli step reali del piano di azione con un’attenta analisi degli ostacoli e dei facilitatori per avere sotto controllo il percorso intrapreso. Fondamentale il monitoraggio da concordare con il coachee per determinare a che punto si è arrivati e per determinare se nel frattempo il coachee ha sempre chiaro dove vuole arrivare o se necessita di rimodulare l’obiettivo.

E così, con la comprensione del metodo finisce questo dialogo fantastico tra due pensatori di eccellenza nel pensiero filosofico. L’uno, l’oscuro, il grande intuitore di una realtà che vede tutto ciò che conta già dentro di noi e, l’altro, con l’utilizzo della maieutica essere inconsapevolmente il primo coach della storia.

 

Vittorio Zanni
Coach
Cell: 335.7706863
vittoriozanni.coach@libero.it

1 Comment
  • Alessandro Campanile

    27 Ottobre 2020at3:15 Rispondi

    Top.
    Grazie

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